In serie A ha vissuto stagioni importanti con le maglie di Roma, Inter, Juventus e Fiorentina. Dalla scorsa estate l’ex centrocampista è sulla panchina del Pietrasanta, squadra dell’Eccellenza toscana.

Cristiano Zanetti

Cristiano Zanetti

Classe 77’, regista carismatico dotato di ottima tecnica (e di un lancio col contagiri) in grado di interrompere le trame avversarie e impostare la manovra, Cristiano Zanetti cresce nel settore giovanile della Fiorentina e, in maglia viola, fa il suo esordio in serie A nel maggio del 1995. Va a farsi le ossa in B a Venezia e Reggio Emilia e attira l’interesse dell’Inter, la quale lo acquista e lo gira in prestito al Cagliari. Con i sardi allenati da Giampiero Ventura colleziona 18 presenze nella massima serie nella stagione 98/99, poi passa alla Roma di Capello: vive due stagioni da protagonista nella capitale e nel 2001 conquista lo scudetto.

Cristiano è nel giro della Nazionale (colleziona 17 presenze e una rete in azzurro e partecipa al Mondiale 2002 e all’Europeo 2004), in estate ritorna all’Inter e disputa cinque campionati con la maglia nerazzurra, i primi due (con Cuper in panchina) da titolare, poi, a causa di infortuni e concorrenza nel reparto, trova un po’ meno spazio nella squadra di Mancini. Nel 2006 si trasferisce a parametro zero alla Juventus, in serie B: leader del centrocampo bianconero, contribuisce alla vittoria del campionato e all’immediato ritorno nella massima serie.

Nella stagione successiva parte inizialmente in panchina, poi scala le gerarchie del centrocampo juventino e conquista la maglia da titolare; il campionato 2008/2009 è caratterizzato da infortuni muscolari che ne limitano la presenza in campo, ma non gli impediscono di garantire un buon rendimento quando è chiamato in causa. Nell’estate 2009 torna alla Fiorentina, disputa una stagione e mezza in maglia viola e a gennaio 2011 passa al Brescia, squadra in cui conclude la carriera da calciatore. Una volta appese le scarpette al chiodo, inizia il percorso da allenatore nel settore giovanile, prima alla guida dei Giovanissimi Nazionali del Pisa, la stagione successiva (2014/2015) come tecnico dei Giovanissimi del Prato. Dalla scorsa estate allena il Pietrasanta, capolista del girone A dell’Eccellenza toscana.

Allora mister, perché ha detto “sì” alla proposta del Pietrasanta? Quali sono gli elementi che hanno influito positivamente sulla sua scelta?

“Dopo due anni nel settore giovanile si è presentata questa proposta per me molto interessante. Il fatto di restare vicino a casa e potermi permettere di “sbagliare” (cosa che nei professionisti non è concessa) hanno influito, per me questa è una “palestra” per capire il ruolo di allenatore, mestiere per nulla semplice”.

La sua carriera da allenatore è iniziata nel settore giovanile, prima alla guida dei Giovanissimi del Pisa e poi del Prato: che esperienze sono state?

“Esperienze molto importanti, il settore giovanile è una palestra non solo per i ragazzi, aiuta anche a formarsi come allenatore. La mia è stata una scelta, voglio crescere per gradi, faccio tesoro degli errori che commetto, sto maturando”.

A proposito di settore giovanile, a breve (14 marzo) prenderà il via il Torneo di Viareggio: cosa pensa di questa competizione? E quali sono i suoi ricordi legati al Viareggio?

“Ricordi bellissimi, ho partecipato da giocatore a tre edizioni del Viareggio con la Primavera della Fiorentina e un anno sono stato premiato anche come miglior giocatore. Siamo arrivati in finale per due anni di fila (contro la Juve nel 1994 e contro il Torino nel 1995), ma non sono mai riuscito a vincerlo, ottenendo due secondi posti. Sono state esperienze incredibili, stiamo parlando del torneo giovanile più importante in Italia.”

E’ vero che all’inizio faceva il trequartista?

“Sì, poi per esigenze di modulo mi sono adattato a fare il centrocampista centrale, quello che poi è diventato il mio ruolo definitivo e che ha esaltato le mie qualità”

Il momento più emozionante della carriera da calciatore.

“Sicuramente la partecipazione al Mondiale in Corea. Anche se non è andata benissimo credo che disputare un campionato Mondiale sia il sogno di ogni giocatore. Anche l’esordio in serie A a 18 anni con la maglia della Fiorentina (contro il Foggia, stagione 1994/1995) fu una grande emozione. Poi lo scudetto con la Roma…ed anche le sconfitte, sono tutte situazioni ed esperienze che mi hanno segnato e aiutato a crescere non solo come calciatore, ma anche come uomo”.

L’assist più bello.

“Ho fornito diversi assist, difficile giudicare. Direi i due lanci per Del Piero all’Olimpico (Lazio-Juventus: 2-3, stagione 2007/2008), sono stati bei gesti tecnici. Ma anche l’assist a Jovetic in Champions con la Fiorentina (Fiorentina-Liverpool: 2-0, fase a gironi Champions League 2009/2010)”.

L’allenatore a cui è più legato.

“Sono legato a tutti gli allenatori che ho avuto. Non ho più contatti con nessuno, ma conservo un ottimo ricordo. Ho discusso con tanti mister, ma ho apprezzato il lavoro di ognuno (anche di quelli di cui non condividevo idee e scelte) e tutti mi hanno insegnato qualcosa”.

Che tipo di allenatore è Cristiano Zanetti?


“Ancora non sono un allenatore, sto cercando di imparare. Quest’anno ho sbagliato tanto e me ne sono reso conto, farò tesoro dei miei errori. Spero di salire di categoria e di trovarmi in un ambiente ambizioso, come qui a Pietrasanta”.

Conta più il modulo o gli interpreti?

“Sicuramente gli interpreti. L’allenatore adotta un modulo in base agli elementi che ha a disposizione. Io non ho problemi a cambiare modulo, l’importante è far rendere al massimo delle loro potenzialità i giocatori”.

L’avversario che le ha dato più filo da torcere e il compagno di squadra che più l’ha impressionata.

“Ho giocato con alcuni dei giocatori più forti al mondo…Ronaldo, Del Piero, Totti, Djorkaeff…Diciamo che “il Fenomeno” aveva qualcosa in più degli altri. Come avversario sicuramente Zidane, quando giocavo contro la Juve il francese mi metteva parecchio in difficoltà. Anche con Kakà era dura, ma diciamo che ogni domenica incontravo avversari validi, spesso mi toccava marcare il trequartista, uno dei perni della squadra.”

Ha rimpianti?

“No, penso di aver sempre dato sempre il massimo in ogni occasione.”

Ha altre passioni e interessi oltre al calcio? Quali sono le attività a cui si dedica nel tempo libero?

“Provo a tenermi in forma, gioco a tennis e a calcetto e mi piace sciare”.

In carriera ha giocato con tanti campioni: se dovesse allestire un dream team, quale sarebbe l’11 ideale di Cristiano Zanetti?

“Buffon tra i pali, Cafu e Candela terzini, Aldair e Cannavaro centrali; a metà campo Pirlo, Seedorf, Emerson, trequartista Zidane (che però non è stato un mio compagno di squadra) o Totti, davanti Ronaldo e Vieri, ma difficile escludere gente come Del Piero, Batistuta, Ibrahimovic (incontrato solo da avversario), Trezeguet…diciamo che c’è l’imbarazzo della scelta”.

Alessandro Marone