Storia di un allenatore spagnolo che non le manda di certo a dire e che ha interrotto un record del Barcellona che durava da cinque anni!
Qual’è la squadra che la scorsa stagione ha avuto più possesso palla? La risposta è semplice: il Barcellona, con il 69,13% di media. La squadra catalana è anche quella che ha avuto sempre più possesso palla degli avversari durante la bellezza di quasi cinque anni e mezzo, equivalenti a 317 gare ufficiali, nel periodo che va dalla primavera del 2008 (la sconfitta del 7 Maggio di quell’anno per 4-1 al “Bernabéu” contro il Real Madrid, tempi pre-Guardiola, fu l’ultima volta prima di dare il via alla striscia) all’autunno del 2013. Il record si interruppe lo scorso 21 Settembre, quando il Rayo Vallecano perse per 4-0 contro la squadra del Tata Martino, ma superò i campioni di Spagna nel possesso palla per 51% a 49%.
Una sorpresa, ma fino ad un certo punto. Infatti, se il Barcellona è stata la squadra con più possesso palla della passata annata ed il Bayern Monaco la seconda, al terzo posto si piazza col 58,13% di media proprio il Rayo Vallecano allenato da Paco Jémez.
La prima volta che sentii parlare di lui fu nella primavera del 2000. Leggendo i convocati di José Antonio Camacho per gli Europei di Belgio & Olanda, tra i difensori c’erano Fernando Hierro, Iván Helguera, Sergi Banjuán, Salgado, Abelardo, Juan Velasco, Aranzabal e Paco Jémez. Conoscevo più o meno tutti, appassionato com’ero della Furia Roja, ma Paco Jémez mi era nuovo. E non mi avrebbe detto granché per molti anni in futuro.
Francisco Jémez Martín è nato a Las Palmas de Gran Canaria il 18 Aprile del 1970. Cresciuto come calciatore nel Córdoba, città andalusa dove la sua famiglia si era trasferita a causa del lavoro del papà, cantante di flamenco, giocò per Real Murcia, Rayo Vallecano (in due tappe distinte), Deportivo La Coruña, Real Zaragoza (club nel quale militava durante l’Euro 2000) e Lugo. Difensore centrale rude, era noto in Spagna per la sua irruenza e per le “carezze” che dedicava agli attaccanti avversari. Caratteristica che ne fece un pallino di Camacho, che lo convocò per ben 21 volte in Nazionale.
Appese le scarpette al chiodo nel 2006, già nel 2007 allenava: Alcalá, Córdoba, Cartagena nelle divisioni inferiori, Las Palmas e Córdoba in Segunda División, quindi nel 2012 l’opportunità in Liga con il Rayo Vallecano. Con il club più modesto di Madrid fa Storia: 53 punti, 8º posto e qualificazione europea sfuggita solo perché il club, in crisi economica da anni, non compie rientra nei requisiti del FFP (Financial Fair Play) voluto dalla FIFA. Il tutto con un bilancio da 7,5 milioni di Euro, il più basso della Liga, dove il Madrid primeggia con 517 milioni ed il Barcellona segue con 470.
Ma Paco Jémez è un personaggio peculiare molto più in là dei risultati che raccoglie. È un pozzo senza fondo di aneddoti e di frasi a effetto, una manna per i giornalisti, che dalle sue interviste ricavano oro senza il minimo sforzo. La sua squadra oggi è penultima in Liga, con la peggior difesa del torneo, 45 gol incassati in 19 gare, ma quasi sempre più possesso palla degli avversari. Tanti i complimenti dopo ogni gara, nonostante le frequenti sconfitte. Complimenti che a lui sembrano non piacere.
Lo scorso 6 Gennaio, dopo aver perso 5-2 in casa contro il Villarreal, dichiarò testualmente: «Dicen que hemos tenido el 74% de posesión y la posesión no vale ni para tomar por culo, si cada vez que llegan nos matan» (Dicono che abbiamo tenuto il 74% del possesso palla ma a me sembra una presa in giro se ogni volta che arrivano in area ci massacrano). Ad inizio Ottobre, invece, di fronte ad atteggiamenti poco graditi dei suoi calciatori, disse «Ci son giocatori che ti forzano a dimostrare chi ce l’ha più grande e qui chi ce l’ha più grande sono io». Insomma, onestà e concretezza negli atteggiamenti, ma poi bel gioco sul campo, frutto dei suoi trascorsi da difensore vecchio stampo applicati alla mentalità spagnola moderna.
Gli piacciono le grandi sfide, far miracoli con squadre senza mezzi, sicuramente fa sua la massima di Jurgen Klopp, secondo cui non si lavora per allenare la squadra più forte, ma per batterla. Il suo Rayo, senza soldi, senza dirigenti, con pochi calciatori proverà nel girone di ritorno a risalire la china per non scendere in Serie B. Una discesa che sicuramente non coinvolgerà Paco Jémez, che una panchina di livello la troverà comunque.
Mario Cipriano
