Tanti i calciatori esclusi da Scolari, in alcuni casi talenti di qualità superiore a quelli che han perso ai Mondiali finiti ieri. Avrebbero potuto far meglio?
C’è una intera nazionale brasiliana che in queste settimane ha visto i Mondiali alla tv. Luíz Felipe Scolari ha preferito altra gente, uomini più adatti al suo schema fatto di molto fisico e poca fantasia: ha perso clamorosamente e poche ore fa ha rassegnato le dimissioni, ma intanto la grande chance del Mondiale in casa è passata tra delusione e record negativi. E, così, mentre la Seleçao affondava, tanti ragazzi di qualità erano in vacanza, probabilmente a mangiarsi le mani vedendo gli errori difensivi di David Luíz e Marcelo, la lentezza di Luíz Gustavo e Fred, la mancanza di idee di Paulinho e Fernandinho o quella di creatività di Willian, Hulk e Bernard. Non han potuto dare il loro contributo nonostante una stagione brillante coi rispettivi club o nonostante doti tecniche indiscusse.
È stato EuroSport.com, con un articolo ripreso anche da Yahoo UK, a stilare la formazione del Brasile degli esclusi, un 11 composto da calciatori meno robusti ma più tecnici, con un metronomo che faccia girar la palla e trequartisti imprevedibili ma addomesticati da fruttifere esperienze in Europa. Anche con qualche forzatura, a dir la verità, e addirittura qualche colpevole assenza.
Nel report pubblicato lo scorso Sabato dopo la finalina del Mondiale, EuroSport ha, dunque, proposto una “Canarinha” con in porta il numero 1 del Valencia Diego Alves; difesa a quattro con da destra a sinistra Rafinha, Marquinhos, Miranda e Filipe Luís; coppia di centrocampo con Sandro a far da scudiero al regista del Liverpool Lucas Leiva; Alexandre Pato centravanti, supportato da Lucas Moura, Roberto Firmino e Philippe Coutinho.
Diego Alves è esploso in Spagna e l’esser poco conosciuto in patria sicuramente non lo ha aiutato, ma si tratta di un portiere brillante ed esplosivo, specialista para-rigori, che a Valencia sta facendo molto bene. Rafinha non ha buona fama in Italia a causa della sua deludente esperienza al Genoa, ma il Bayern Monaco lo ha ripescato per la Bundesliga e Guardiola lo ha rilanciato facendone il “suo Dani Alves” in baviera, titolare sulla fascia destra del club campione del mondo. Miranda è stato uno dei protagonisti della grande stagione dell’Atlético di Simeone, con cui si è imposto come un centrale sicuro e di personalità, tanto da esser stato contattato dalla federazione spagnola per giocare i Mondiali con la “Roja”; alla fine ha scelto il Brasile ma Scolari lo ha escluso all’ultimo momento. Marquinhos è l’enfant prodige pescato dalla Roma due anni fa, rivenduto al PSG per 30 milioni l’estate scorsa e che ora è nel mirino del Barcellona. Filipe Luís – passaporto italiano – è un altro degli eroi dell’Atlético Madrid campione di Spagna; tecnico, veloce, attento in difesa, nelle prossime ore dovrebbe passare al Chelsea, che pagherà la sua clausola rescissori
In realtà un bomber di primo piano Felipão ce lo aveva, ma non lo ha apprezzato, spingendolo a scegliere di giocare con altri colori: Diego Costa ha fatto male con la Spagna, però è indubbio che ad oggi sia il miglior attaccante brasiliano in circolazione. Vedendo le prestazioni di Fred e Jô, vien da chiedersi se non fosse stato meglio per lo meno Leandro Damião, ventiquattrenne appena passato al Santos, capocannoniere delle Olimpiadi del 2012.
Inoltre, non sarebbe stato forse il caso di puntare su calciatori magari un po’ appassiti ma dotati di esperienza e mezzi tecnici potenzialmente superiori a quelli di Willian o Bernard? Ronaldinho e Kaká, pur partendo dalla panchina, avrebbero potuto dare un contributo importante per tenere su il gruppo nei momenti di difficoltà (i calciatori brasiliani – con in testa il capitano Thiago Silva – che piangevano ad ogni occasione sono stati una delle immagini più patetiche di questo Mondiale) e magari risolvere qualche problema anche in campo, apportando quella dose di qualità individuale che ragazzi come Hulk e Oscar non han saputo dare. Altri esclusi che EuroSport e Yahoo non citano sono Dedé, Dória, Alex Sandro, Danilo, Juan Jesús, Ganso, Douglas Costa e Rafinha Alcántara, nomi che magari non avrebbero fatto la differenza, ma che testimoniano che forse il problema non è tanto – o non è solo – che in Brasile non nascono più i calciatori di talento.
Ora il Brasile deve ripartire e riprogrammare. Scegliere un nuovo CT (ricevuto il “no” di Mourinho, si fanno i nomi di Tite e Leonardo), riflettere sugli errori commessi e riscoprire lo spirito insito nella concezione del calcio che hanno i brasiliani, che si basa sul talento, sull’allegria e sul “jogo bonito”.
Mario Cipriano