L’uomo dei record: Piola è ancora oggi il re dei bomber della nostra serie A, il prototipo del centravanti completo. Nel 1938 vinse la Coppa Rimet!

Silvio Piola

Silvio Piola(foto collectortime.it)

Ogni bambino che gioca a calcio ha un suo idolo, un punto di raccordo fra la realtà e il sogno di diventare campione. Il piccolo Silvio, quando giocava negli allievi, ne aveva diversi e ognuno rappresentava uno stimolo per migliorarsi. Voleva un gran bene, poi, al suo primo riferimento pallonaro per eccellenza: zio Peppino, il Cavanna, era il portiere della prima squadra vercellese. Il nostro giovane amico era invece centravanti e segnava gol a valanga nelle giovanili per poi sistemarsi in tribuna e fare un tifo da matti per l’amato parente quando questi difendeva la porta della Pro Vercelli. Purtroppo, zio Peppino incappò in una serie di errori incredibili, vere e proprie papere colossali. Il pubblico lo condannò senza attenuanti e, a ruota, anche la società decise di venderlo al primo offerente: il Cavanna passò quindi al Napoli. Silvio Piola, il nipote, nel suo piccolo aveva sempre cercato di difenderlo e provò una grande amarezza nel vedere zio Peppino osteggiato e messo alla gogna in così poco tempo. I due, in passato, scherzavano sempre e Silvio aveva scommesso che un giorno sarebbe diventato il centravanti della prima squadra e gli avrebbe fatto tanti gol in allenamento: voleva diventare il migliore! Zio Peppino non c’era più e Silvio per un attimo si sentì quasi frenato, ma solo per un attimo… Anzi, ora aveva uno stimolo in più: voleva dimostrare a tutti che si erano sbagliati; ci avrebbe pensato lui  a far vedere di che pasta era fatta la sua famiglia! Silvio Piola voleva diventare il miglior centravanti italiano. Silvio Piola ci riuscì…

Era nato a Robbio il 29 settembre 1913 ed era nato per segnare; la sua crescita fisica e tecnica fu graduale ma costante e irrefrenabile. Con la Pro Vercelli cominciò a fare sul serio a sedici anni per poi imporsi agli occhi di tutti a venti. Con Silvio Piola nasceva il classico centravanti di sfondamento (anche se talvolta era stato schierato da mezzala sinistra) e i numeri furono subito importanti: 51 gol in 127 presenze. Il suo gioco era chiaro, limpido: niente fronzoli, nessuna accademia ma sostanza e praticità. Segnava in tutti i modi; in acrobazia o con tocchi semplici, con coraggio o con formidabili tiri dalla distanza. Migliorò tantissimo il suo tallone d’Achille che era il fisico: inizialmente era talmente smilzo da sembrare un chiodo, ma con allenamenti specifici si fortificò alla grande. E il premio alle qualità e ai tanti sacrifici erano le soddisfazioni che Piola si beccò in quelle stagioni, col suo nome che cresceva per fama e importanza. Fece gol anche al vecchio Cavanna; addirittura tre in una sola volta (Pro Vercelli-Napoli 6-1). Zio Peppino allora dovette pagare a Silvio la scommessa pattuita: 50 lire e un pranzo super!

Nel 1934 il bomber Piola passò alla Lazio per agevolare la Pro Vercelli che viveva un momento economico poco esaltante; la sua cessione fu un atto dovuto alla salvaguardia del club. Silvio segretamente sperava di passare all’Inter (dove giocava il mito di Meazza) ma accasarsi coi romani fu per lui una grande fortuna; le nove stagioni in maglia laziale coincisero con il culmine della sua carriera. A Roma divenne popolarissimo! Le sue doti di goleador si affinarono all’ennesima potenza e fece piangere molte difese avversarie: segnò 148 gol in 237 gare ufficiali, condite da due titoli di capocannoniere del massimo campionato (1936/37 e 1942/43). L’unica reale e paradossale macchia, in mezzo a tanti successi personali, si può racchiudere in una sola parola: scudetto! Già, perché Silvio Piola non riuscì mai a vincere il tricolore, sia con la Pro Vercelli sia con la Lazio: stesso destino, del resto, anche nelle esperienze con Torino (23 presenze e 27 gol), Juventus (26 reti in due stagioni) e Novara (86 gol in 185 gare). Ci andò molto vicino in almeno un paio di circostanze ma la gioia del titolo non arrivò per svariati motivi, come la presenza in quegli anni di quel Grande Torino che stritolava qualsiasi avversario.


Durante il periodo laziale, però, Piola riuscì a fregiarsi del titolo più ambito, quello di campione del mondo! Fu lui, infatti, il cecchino infallibile dell’Italia di Vittorio Pozzo che conquistò la sua seconda Coppa Rimet nel 1938, in Francia. Ad eccezione della semifinale vinta 2-1 col Brasile, Silvio segnò in tutte le gare ad eliminazione diretta. Negli ottavi, il 5 giugno, siglò d’astuzia ai supplementari il 2-1 con l’ostica Norvegia; ai quarti, coi temutissimi padroni di casa della Francia, fu la sua doppietta (52° e 72°) a sancire il 3-1 definitivo. E, infine, nella finalissima dello Stade de Colombes di Parigi, realizzò altri due gol al 16° e all’82° per il 4-2 che schiantò l’Ungheria; per gli azzurri doppietta anche per Colaussi. Fu il trionfo più grande per Silvio Piola, il sigillo di una carriera fantastica. L’undici che scese in campo quel 19 giugno 1938: Olivieri, Foni, Rava, Serantoni, Andreolo, Locatelli, Biavati, capitan Meazza, Piola, Ferrari, Colaussi.

Con la maglia dell’Italia Silvio arrivò a 30 gol in 34 partite disputate ed è il terzo marcatore di sempre della nostra nazionale; meglio di lui soltanto mostri sacri come Riva (35 gol) e Meazza (33). E di record assoluti Piola ne ha davvero tanti. Innanzitutto è il goleador più prolifico della storia di tre dei club in cui ha giocato: Pro Vercelli, Lazio e Novara! In un Pro Vercelli-Fiorentina del 1933 infilò 6 volte la porta dei viola: record di gol in una sola partita! In un Novara-Milan del 1953/54, quando aveva abbondantemente superato i 40 anni, Piola realizzò un altro gol storico togliendosi l’ennesima soddisfazione: divenne l’atleta più anziano ad andare in rete nel nostro campionato. E, in questo minestrone di record, abbiamo volutamente collocare alla fine quello più importante: Silvio Piola detiene ancora oggi il primato di gol in serie A con 274 reti in 537 gare (media 0,51). Nessuno in tanti anni è riuscito mai a batterlo nonostante il gran numero di campioni che ci hanno provato: quelli che più si sono avvicinati sono Nordahl (225 gol) e il duo Meazza-Altafini, entrambi a quota 216.

In merito a questi numeri stratosferici, molti appassionati di oggi ritengono che il calcio di un tempo sia estremamente più facile di quello attuale: ma è proprio così? Forse non era più facile, ma soltanto diverso. Non è il gioco del calcio che è cambiato, ma la mentalità di chi lo gioca e di chi lo fa giocare. Centravanti gagliardi, battaglieri e impavidi come lui non ne sono più cresciuti: questo è un fatto. E quando ne spunta uno, bravissimo e micidiale sottoporta, l’interrogativo è subito questo: riuscirà mai a battere il record dell’inarrivabile Piola?

Lucio Iaccarino

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