Analisi tattica del 4 a 0 dell’ “Olimpico”: alla grande il modulo giallorosso, male il 4-4-2 difensivista dei neroazzurri

Luis Enrique

Luis Enrique - foto dalla rete

Più che il 4 a 0, risultato in sè per sè roboante, quello che fa notizia nella gara tra Roma e Inter andata in scena ieri pomeriggio all’ “Olimpico” è l’evidente sproporzione delle forze in campo. La squadra di Luis Enrique ha letteralmente dominato la partita, mantenedo incessantemente il possesso palla e colpendo alla grande negli ultimi trenta metri grazie ai movimenti di Fabio Borini e il genio di Francesco Totti e Erik Lamela, con quest’ultimo apparso tuttavia meno brillante rispetto alle ultime apparizioni. I giallorossi hanno puntato, come loro solito, a giocare il pallone nella metà campo avversaria, favoriti dallo schieramento dell’Inter che non permetteva ai neroazzurri di sfruttare gli eventuali contropiedi. Il 4-3-3 di Luis Enrique è stato promosso a pieni voti, mentre il 4-4-2 di Claudio Ranieri ampiamente bocciato per il semplice fatto che non si può affrontare una squadra così con quattro centrocampisti centrali – Obi, Cambiasso, Palombo e Zanetti – senza veri esterni offensivi in grado di saltare l’uomo, ripartire in contropiede o quantomeno servire un pallone giocabile agli isolatissimi Gianpaolo Pazzini e Diego Milito.


Se volessimo usare un linguaggio tecnologico, o più semplicemente moderno, potremmo dire che la Roma gioca un calcio 2.0, magnifica evoluzione del “palla lunga e pedalare” che prevede il non buttare mai palla e riprodurre in attacco azioni corali con tagli e sovrapposizioni continue. L’Inter è invece sembrata l’anti-calcio, una di quelle squadra provinciali che scendono in campo col solo obiettivo di non prenderle. Ulteriore spunto per questa tesi è la doppia sostituzione adottata da Ranieri al termine del primo tempo, quando il risultato era già sul 2 a 0: fuori Pazzini e Samuel, dentro Poli e Cordoba, con la squadra che passa al 4-5-1. Modulo forse troppo difensivo quando in realtà non c’era da difendere nulla.

Certo, non sarà una partita, o un semplice articolo, a decidere cosa sia giusto o sbagliato fare per essere competitivi ad alti livelli. Le due squadre avranno tutto il tempo per confermare questo gioco spumeggiante – parliamo della Roma, rassicurata dal rinnovo per cinque anni di Daniele De Rossi – e cercare di tornare alla vittoria con un modulo equilibrato – parliamo dell’Inter.

Gianluca Pepe