Nella partita contro il Blackburn, il terzo portiere del Liverpool Bradley Jones, para un calcio di rigore e lo dedica al figlio Luca, morto per una grave malattia.

Brad Jones, portiere del Liverpool

Brad Jones, portiere del Liverpool (foto:guardian.co.uk)

“E poi e poi, gente viene qui e ti dice di sapere già ogni legge delle cose…”, così cantava Francesco Guccini alla bambina portoghese nel 1972. Sono passati quarant’anni, ma l’impatto di quelle parole rimane immutato, perché immutate (e immutabili) sono quelle leggi che governano l’universo, il mondo e la vita degli uomini. Qualcuno pretende di conoscerle, addirittura di poterle controllare e manipolare a proprio piacimento. Altri, la maggior parte, ci sbattono il muso contro ogni giorno. Per la legge delle cose un padre e una madre che hanno un figlio devono vederlo nascere e crescere per poi lasciarlo alla fine del loro percorso terreno.

Non devono vederlo morire. Non devono: imperativo categorico. Chi conosce le leggi sa che le cose devono andare così. Punto. E poi arriva uno di nome Brad Jones che rifila un pugno nello stomaco alle nostre certezze, che fa uno sgambetto all’impalcatura che sostiene le nostre esistenze.


Brad è un ragazzo australiano di trent’anni e nel novembre del 2011 ha perso il figlio di sei anni, morto dopo una lunga malattia.
Diciamo che non è giusto: secondo il nostro metro non è concepibile che il piccolo Luca muoia prima del papà e della mamma. Ma il nostro metro non è la legge delle cose, e la legge delle cose non va come diciamo noi. Per assistere Luca, Brad ha rinunciato alla convocazione della sua Nazionale per i mondiali in Sudafrica del 2010. Già, perché il ragazzone australiano di mestiere fa il portiere.
Non ha una grande carriera alle spalle, ha sempre giocato in squadre inglesi, da quando, nel 2000, il Middlesbrough lo ha acquistato dalla squadra del suo Paese nella quale è cresciuto, il Bayswater City. Da lì è iniziato il suo viaggio di prestiti nelle serie inferiori, passando per Shelbourne, Stockport County, Rotherham United, Blackpool e Sheffild Wednesday, per poi tornare, definitivamente, al Boro nel 2007. Tanta panchina, poche parentesi da titolare e la chiamata del Liverpool nell’estate del 2010, come secondo di Reina. Dopo due partite giocate con i Reds, viene mandato in prestito al Derby County. Quest’anno il ritorno ad Anfield Road, come terzo portiere.

Martedì 10 Aprile 2012, due giorni dopo Pasqua, Brad è in panchina nella partita che il Liverpool gioca a Blackburn: nell’occasione, vista la squalifica di Reina, il portiere titolare è l’ex romanista Doni. Due gol di Maxi Rodriguez portano subito la partita dalla parte dei Reds, ma Doni complica le cose quando, al 25’ del primo tempo, si fa espellere per aver atterrato in area l’attaccante canadese, di origini giamaicane, Hoilett. Calcio di rigore. Al posto del portiere brasiliano entra in campo Brad, all’esordio stagionale. Sul dischetto va il nigeriano Yakubu. Un incrocio di sguardi in attesa del fischio. Parte il tiro, Brad si tuffa sulla destra. Parata.
Brad si alza da terra e punta il dito verso il cielo, verso un punto che non si può raggiungere, ma che per lui è così vicino e così familiare: verso la mano di Luca che ha visto quanto è stato bravo il suo papà. E presto potrà vederlo anche il nuovo arrivato Nico Luca, che renderà più ricca di gioia la vita di Brad e della sua compagna Dani. Anche questa è una legge delle cose: alla fine, la vita vince. Sempre.
Per la cronaca, anche il Liverpool ha vinto quella partita, in dieci contro undici, con un gol di Carroll a tempo scaduto che ha rimesso le cose apposto dopo che il Blackburn era riuscito a portarsi sul 2-2. E anche per Brad ci sarà ancora spazio, nella semifinale di FA Cup contro i concittadini dell’Everton, viste le squalifiche degli altri due portieri della squadra. Magari parerà un altro rigore. Che ne dici, Luca?

Emanuele Giulianelli