Invece di una Pantera Nera, il Milan di Castagner si ritrovò con un brocco allergico al gol! In Italia durò appena un anno, ora ha cambiato sport!

Blissett

Luther Blissett(foto magliarossonera.it)

A volte i numeri e il tempo sembrano giocare con i destini, e se qualcuno potesse in anticipo conoscerne i segni sarebbe un genio. Anche perché poi potrebbe prevedere gli eventi e magari modificarli. L’anticampione di questa settimana, che in teoria doveva essere un bomber di razza, sembrava avere un qualcosa di divino e magico e non solo dal punto di vista tecnico e fisico. Prima e dopo di lui il mondo del calcio ha amato due leggende che avevano in comune quel soprannome, la Pantera Nera, che anche lui aveva ostinatamente seguito e voluto. Ma la sua era stata una auto candidatura e quindi non aveva valenza, mentre il portoghese Eusebio e il liberiano Weah potevano fregiarsi del sinuoso titolo felino con pieno merito. Come mai? Beh, loro due sono stati, in epoche diverse, campioni straordinari, al punto da vincere il Pallone d’Oro. Lui, il grottesco Luther Loide Blissett, era una pantera nera apocrifa. O, meglio ancora, era fasullo come l’imitazione di un quadro di valore.

Blissett era di chiare origine giamaicane, con Falmouth come città natale e l’Inghilterra come nazione-perno dove sfondare e diventare famoso nel calcio. Altro dato curioso fu il giorno di nascita: il primo febbraio del 1958, precisamente 11 anni prima di un altro storico bomber di livello mondiale, Gabriel Batistuta. Luther non poteva saperlo, e forse è meglio così; si sarebbe montato la testa ancora di più! Anche perché il suo inizio di carriera era stato promettente, con una poderosa trafila di vittorie col Watford.


Col club inglese, che aveva la star Elton John come presidente, si era scoperto un discreto rapinatore d’area e, stavolta non scherziamo, buttava spesso il pallone in rete! Nel 1982/83 era stato addirittura capocannoniere con 27 gol, guadagnandosi persino qualche convocazione con la nazionale britannica (dove durò poco, ma con la gioia di una tripletta al Lussemburgo). Numeri importanti che, come spesso succede, mandarono in tilt i cervelli di molti presidenti e dirigenti italiani. Eravamo nei mitici anni ottanta, e nel calcio nostrano la scelta millesimata dello straniero era fondamentale per migliorare il proprio club e farsi pubblicità. Tanti fecero scelte giuste, altrettanti (o forse più) no… Il presidente del Milan Giuseppe Farina cadde come un topolino nella trappola e ingaggiò Blissett nella stagione 1983/84. Eppure avrebbe potuto e dovuto informarsi meglio; i tifosi del Watford, nonostante i tanti gol, l’avevano soprannominato “Miss it”, ossia “Sbaglialo”. La sua specialità era proprio quella di sbagliare, e in Italia perfezionò questa sua innata capacità…

Il suo campionato con la maglia rossonera fu cadenzato da errori su errori, che poi per un centravanti sono doppiamente nocivi. Il guaio di Blissett era che lui esagerava; sbagliava di testa, di destro, su calcio di rigore. In un derby con l’Inter, che ricopre da sempre un’importanza tripla, Luther sbagliò una rete a porta vuota, da pochi passi e senza nessun difensore vicino. L’allenatore Ilario Castagner ebbe quasi un malore per la disperazione… L’impegno non mancò mai, questo bisogna dirlo; il ragazzo sbuffava, correva e lottava su ogni pallone. Spesso poi incespicava sui suoi stessi dribbling e rotolava goffamente da solo, ma almeno ci provava. Gli stessi tifosi del Milan, dopo le prime bordate di fischi, lo presero quasi in simpatia e finirono quasi col compatirlo.

Come se avesse una malattia senza rimedio: un’allergia al gol! E nessun dottore riuscì a raddrizzare quei piedi che si ostinavano a sbagliare: chiuse la stagione con appena 5 gol in 30 partite. Con l’Udinese, con cui andò miracolosamente e segno, ci si mise pure la sfiga: palla in rete, con Blissett che nella foga dell’azione finì sul palo, infortunandosi fra le risate generali! Il campionato si chiuse amaramente anche per il Milan, che dovette accontentarsi di un anonimo ottavo posto, alle spalle anche dei rivali dell’Inter! Lo scudetto ritornò alla corte della Juventus di Trapattoni.


Quando la dirigenza rossonera tirò le somme dell’annata, la prima decisione fu presa quasi a furor di popolo: cacciare Luther Blissett. Il nostro uomo, del resto, apprese la notizia quasi con sollievo e rientrò in Inghilterra. Lo riaccolse il grande amore della giovinezza, il Watford. Da quelle parti i tifosi di un tempo, fra una birra e una salsiccia, tornarono a voler bene e ad apprezzare le sue movenze feline. Fra un errore e un liscio, qualche rete riuscì ancora a siglarla e rimase nel club per diverso tempo, anche come manager. Rosicchiò qualche altro contratto in squadre di seconda o terza fascia, e poi tentò l’avventura come allenatore.

Manco a dirlo, fu un altro mezzo fiasco ma il suo ideale di temperamento non si offuscò neanche dopo quest’altra delusione. Cambiò addirittura sport! Tutto vero: Luther Blissett nel 2007 ha fondato, insieme ad alcuni amici e colleghi, una scuderia automobilistica! Era un’altra delle sue grandi passioni e, con numerosi sforzi economici, ha portato il suo Team a gareggiare in corse e gare di grande fascino. Sfortunatamente risultati concreti e tangibili non sono arrivati, almeno fino a questo momento. Ma il caro Luther ha ormai l’esperienza e la saggezza dei veterani e non si scompone di certo: visto che nel calcio ha sbagliato l’impossibile, in futuro (e in qualsiasi campo) non potrà che migliorare…

Lucio Iaccarino