Gli scarsi risultati hanno indotto Galliani ad optare per questa soluzione sempre poco apprezzata dai giocatori. Il tempo necessario per invertire la rotta, però, non sembra essere sufficiente.

Kevin Prince Boateng

Kevin Prince Boateng (foto dalla rete)

Una situazione che a Milanello non ricordavano da una vita. Questo ritiro non è come quelli prepartita che durano dal pomeriggio della vigilia fino al giorno della gara, ma si prolungherà minimo per una settimana, poi si vedrà. Si pranza e si cena tutti assieme, si rimane segregati in hotel e i familiari si possono sentire solo per telefono. Chiaramente le ‘uscite’ sono collettive, tutti a bordo del pullman, e durano giusto quel paio d’ore per andare ad allenarsi, farsi una doccia, reindossare la tuta di rappresentanza e tornare in albergo. Dopo la cena si può guardare un film, ma massimo alle 22.30 a ‘nanna’, bisogna riposare che poi la mattina seguente la sveglia suona presto!

Ah, non è nemmeno come i ritiri di inizio stagione, a luglio il calciatore ha un’altra ‘testa’, è consapevole del mese che lo aspetta, a base di doppie sedute, corse nei boschi, e pasta in bianco. Certo, in quel periodo si devono gettare le basi per la stagione che verrà, bisogna mettere benzina nelle gambe e riempire i polmoni, ecco perchè qualche sacrificio lo si fa volentieri. A fine ottobre è diverso, se ti mandano in ritiro in autunno è solo perchè le cose vanno male. Se poi ti chiami Milan, significa che la situazione è un disastro. Ma alla fine, il ritiro per i rossoneri è la soluzione più giusta?

Sì è parlato sin troppo di quello che è la stagione rossonera, ossia un’ annata di transizione, sono stati ceduti i pezzi pregiati per risanare il bilancio e tanti campioni invecchiati sono stati mandati in pensione. Chiaramente dovevano essere sostituiti, e Galliani non sempre ha azzeccato le scelte, passando nelle mani del povero Allegri una patata non bollente, di più.  Dopo aver ingaggiato un impalpabile Bojan, sesta scelta della Roma, e il picchiatore De Jong, le parole dell’ Amministratore Delegato (“Allegri si deve preoccupare, perché l’obiettivo non è più il terzo posto. Adesso deve lottare per vincere come abbiamo fatto negli ultimi due anni’) son suonate come una condanna a morte nei confronti del tecnico. Ad ogni partita dalla quale il Milan usciva sconfitto, una, due, tre, quattro, cinque volte, i tifosi hanno chiesto la testa di Allegri, che è rimasto sempre al suo posto. Perchè?


Un allenatore di una squadra che teoricamente partirebbe per vincere, e dopo otto giornate si ritrova in piena zona retrocessione, dovrebbe essere cacciato, eppure Allegri resiste. Resiste perchè Galliani in cuor suo sa di non aver allestito una buona compagine, incapace di lottare per il vertice, ma è anche vero che un ruolino di marcia così scadente non se l’aspettava nemmeno il tifoso più pessimista. Se Allegri salterà non sarà certamente perchè non riesce a far competere il Milan per il tricolore, ma perchè con questa rosa, anche se non di primissimo pelo, non può raschiare il fondo del barile. O il Milan adesso avrebbe gli stessi valori del Pescara (con tutto il rispetto per la neopromossa) che ha sette punti come il ‘Diavolo’?

Intanto si va tutti in ritiro, ma cosa si vuol risolvere con questa punizione? Non pensiamo serva per lavorare in modo più sereno, anzi. Per cementare un gruppo completamente nuovo, beh, questo sì. Anche se già incombe il prossimo impegno europeo contro il Malaga e non crediamo che poche ore di ritiro possano come per magia invertire la rotta. Succede quasi come a scuola: gli studenti rossoneri un pò a causa dei loro limiti, un pò per colpa di Professor Allegri non riescono a ottenere buoni voti. Le spiegazioni dell’insegnante non sono state sufficienti ed ora questo ritiro ha il sapore di un corso di recupero accelerato, pur se il tempo di ristudiare non c’è. Gli alunni dovranno sostenere un esame ogni tre giorni, ma se già al primo non si raggiunge la sufficienza non saranno i singoli ad essere bollati, bensì pagherà per tutti colui che ha deciso il programma da far apprendere, ovvero il responsabile della classe Massimiliano Allegri. Ma solitamente un alunno che ha delle lacune non le risolve con uno studio disperato un paio di giorni prima del compito! Le colpe dell’eventuale bocciatura, come già detto, non saranno solo di studenti e professore, ma anche del Preside Adriano Galliani!

Lorenzo Attorresi