Numeri estrapolati da quando sulla panchina siede Antonio Conte. Vincere di mercoledì (o martedì), che sia Europa o Serie A, sembra un miraggio.

Antonio Conte

Antonio Conte pensieroso (foto dalla rete)

Di mercoledì è pari – Quando si gioca in mezzo alla settimana i tifosi della Juventus potrebbero fare a meno di guardare la partita, tanto il risultato è scritto, inutile soffrire davanti ai teleschermi o addirittura trepidare al freddo in curva. Da quando in panca c’è mister Antonio Conte il verdetto finale è praticamente sempre x. Voci dicono che il Presidente Andrea Agnelli abbia mandato un telegramma a Platini, per assicurarsi che dalla prossima stagione il calendario del calcio sia rivoluzionato, con l’inversione degli appuntamenti: Europa nel week-end, campionati nazionali nei feriali, affinchè la Juve possa vincere di più in Champions League e, male che va, pareggiare di più in Serie A. E’ preferibile infatti perdere qualche punto in un torneo di 38 partite che in un gironcino europeo, dove se fai mezzo passo falso sei con un piede fuori.

In Champions si fa dura – Dopo i due pari contro Chelsea (positivo) e Shakhtar (deludente), ieri, martedì 23 ottobre, l’undici bianconero ha raccolto ancora una volta solo un punto, al cospetto di una squadra danese (Nordsjaelland) all’esordio in Champions League, della quale molti non conoscono nemmeno la pronuncia esatta. E non conta se con un pò di precisione in più sotto porta si sarebbe potuta portare a casa l’intera posta in palio, la sindrome del mercoledì si ripete costantemente e fa paura.

Per arrivare agli ottavi urge un cambio di tendenza. Non sarà facile, perchè bisogna sfidare le leggi statistiche che dominano le sorti bianconere da più di un anno. Si tratta semplicemente di una sciocca coincidenza o c’è qualcosa di più? E’ un caso, oppure i bianconeri sono come delle macchine programmate  per dare il meglio solo in fondo alla settimana? Intanto ripercorriamo la storia degli indigesti mercoledì bianconeri dall’inizio della scorsa stagione a oggi.


Le x infrasettimanali – Il primo sintomo di pareggite arrivò il 21 settembre dello scorso anno, era la quarta giornata di Serie A, la terza effettiva (era saltata la prima per il discusso sciopero dei calciatori). La Juve aveva ottenuto due vittorie su due e aspettava allo Juventus Stadium un Bologna in grande difficoltà. Vucinic, croce e delizia, portò in vantaggio i suoi, poi si fece cacciare per un ingenuo doppio giallo. Pur se in inferiorità i bianconeri dominarono il gioco, ma non riuscirono a chiudere il match ed alla fine arrivò la beffa, firmata dalla capocciata del bolognese Portanova che sancì l’1 a 1 finale.  Il 29 novembre si giocò il recupero dell’11esima, rinviata per l’acquazzone che rese inagibile lo stadio San Paolo. Napoli-Juve terminò 3 a 3 dopo una rimonta insperata dei Torinesi che dimostrarono di avere un cuore grande così. Tra i tanti, quello fu l’unico pareggio che valse come una vittoria.

Il 21 dicembre per il recupero della prima giornata la Juventus capolista raggiunse Udine, per sfidare la squadra di casa. Fu uno scialbo 0 a 0, e tanti auguri di buon Natale a tutti! Con l’anno nuovo arrivò la neve, che costrinse a rimandare delle partite, e a rimescolare l’ordine del calendario. Una Juve in calo perse le vetta a favore del Milan pareggiando tra febbraio e marzo i recuperi a Parma (0 a 0) e Bologna (1 a 1 in rimonta), prima di dar vita ad un’ultima parte di stagione a cento all’ora. Nel sabato di Pasqua si riprese il primo posto sbancando Palermo col Milan che cedeva in casa sotto i colpi di una Fiorentina affamata di punti salvezza. La vera svolta si verificò però quattro giorni dopo, l’11 aprile. La Juve doveva sfidare una Lazio lanciata verso la qualificazione al preliminare di Champions, e soprattutto combattere nuovamente contro la sindrome del mercoledì.

La squadra di Conte, fresca capolista, sfoderò una prestazione condita da intensità supersonica e occasioni da rete innumerevoli. Pepe portò avanti i suoi con una splendida semi-rovesciata, ma il portiere Marchetti, in serata di grazia, impedì il raddoppio con miracolosi interventi. Al 46esimo del primo tempo, alla prima incursione nella metà campo avversaria, la doccia gelata: Mauri di testa infilò Buffon. Sembrava essere un altro mercoledì nero, il pareggio forse più pesante che avrebbe determinato il controsorpasso rossonero in classifica. Però Conte fece alzare dalla panca il capitano, Alessandro Del Piero, che a pochissimi minuti dal triplice fischio, strappò il pallone dalle mani di Pirlo in procinto di calciare a rete una punizione defilata, sistemò con cura la sfera, e la telecomandò dolcemente nell’angolo dove Marchetti non potè arrivare. 2 a 1, fu il primo infrasettimanale vittorioso.

Del Piero con la sua prodezza aveva incollato mezzo scudetto sulla maglia bianconera, maglia che incredibilmente non indosserà più (non per sua volontà). Mercoledì 25 aprile si disputò il recupero della 33esima, e solo una giocata di Marco Borriello fece in modo che la Juventus superasse il già retrocesso Cesena. La Juve era lanciata verso la conquista del suo 28 esimo scudetto (per qualcuno 30), ma la settimana seguente arrivò il 2 maggio, altro mercoledì della paura. Marchisio siglò l’1 a 0 al Lecce poi, secondo un copione già scritto, l’attacco sbagliò l’impossibile e Buffon (più che Bertolacci) fece in modo che i Salentini pareggiassero. Sembrava che il discorso scudetto potesse riaprirsi, in verità tutto si chiuse dopo quattro giorni: la Juve vinse a Trieste contro il Cagliari, il Milan perse il derby. Juventus campione d’Italia!

Quest’anno si viaggia sulla falsa riga della stagione passata. Implacabile nel week end, zavorrata in mezzo alla settimana. Non a caso in Champions la Juventus ha sempre fatto x, ed in campionato su otto partite disputate, ne ha vinte sette e pareggiata una. Indovinate quando? Nell’unica infrasettimanale giocata per ora in Serie A, martedì 25 settembre a Firenze. 0 a 0, peraltro soffrendo.

Lorenzo Attorresi