Un caso unico: il finlandese preferì lo studio al grande calcio! Per un colpo di fortuna si ritrovò fra Inter e Bologna, dove però fu bocciato quasi in un lampo!
Da quando è nato il calcio saranno migliaia, o forse milioni, le discussioni e i litigi che questo straordinario veicolo sportivo ha innescato nelle famiglie di tutto il globo. In pratica è una regola non scritta: un ragazzino sogna di diventare calciatore professionista e si getta a capofitto nella prima squadra del paese o nella realtà più vicina che possa consacrarlo. Purtroppo in pochi riusciranno a giocare in serie A, ma praticamente tutti avranno all’inizio lo stesso problema da affrontare: come gestire lo sport con la scuola? Pensiamo a genitori imbufaliti che, spesso a ragione, vorrebbero imporre il loro punto di vista, quello di un buon titolo di studio in tasca come punto di partenza.
E figuriamoci cosa potrà pensare e dire un ragazzo in un contesto simile… La difficile convivenza fra queste due situazioni genera tensioni, attriti e diatribe che forse solo il tempo, e talvolta il destino, possono risanare. La storia che andiamo ora a raccontare è un paradosso in perfetto stile pirandelliano; è il caso (forse unico al mondo) opposto a quello di una normale famiglia. C’era una volta un ragazzo che invece di giocare a pallone preferiva studiare…
Mika Aaltonen nacque a Turku, in Finlandia, il 16 novembre del 1965 ed era innamorato dei libri di scuola fin da ragazzo. Primo della classe e allievo modello, mentre nel tempo libero giocava a calcio nella squadra della sua cittadina. Fisico asciutto e buona propensione alla corsa e al sacrificio; il ragazzo si disimpegnava egregiamente nel Turun Palloseura. E’ doveroso specificare che parliamo comunque di un club praticamente dilettantistico, senza assurde pretese economiche e con evidenti carenze tecniche. Aaltonen, che era un onesto centrocampista, non chiedeva la luna ma soltanto divertirsi.
All’improvviso si materializzò un evento sorprendente: il Turun, che disputava da comparsa le coppe europee, vinse a Milano contro l’Inter nei sedicesimi di finale della Coppa Uefa 1987-88! A San Siro finì 1-0 per i finlandesi e il gol-vittoria fu siglato proprio da Aaltonen: un bolide da 32 metri che si insaccò all’incrocio dei pali dell’incolpevole Zenga! Inutile rimarcare che per Mika quello fu il tiro della vita, un colpo a dir poco fortunato (fu lui stesso ad ammetterlo anni dopo) che stava per cambiare tutta la sua esistenza. Sportiva e non…
L’Inter, nella gara di ritorno, ribaltò il risultato e si qualificò al turno successivo; poco male, quel super-gol aveva ormai proiettato Aaltonen nel giro del calcio che conta. Il suo nome, ovviamente, era finito nel taccuino del presidente interista Ernesto Pellegrini che, schiacciato da dubbi e angosciato dalla fretta, decise di ingaggiare questo sprovveduto (ma fortunato) finlandese. A quel punto Mika era dell’Inter a tutti gli effetti ma fu inizialmente parcheggiato nel campionato svizzero, più precisamente nel Bellinzona. Fin dalle prime partite apparve chiaro a tutti che il ragazzo non era portato per il calcio professionistico, e del resto non riuscì a fare la differenza nemmeno in quella modesta dimensione: il Bellinzona peraltro era un club di serie B! Come poteva quindi soltanto pensare di rientrare da protagonista nel catino del Meazza di Milano? Dopo la Svizzera qualcuno pensò bene, quindi, di dirottarlo al neopromosso Bologna di Gigi Maifredi. Non era uno scherzo, e i poveri tifosi felsinei si ritrovarono in squadra lo straniero meno desiderato del mondo.
Aaltonen coronò il sogno di giocare nel campionato italiano di serie A, anche se dovette accontentarsi di 3 misere presenze. Attimi letteralmente fuggenti, visto che si concentrarono tutti nel mese di ottobre di quel nefasto 1988: Roma, Como e Atalanta furono le squadre che ebbero il “privilegio” di ritrovarselo avversario. Da ricordare, poi, che furono solo spezzoni di partite, per un totale di appena 47 minuti effettivi in campo; e, dulcis in fundo, per il povero Bologna arrivarono tre sconfitte… Numeri tanto eloquenti quanto deludenti, ma il saggio Mika seppe trarre non pochi benefici dalla sua esperienza in Emilia. Frequentava spesso l’Università di Bologna e il suo primo grande amore, quello per lo studio, ritrovò vigore e nuovo smalto. Il suo pallino era l’Economia e, nello stesso tempo, si applicò con successo alla conoscenza dell’italiano. In questo caso, fu un successone e dopo pochi mesi parlava egregiamente la lingua di padre Dante. Anni dopo si venne a sapere che conosceva ben otto lingue straniere diverse, giusto per non farsi trovare impreparato in qualche circostanza…
Ovviamente la storia calcistica di Aaltonen non poteva avere un lieto fine, e non solo in Italia. Dopo l’addio al Bologna ebbe esperienze poco lungimiranti in Germania (in Seconda Divisione) e in Israele, per poi chiudere il cerchio nella sua Finlandia. Non molte le soddisfazioni, ma è giusto comunque menzionare la vittoria di un campionato, di una Coppa Nazionale e le 18 presenze (con 1 gol) nella nazionale finlandese. Molto più ricco, invece, il curriculum personale… Mika Aaltonen, dopo una tripla laurea, è diventato professore in Economia all’Università di Turku ed al Dipartimento di Scienze Tecnologiche di Helsinki. E’ inoltre riconosciuto dai colleghi come un membro eccelso nello studio dei macro-flussi economici. Una storia davvero singolare, quella di Aaltonen: un uomo che ha sempre preferito lo studio al calcio…
Lucio Iaccarino
