Abile in più ruoli, il tedesco vinse uno scudetto da leggenda col Bologna e si confermò con la Juve! Firmò il primo gol nella finale di Coppa Rimet 1966 contro gli inglesi

Haller

Helmut Haller(foto bundesligafanatic.com)

Una sua singolare caratteristica, che lo contraddistingueva da molti suoi connazionali, era il suo amore e il gusto per la vita notturna. Per un tedesco negli anni sessanta era perlomeno motivo di discussione, una particolarità; soprattutto pensando ai suoi teutonici e freddi compagni.

Eppure Haller ebbe diversi problemi in questo senso, come ad esempio l’esclusione nel 1972 in un derby Torino-Juventus per qualche scappatella di troppo in discoteca, dove scatenò l’ira del grande e compianto dirigente Italo Allodi. Nulla, comunque, poteva intaccare la sua straordinaria abilità in campo; giocatore duttile, in grado di ricoprire con la stessa facilità i ruoli di ala destra e di interno destro, fu il classico giocatore vincente, capace di portare la mentalità giusta in qualsiasi squadra venisse chiamato.

Helmut Haller nacque ad Augsburg, nell’allora Germania Occidentale, il 21 luglio del 1939. Era ancora giovanissimo quando si mise in luce nella formazione della sua città come uno dei migliori centrocampisti offensivi in circolazione: non a caso nel 1958 debuttò con la leggendaria maglia bianca della sua nazionale. Helmut non aveva ancora compiuto vent’anni! Con la Germania Ovest giocò a lungo (totalizzando 33 presenze con 13 gol), fino al 1970, e si laureò vicecampione del mondo nel 1966, sconfitto solo dall’Inghilterra nella rocambolesca finale di Wembley del 30 luglio.

Fu proprio Haller ad aprire le marcature in favore dei tedeschi dopo dodici minuti di gioco, poi si materializzò il clamoroso ribaltone per il 4-2 finale per gli inglesi. La Coppa Rimet fu alzata al cielo da Moore, Charlton, Hurst e compagni nonostante le polemiche sul famigerato, e decisivo, gol fantasma. Helmut si classificò secondo anche nella classifica dei bomber del mondiale con 6 gol, alle spalle del grande Eusebio con 9. Ma adesso torniamo indietro nel tempo di qualche anno, precisamente al 1962. Helmut Haller fu acquistato dal Bologna e cominciava la sua avventura italiana; gli emiliani, sotto la guida di Fulvio Bernardini, stavano allestendo lo squadrone che mirava a stupire e far tremare tutto il mondo!

A Bologna Haller rimase per sei stagioni, vincendo da gran protagonista lo storico scudetto della stagione 1963-64. Al termine di un campionato entusiasmante, Bologna e Inter si ritrovarono appaiate al comando della classifica con 54 punti: quello che 34 partite e un intero torneo non erano riusciti a stabilire venne affidato ad un’unica partita, il primo storico spareggio nella storia della nostra serie A. L’accesa sfida si svolse il 7 giugno del 1964 a Roma, davanti ad un pubblico numerosissimo. Il grande Bologna si impose con merito per 2-0, e l’Inter di quel periodo era una formazione fortissima, che stava infatti dominando sui campi di mezzo mondo.

Haller fu un elemento determinante e imprescindibile in quella compagine assemblata alla perfezione da quel grande maestro di Fulvio Bernardini. Dopo quel memorabile scudetto, il Bologna di Haller si mantenne costantemente nei primi posti del nostro campionato, cogliendo negli anni successivi anche un secondo e un terzo posto. Poi, nel 1968, impressionata dall’eccezionale continuità di rendimento del centrocampista tedesco, la Juventus puntò su di lui per riprendere un cammino di vittorie che si era temporaneamente interrotto.

Per la ricostruzione i bianconeri si erano affidati all’accoppiata Allodi-Boniperti che, in ottica calciomercato, selezionarono con perizia giovani emergenti che potessero garantire un futuro roseo a tutto il club torinese. Così arrivarono Bettega, Causio, Capello e altri ottimi elementi; al loro fianco c’erano delle vere e proprie chiocce, in grado di assistere e ben indirizzare l’entusiasmo e la brillantezza dei più giovani compagni.

Era anche questo uno dei compiti che la Juventus chiedeva al nostro Helmut Haller, che nel 1968 aveva 29 anni suonati: la sua esperienza unita alla carica agonistica erano un ottimo biglietto da visita. I risultati positivi anche stavolta non si fecero attendere; Haller rimase alla Juve fino al 1973, cinque stagioni nelle quali fece in tempo a vincere due scudetti consecutivi e ad assistere all’esplosione di quei grandi campioni che faranno grande la squadra bianconera per tutti gli anni settanta. Poi, esaurito il proprio compito con una professionalità esemplare, rientrò definitivamente in Germania, chiudendo la carriera in club di seconda fascia.

Non è mai stato il fenomeno capace di vincere da solo le partite, non è mai stato neanche un grande goleador, sebbene trovasse spesso la via della rete: tuttavia Helmut è stato un giocatore vincente e, con lui in campo, di partite se ne perdevano davvero poche. Nel 2006 Haller scoprì di avere il morbo di Alzheimer ma, come sempre, continuò a combattere con impeto e furore. Morì diversi anni dopo, l’11 ottobre 2012: aveva 73 anni.

 

Lucio Iaccarino