Il calciatore del blaugrana racconta i suoi difficili inizi nel mondo del pallone. 

Alexis Sanchez

Alexis Sanchez

Spesso si è abituati a vedere i calciatori come delle macchine apatiche. Molti di loro, invece, hanno storie e storie da raccontare. Alexis Sanchez è sicuramente uno di questi. Il calciatore cileno del Barcellona ha rivelato al canale televisivo americano HBO, nel corso della trasmissione ‘Destino Brasil 2014’, alcuni interessanti episodi relativi alle sua condizione di bambino povero e ai suoi esordi nel calcio.

Mia mamma lavorava nella mia scuola – ha raccontato el Niño Maravilla -. Quando la vedevo nel mio istituto mi nascondevo per non vederla lavorare. Ma per aiutarla lavavo carri funebri al cimitero”.


Un’infanzia povera e piena di sacrifici, ma col calcio nel cuore. Il calcio come possibilità di abbandonare un destino da minatore o da delinquente. Non avevo scarpe per giocare a calcio – ha confessato Sanchez -. Nel mio primo allenamento col Cobreloa, Nelson Tapia (ex giocatore cileno) me ne diede un paio che mi andavano larghe. Io gli dissi che mi andavano perfettamente. Era un sogno avere quelle scarpette”.

Gianluca Pepe