Attaccante tecnicamente completo, Bettega non aveva punti deboli! Ottimo di testa, vinse sette scudetti con la Juve. Sfortunato in Nazionale, ma segnò un gol storico nel 1978!

Bettega

Roberto Bettega (foto golcalcio.it)

“Tolto il dente, tolto il dolore”; il motto dei dentisti è quasi un obbligo per cominciare a raccontare la storia di Bettega, un campionissimo della Juventus che però ha vissuto esperienze di ogni genere, spesso oltrepassando i confini del campo. Non solo i gol, le vittorie e le sconfitte, le gioie e le delusioni ma anche incomprensioni, sfortune, incidenti grotteschi e persino vicende di cronaca. Nel 1994, quando era già abbondantemente fuori dal calcio giocato, arrivò come dirigente fino alla poltrona di vicepresidente della Juventus, il suo club più amato.

Anni dopo, però, divenne il primo membro effettivo della cosiddetta “triade” (gli altri due erano Moggi e Giraudo), quel nome sinistro alla base dello scandalo di Calciopoli del 2006. Scoppiò un putiferio e, anche se in maniera marginale, Bettega dovette affrontare critiche e sospetti inquietanti. Di certo era un agnellino rispetto agli altri due, ma quella triste esperienza segnò la sua parabola professionale. Molto meglio ricordare le sue avventure in area di rigore, dove ha fatto ammattire decine e decine di difensori avversari…

Roberto Bettega nacque a Torino il 27 dicembre 1950. Cominciò a giocare come mediano proprio nelle giovanili della Juventus: solo dopo qualche mese venne spostato in attacco, ruolo che gli sarà congeniale per tutto il resto della carriera. Fu ceduto in prestito al Varese nella stagione 1969-70, in serie B, dove sotto la guida di Nils Liedholm affinò la sua tecnica di base. Tornato alla Juve, debuttò in A il 27 settembre 1970 non ancora ventenne e fu subito decisivo col gol della vittoria contro il Catania.


Bettega stava per diventare uno dei più rappresentativi giocatori italiani degli anni settanta e ottanta. Punto di forza della “magica” Juventus di quel periodo (con lui c’erano Zoff, Tardelli, Causio, Scirea, Capello, Altafini, giusto per fare qualche nome), era un goleador nato, elegante, corretto, padrone di una tecnica completa e raffinata. Andava in gol di destro, di sinistro, con tocchi felpati e spiazzanti, di testa: era inoltre capace, pur non avendo mai rivestito il ruolo di regista puro, di ispirare l’intera manovra offensiva della squadra servendo palloni precisi e trascinando i compagni con impeto e temperamento. Si meritò diversi soprannomi, come ad esempio Bobby gol o Cabeza Bianca, proprio per quei capelli bianchi che lo identificarono fin dalla giovane età. Nel 1972 un’affezione polmonare lo tenne lontano dal campo per mezzo campionato, facendo addirittura temere per il suo futuro da professionista. Per fortuna, fu un intoppo che non si ripresentò mai più!

In tredici stagioni con la Juventus Roberto vinse sette scudetti (1972, 1973, 1975, 1977, 1978, 1981, 1982), due Coppe Italia (1979, 1983) e la Coppa Uefa del 1977; capocannoniere in serie A nel 1980 con 16 reti (fu il Re dei bomber anche in B nel 1970), disputò in totale 481 partite ufficiali in bianconero (326 in campionato, 73 in Coppa Italia, 82 nelle coppe europee) segnando in tutto 178 gol, soltanto uno in meno del leggendario Boniperti. In Nazionale la sua forza e la sue esperienza furono ugualmente performanti, ma non trovarono il conforto di un titolo o di un trofeo. Un brutto scherzo del destino gli impedì di essere nella rosa dei 22 campioni del Mondo del 1982 in Spagna: nel novembre del 1981, durante Juventus-Anderlecht di Coppa dei Campioni, Bettega si ruppe i legamenti del ginocchio dopo uno scontro fortuito col portiere Munaron.

Seguirono mesi di convalescenza e l’addio al sogno iridato; di certo il titolo di campione del Mondo sarebbe stato il naturale coronamento di una carriera esemplare, caratterizzata da un’estrema professionalità dentro e fuori dal campo. Con l’Italia, comunque, Bobby gol aveva debuttato nel 1975 e si era messo particolarmente in luce in Argentina nel 1978. Andò a segno contro l’Ungheria (3-1 il 6 giugno) e soprattutto firmò lo storico gol vincente contro i padroni di casa: Argentina-Italia 0-1 a Buenos Aires il 10 giugno! Bettega al 67° finalizzò nel migliore dei modi una triangolazione con Paolo Rossi e zittì i 75000 spettatori presenti: fu l’unica sconfitta in tutto il torneo per i sudamericani, che poi si laurearono campioni fra le polemiche un paio di settimane dopo.

Con la maglia azzurra Bettega giocò 42 incontri, segnando 19 gol: di certo una media ragguardevole. Il suo ultimo gettone di presenza arrivò il 16 aprile 1983, Romania-Italia 1-0 a Bucarest. Certamente era già cominciato il suo periodo crepuscolare: proprio nel 1983 infatti, dopo la lunga militanza bianconera, Bettega decise di chiudere la carriera in Canada militando per due stagioni con i semiprofessionisti del Toronto Blizzard. Qualche anno dopo Roberto si lanciò con discreto successo in un nuovo lavoro, quello di giornalista e commentatore televisivo, segnalandosi per competenza e garbo. Ebbe anche l’onore di lavorare al fianco del grande Nando Martellini, probabilmente il numero uno nelle telecronache di casa nostra.

Lucio Iaccarino