Il carioca dell’Inter 1998-99 sognava di emulare le gesta del mitico Roberto Carlos, mancino come lui. Un fantasma da tramandare ai posteri: due presenze!

Gilberto

Gilberto da Silva Melo (foto futbol.com)

La sua avventura italiana fu talmente fugace che onestamente farebbe sobbalzare dalla sedia anche i più critici. Due presenze in serie A, oltretutto arrivate a stagione in corso. Come si fa a giudicare, e poi bocciare, un calciatore in così poco tempo? Beh, alla fine degli anni novanta nell’Inter del presidente Moratti succedeva questo e altro; il destino di un ragazzo poteva cambiare in un attimo. Ovviamente questi atleti poi finiscono nel dimenticatoio, anche se poi tanto brocchi non sono.

Se adesso per esempio chiedessimo ad un tifoso nerazzurro notizie di Gilberto, di certo qualcuno ignorerebbe in maniera totalitaria la sua esistenza. Altri potrebbero confondersi con un altro Gilberto: costui (curiosamente nato nello stesso anno del nostro antieroe) in realtà non fu mai tesserato per l’Inter, giocò per anni con l’Arsenal e fu campione del mondo 2002 col Brasile. I più giovani o i buontemponi, infine, preferirebbero usare l’ironia e asserire che l’unico personaggio che conoscono con quel nome è Gilberto de Pippis, il geniale  nipote di Pippo dei fumetti Disney…

Gilberto da Silva Melo era nato a Rio de Janeiro nell’aprile del 1976; in un calcio sempre più avaro di mancini puri, lui era riuscito a mettersi in mostra nel glorioso Flamengo. A difesa o a centrocampo, Gilberto svariava sulla corsia sinistra riuscendo a coprire e spingere, seguendo le direttive e le esigenze dell’allenatore. In quel ruolo l’Inter si era troppo frettolosamente liberata di Roberto Carlos e i dirigenti, criticati e presi in giro da stampa e tifosi, erano alla disperata ricerca di un degno sostituto. Pensarono a Gilberto quasi per scommessa, commettendo però un errore dopo l’altro nella gestione del ragazzo.

Innanzitutto fu ingaggiato e inserito nel gruppo a stagione in corso, e già questo rappresentò motivo di stress e imbarazzo. Era il 1998-99 e l’Inter, inizialmente allenata da Gigi Simoni, era in totale confusione: tanti campioni come Ronaldo, Zanetti, Djorkaeff, Baggio e Zamorano, ma anche problemi tattici e troppi stranieri da gestire. In più, c’era quella rabbia dello scudetto scippato pochi mesi prima dalla Juventus (almeno secondo Moratti e i tifosi) che non faceva dormire nessuno la notte. La squadra partì male, con Simoni esonerato e sostituito da Lucescu dopo poche giornate, e al giro di boa era soltanto sesta in classifica. Arrivò un’altra vagonata di calciatori durante le feste di Natale, compreso il pacco-dono chiamato Gilberto!

Sicuramente sotto l’aspetto tecnico il brasiliano fu un flop clamoroso: gli archivi dell’epoca non lasciano dubbi in proposito. Gilberto, in allenamento e nelle amichevoli infrasettimanali, era timido, impacciato e per nulla disinvolto; altro che mancino tuttofare… Però ritrovarsi in quel catastrofico universo dell’Inter sarebbe stato difficile per chiunque. Il carioca alternò panchine e tribune per un paio di mesi abbondanti, prima di debuttare ufficialmente in campionato alla 26^ giornata. Mister Lucescu si convinse finalmente di schierarlo titolare contro la Sampdoria a Genova, il 21 marzo 1999. Per una volta il commento è superfluo, basta il risultato: Sampdoria-Inter 4-0 (tripletta Montella e rete di Ortega)!

Gilberto sbagliò l’impossibile, come del resto molti dei suoi colleghi, e fu sostituito dopo il primo tempo da Moriero. Quella prestazione a dir poco opaca distrusse in mille pezzi il fantasma di questo terzino, che tornò malinconicamente nell’oblio. Lucescu diede le dimissioni, arrivò per un pugno di partite  l’uomo società Castellini e infine il britannico Roy Hodgson per l’anemico finale di stagione. L’Inter cambiò quattro allenatori per chiudere all’ottavo posto, e successivamente perse lo spareggio Uefa col Bologna: uno scenario quasi apocalittico per un club così glorioso. E proprio col Bologna, nell’ultimo turno di serie A, Gilberto marcò la sua seconda e ultima presenza coi nerazzurri; un’inutile vittoria per 3-1 il 23 maggio 1999.

Il ritorno in Brasile fu scontato; Gilberto giocò in vari club blasonati del calibro di Gremio e Cruzeiro, vincendo anche un titolo nazionale col Vasco di Romario. Sorprese, tuttavia, lo score internazionale che Gilberto si guadagnò nel decennio post-Inter; il tornante dimostrò di non essere sprovveduto e mediocre come molti credevano. Tornò in Europa, guadagnando consensi soprattutto in Germania (oltre 100 presenze con l’Herta Berlino); persino la mitica Seleçao puntò su di lui, facendolo debuttare nel giugno del 2003 nell’amichevole Nigeria-Brasile 0-3. Coi verdeoro Gilberto vanta 35 presenze ufficiali e un gol “pesante”, realizzato nella fase finale della coppa del Mondo 2006: Brasile-Giappone 4-1. Non riuscì purtroppo a coronare il sogno iridato, ma diede il suo onesto contributo alla vittoria della Confederation Cup nel 2005 e della Coppa America del 2007. Tutto sommato un poderoso riscatto per l’ex fantasma interista…

 

Lucio Iaccarino