Un felino fra i pali:Luciano era un portiere istintivo,coraggioso e capace di parate spettacolari.Lo Scudetto col Torino e sette anni a Napoli: unico neo,la Nazionale!
Non era un portiere di calcio come gli altri: era un cacciatore di palloni, un formidabile esempio di spettacolarità e concretezza scissi nello stesso gesto atletico. Le conclusioni e i tiri più insidiosi non potevano di certo spaventarlo: lui parava di tutto, con voli plastici e allunghi prodigiosi che davano l’illusione che avesse in dote braccia e mani più elastiche e lunghe del normale. I tifosi del Torino pensarono ad un felino per dare sostanza al grande Castellini: l’idea di soprannominarlo il Giaguaro fu senz’altro azzeccata.
Gli bastava un balzo per volare da un palo all’altro; completo e abile in tutti i fondamentali, non aveva punti deboli. A Napoli, insieme al resto, venne apprezzato soprattutto per quel coraggio che non veniva mai meno, neanche nelle situazioni più intricate. Un recente sondaggio che ha coinvolto tifosi e giornalisti ha sentenziato che è ancora lui il portiere più forte nella storia del calcio Napoli. Un primato sensazionale e significativo, considerando anche che coi partenopei non vinse neppure un titolo…
Luciano Castellini nacque a Milano nel dicembre del 1945; la prima squadra professionistica a puntare su di lui fu il Monza, con cui debuttò ventenne. Nel suo percorso di crescita, fu la classica gavetta fra serie B e serie C finché il Torino non lo acquistò nel 1970. Doveva solo limare qualche eccesso giovanile, ma per il resto Castellini era già un portiere sopra la media; i suoi “miracoli” avevano attirato l’attenzione e la considerazione di molti. E difatti il Torino lo schierò subito titolare, fin dalla sua prima stagione in granata: un evento raro, almeno per quei tempi. Ripagò subito la fiducia, sfornando prestazioni superbe e dando sicurezza a tutto il pacchetto arretrato.
In quel decennio il Torino era una squadra di tutto rispetto, grintosa ma anche tecnicamente attrezzata per le posizioni alte della classifica. Si viaggiava intorno alla quinta-sesta posizione; nel 1972 i granata finirono secondi insieme al Milan (42 punti) alle spalle di una sola lunghezza dalla Juventus (43) in un drammatico finale. Castellini nei derby coi bianconeri si sdoppiava: non solo Giaguaro, ma anche Gladiatore nei combattimenti in area di rigore. La delusione per quel campionato perso, comunque, non intaccò ma addirittura potenziò la voglia di vincere del collettivo granata.
L’anno di gloria fu l’indimenticabile 1976, col Torino campione d’Italia grazie ad un incredibile score casalingo (14 vittorie e un pari) e ad un rendimento regolare in trasferta. L’allenatore Gigi Radice fu intelligente nel gestire campioni del calibro di Pulici e Graziani, decisivi in attacco, mentre meritano menzione anche elementi del calibro di Sala, Pecci, Salvadori, Zaccarelli e Caporale. Il Giaguaro Castellini fu il portiere meno battuto della serie A, record che riuscì a ripetere anche la stagione successiva. Lo scudetto fu di certo la gioia più grande, ma nessuno dimentica la vittoria della Coppa Italia 1971, dove tanto per cambiare Luciano fu fra i protagonisti più brillanti. In finale Castellini fu determinante nella lotteria dei calci di rigore contro il Milan di Rivera. L’epopea granata si chiuse nel 1978, mentre nel gennaio del 1977 gli almanacchi registrarono la sua prima e unica presenza con la nazionale italiana. Era una semplice amichevole contro il Belgio (l’Italia vinse 2-1); davvero troppo poco per un professionista come Castellini. Un peccato, ma lui era della stessa generazione di due giganti della porta come Zoff e Albertosi. Più sfortunato di così!
Fu ingaggiato dal Napoli di Ferlaino nel 1978 e restò all’ombra del Vesuvio per ben sette stagioni. Molti sembrarono perplessi e poco ottimisti nei confronti del suo acquisto: Castellini aveva infatti abbondantemente superato i trent’anni ed era reduce da un infortunio piuttosto serio. Ma il Giaguaro non era affatto morto, né tantomeno ferito… Luciano con i partenopei giocò sempre ad altissimi livelli, sfornando parate e voli plastici proprio come ai tempi torinesi. L’età sembrava non voler infierire sui riflessi e sulla proverbiale grinta del milanese. Il Napoli, che era abituato a campionati di centro classifica, riuscì con lui (e con un organico che anno dopo anno andava migliorandosi) ad alzare l’asticella riuscendo talvolta a qualificarsi per le coppe europee.
Nel 1980-81 il Napoli sfiorò addirittura il primo scudetto della sua storia, chiudendo però al terzo posto alle spalle di Juventus e Roma dopo un caotico finale di stagione. Castellini non vinse titoli con gli azzurri, ma condivise momenti esaltanti con assi del calibro di Krol, Bertoni, Bruscolotti e Salvatore Bagni. Il suo ultimo anno coincise col primo di Diego Armando Maradona; il vecchio Giaguaro svezzò il campionissimo argentino. Torino e Napoli sono ancora oggi orgogliose di aver avuto per tanti anni un portiere come Castellini, e anche le statistiche sembrano collimare in questo senso. Per il leggendario Giaguaro 201 presenze con i granata e 202 con i partenopei…
Lucio Iaccarino