Il celebre ex-nazionale danese gestisce un bar e fa il commentatore sportivo per la tv.

Stig Tofting

Stig Tofting

Ci sono giocatori con cui non ti metteresti o non ti saresti mai messo a discutere in campo. Gennaro Gattuso, Zlatan Ibrahimovic, Jaap Stam (ne sa qualcosa l’ex Ancona Parente), Vinnie Jones, o ricorderete il danese Thomas Gravesen ma nessuno è come il suo connazionale Stig Tøfting. Un duro vero, che batte tutti gli altri. Ecco, discutere con lui è sempre stata una pessima idea anche o forse soprattutto fuori del rettangolo di gioco. Se c’è stato un ragazzo di strada prestato al calcio, quello era Tøfting. Uno che, nella vita fuori e dentro il campo, si è sempre comportato come se nulla gli importasse davvero. O quantomeno le conseguenze non lo hanno mai fermato o spaventato.

Fisico da gladiatore, spirito guerriero e entrate decise. Dall’aspetto sembrerebbe più un componente dei Prodigy, lontanissimo dal look curatissimo a cui oggi siamo abituati a vedere i giocatori. Da calciatore aveva uno stile tutto grinta e pochi fronzoli Stig Tøfting, uno alla Gattuso per intenderci ma con meno senso tattico. Fin da bambino era scontroso e poco socievole, l’adolescenza dura poi acuì il suo carattere difficile. Quando aveva 13 anni accadde l’episodio che gli cambiò per sempre la vita: trovò i genitori morti a causa di un omicidio-suicidio. Cresce nell’Aarhus, club col quale debutta da professionista e disputa i primi campionati. Si trasferisce in Germania all’Amburgo ma, anche a causa del suo modo di fare, non riesce a trovare spazio. Torna in patria all’Odense, poi Aarhus con cui vince due Coppe di Danimarca poi ancora Odense. Debutta nel frattempo nella Nazionale con cui disputerà due Mondiali e due Europei. Giocherà ancora in Germania al Duisburg e poi nuovamente all’Amburgo con cui raggiungerà anche la Champions League.

Tøfting però è famoso più per i suoi guai giudiziari. Nel 1999 spedisce all’ ospedale un ragazzo dopo averlo picchiato in una discoteca di Aarhus, assaggiando per la prima volta le mura del carcere. Tre anni più tardi prende a testate il proprietario e il cameriere di un ristorante di Copenaghen che si erano lamentati del chiasso fatto assieme ai compagni di Nazionale, si becca quattro mesi di carcere. Pochi mesi dopo, durante il ritiro giapponese del Mondiale 2002, organizza uno scherzo nel quale tira una secchiata d’acqua gelida al compagno Jesper Grønkjær che fa l’errore di arrabbiarsi e deve ricorrere alle cure dei sanitari. Dopo quel campionato del Mondo durante la sua festa d’addio alla Nazionale perde la testa e pesta il cuoco del ristorante.

Nel finale di carriera decide di aprire un bar nel suo paese natale, ma si vede negare la licenza dal sindaco per i suoi precedenti. A questo punto Stig si autocandida a sindaco e vince alle elezioni salvo poi ritirarsi all’ultimo in quanto non interessato all’attività politica. Il successore gli concederà poi la licenza. Nel 2003 un altro dramma sconvolge la sua movimentata vita : il figlio di pochi giorni muore di meningite fulminante.

Nel frattempo torna a giocare nell’ Aarhus. Ma non smette di essere al centro delle cronache. Durante la cena di Natale del 2004 esagera con l’alcol e finisce per picchiare alcuni compagni di squadra. Arriva il licenziamento immediato. Lo ingaggia un club cinese ma ne combina un’altra subendo un nuovo arresto per rissa dopo due mesi dalla firma del contratto

Nella sua carriera sportiva vanta anche un paio di incontri di pugilato, opposto ad altri personaggi famosi del suo paese. Nei primi anni di carriera, la sua potenza fisica aveva destato l’interesse di varie squadre di rugby che gli proposero il ruolo di tallonatore. Nel 2005 ha pubblicato un’autobiografia intitolata “No regrets“, come il grosso tatuaggio che porta sul ventre. Nessun pentimento nella vita. Così è Stig che ora fa il commentatore sportivo per la televisione del canale DanishDelight.