Il giocatore olandese dello United è il nuovo padrone di una maglia leggendaria
Memphis Depay si è presentato ai suoi nuovi tifosi con una doppietta bella e per il momento decisiva al Bruges, nell’andata del terzo turno preliminare di Champions League. Voluto fortemente da Louis Van Gaal allo United e pagato 30 milioni, mica poco per un 21enne, l’olandese oltre ai gol ha incantato nella sua prima uscita mostrando un vasto repertorio di alta classe e un’atleticità non comune. Insomma un fenomeno. Nell’anno in corso è stato nominato come “miglior giovane calciatore al mondo” succedendo a Paul Pogba.
Depay potrà aprire un’era nuova a Manchester se saprà rimanere costante continuando a maturare e limare il suo carattere fumantino. Dopo l’addio di Scholes prima e Giggs poi, i red devils hanno bisogno di nuove certezze e di nuovi idoli. E oltre a ciò l’olandese ha le qualità per far rivivere un’autentica leggenda del calcio europeo. Quella della magica casacca numero 7 del Manchester.
Ci sono ruoli e maglie che hanno fatto la storia dei vari clubs del mondo. In Italia per esempio l’emblema massimo di una maglia da calcio venerata, nel vero senso della parola, come una reliquia è quella col numero 10 del Napoli indossata da Maradona, ritirata per sempre. Così come potrebbe accadere al 10 blaugrana di Messi al Barcellona. O il 10 della Juventus, una maglia leggendaria e perciò pesantissima che su di sè racchiude l’ultracentenaria storia bianconera. Sivori, Platini, Baggio, Del Piero e, ultimo, Tevez. Ma la tradizione del 10 alla Juventus deve continuare e non fermarsi, per scelta.
Così come a Manchester, altro nobile club dove il numero di maglia più rappresentativo non viene ritirato ma continua a vivere sul rettangolo di gioco cambiando interprete. All’Old Trafford è la 7 la maglia dei miti, in assoluto una delle più riconoscibili e prestigiose di tutto il mondo. I più grandi campioni passati dallo United l’hanno indossata, un mito iniziato con George Best, proseguito poi Eric Cantona e David Beckham, e più di recente da Cristiano Ronaldo. Non ci è riuscito Di Maria a portare avanti la tradizione. Ora è scivolata sulle spalle robuste di Depay. Che ha quello che serve per sostenerla. Spalle larghe, appunto.