L’esperienza a Malta di Francesco Ripa, preparatore dei portieri che ha debuttato in Europa League.

Francesco Ripa, a sinistra, dà consigli al portiere del Birkirkara

Francesco Ripa, a sinistra, dà consigli al portiere del Birkirkara

E’ una bella emozione trovarsi catapultato da un campionato di Serie D ad un preliminare di Europa League in pochi mesi. E’ quello che è capitato a Francesco Ripa, nativo di Porto San Giorgio ed ex numero uno, tra le altre, di Carpi, Perugia e Cosenza ed ex preparatore dei portieri della Sambenedettese Calcio.

Francesco, dopo la tua esperienza a San Benedetto come preparatore dei portieri in estate è arrivata la chiamata che non ti aspetti: il Birkirkara, squadra della Bov Premier League maltese che tramite il mister Giovanni Tedesco vuole che tu prenda parte ad un mini ritiro in Italia in vista dell’Europa League.

“Ho iniziato li tramite un’amicizia in comune con Giovanni Tedesco, il quale aveva bisogno di un allenatore dei portieri per un mini ritiro in Italia, a Roccaporena, in vista dei preliminari di Europa League. Era una partecipazione temporanea all’inizio. Sono partito senza grosse prospettive di rimanere ma solo con la voglia di lavorare”.

Dopo questo mini ritiro la società, apprezzando il tuo lavoro, ti ha voluto in pianta stabile nel proprio staff e così sei partito alla volta di Malta, lasciando la famiglia a Porto San Giorgio. E’ stata una scelta difficile quella di accettare questa esperienza all’estero?

“Io avevo solo sensazioni positive perche’ avevo riscontrato molto apprezzamento per il breve periodo di lavoro. La mia famiglia era entusiasta e felice per me, quindi sono partito senza grossi problemi, consapevole che non sarebbe stata un passeggiata, vuoi per la lingua, per il caldo e soprattutto per abitudini diverse dalle nostre. Mi sono lanciato però perché la reputavo una bella opportunità.

Arrivato lì ho riscontrato notevoli differenze rispetto al calcio italiano. La prima sicuramente è la mancanza di strutture adeguate per fare professionismo o comunque calcio ad altissimi livelli. La seconda è che nella loro idea di calcio la figura del preparatore dei portieri è molto marginale. Si parla di due, tre allenamenti a settimana, quello che in Italia fa una squadra di promozione. Il calcio maltese in Europa non ha nulla da perdere ma, nonostante ciò, intorno a noi si erano create notevoli aspettative”.

Ad Agosto ti sei trovato a vivere la tua prima notte europea. Raccontaci le tue sensazioni. Come è andato l’esordio?

“La prima partita di coppa era con una squadra armena, l’Ulisses. La prima gara era in casa e il club, con l’acquisto di Fabrizio Miccoli aveva creato molto interesse su di se. Sentivo qualcosa di diverso come per esempio la rifinitura il giorno prima della gara, i cartelloni dell’Uefa in tutto lo stadio e la conferenza stampa dei due coach, erano belle emozioni, nuove di sicuro per me.

La partita mise subito alla prova la mia figura di allenatore dei portieri perche’ dopo mezz’ora il destino vuole che il portiere titolare e secondo in nazionale dovette lasciare il campo per un infortunio alla caviglia ed entrò il vice che l’anno precedente aveva giocato solo 2-3 partite. La gara terminò 0-0 e lui ebbe un impatto positivo lasciandoci moderatamente tranquilli per il ritorno in Armenia.

Passammo il turno con lui in porta, vincendo 3-1 in trasferta entrando così nella storia del club. Nel secondo turno ci aspettava il West Ham, per noi era un po’ una mission impossible! Perdemmo 1-0 al 90 all’Upton Park, uno stadio con un blasone particolare nel quale non è facile giocare per una squadra non abituata a certi palcoscenici, ma quella sera non sfigurammo affatto. Al ritorno vincemmo 1-0 a Malta con 20000 maltesi a sostenerci, una sorta di festa nazionale; un calore indescrivibile, non solo dal punto di vista meteorologico. L’uscita ai rigori non cancellò l’impresa sportiva, sono dei ricordi che porterò sempre con me”.

A dicembre la tua avventura a Malta è terminata per via dell’esonero di Mister Tedesco. Come valuti la tua esperienza nel Birkirkara e qual è ora l’obiettivo che ti poni per la tua carriera?


L’ esonero del mister mi ha portato due giorni dopo a rassegnare le dimissioni. Avevano cercato di trattenermi ma era troppo il rispetto per chi mi aveva voluto e l’ottimo rapporto che si era creato per potergli voltare le spalle in quel modo. Credo molto ai valori anche nel calcio. La mia esperienza lì è sicuramente positiva con i pochi mezzi  che avevo a disposizione. Credo di aver fatto un buon lavoro io così come tutto lo staff. Daltronde quando il mister è stato esonerato il distacco dalla prima in classifica era di cinque punti. Al momento la squadra è scivolata a meno undici dalla vetta e fuori dall’Europa quindi non c’è stata l’inversione netta che si auspicava la società. Professionalmente ora penso solo ad aggiornarmi e probabilmente prenderò entro fine anno il patentino di primo livello per allenatore dei portieri, uno step a cui tengo molto”.

Saresti pronto a ripartire per un’altra avventura all’estero e dove ti piacerebbe lavorare in futuro?

“Per lavorare all’estero molto importante è la conoscenza dell’inglese che devo continuare a perfezionare, voglio essere preparato sotto tutti i punti di vista prima di cimentarmi con una nuova esperienza fuori dall’Italia. Per il resto spero di poter trasmettere la mia passione e le mie conoscenze per questo ruolo in continua evoluzione che pone sempre nuove sfide e mi stimola molto dal punto di vista professionale”.

Ti ringraziamo per aver condiviso con noi la tua esperienza Francesco. Da parte nostra un grosso in bocca al lupo per le sfide che ti si presenteranno, ti auguriamo di raccogliere gli stessi successi che raccoglievi quando volavi tra i pali anche nella tua carriera da mister.

“E’ stato un piacere condividere la mia esperienza con voi. Crepi il lupo!”.

Giulia Santarelli