La giovane promessa è di proprietà del Pisa ma sta giocando in prestito al Rapallobogliasco in serie D.

Benga Samba (foto: iltirreno.gelocal.it)

Benga Samba (foto: iltirreno.gelocal.it)

Classe 96’, difensore dal fisico possente e dalle movenze eleganti, Samba Benga arriva in Italia dal Senegal con un sogno: diventare calciatore. Inizia a giocare con gli Allievi della Cuoiopelli, ma spesso viene convocato anche con i più grandi nella Juniores. Fa un provino con il Siena, l’esito è positivo, ma la società fallisce. Samba si ritrova senza squadra, ma la determinazione non manca di certo al ragazzo e nell’estate del 2014 è la Berretti del Pisa ad accoglierlo e puntare sulle sue qualità, superando anche ostacoli relativi al tesseramento. Con mister Amoroso, allenatore della Berretti nerazzurra poi passato alla guida della prima squadra, Samba Benga prova la gioia di esordire all’Arena Garibaldi. Da inizio stagione la giovane promessa è in prestito al Rapallobogliasco, società che milita in serie D nel girone A.

Allora Samba, partiamo dagli inizi della tua carriera: com’è nata la passione per il calcio?
“Ho iniziato a giocare in strada con i miei amici in Senegal: facevamo dei tornei e spesso il vincitore si aggiudicava un cartone di latte; la passione per questo sport ce l’ho sin da bambino, ma si può dire che ho davvero iniziato a giocare a calcio quando sono arrivato in Italia”.

Da quanti anni vivi in Italia?
“Sono arrivato in Italia nel 2012. Vivevo a Santa Croce sull’Arno e ho iniziato a giocare nella Cuoiopelli, facendo la spola fra Allievi e Juniores. Poi ho avuto problemi di salute e sono dovuto tornare in Senegal per curarmi; al rientro in Italia ho fatto un provino con il Siena e l’esito è stato positivo: con i bianconeri ci sono stati alcuni problemi relativi al tesseramento, poi la società è fallita e io sono rimasto svincolato…”

Nell’estate 2014 il passaggio al Settore Giovanile del Pisa: ci racconti alcuni dettagli sul tuo arrivo in nerazzurro?
“Dopo il fallimento del Siena ero alla ricerca di una squadra. Grazie ad un mio amico che ha parlato con Simone Di Rita (tornato quest’anno a giocare in Prima Categoria con il Fornacette e all’epoca Responsabile Tecnico del Settore Giovanile del Pisa) sono riuscito a fare un provino con la Juniores del Fornacette, ma al termine dell’allenamento il mister ha chiamato Simone per dirgli che ero un po’ troppo bravo per loro… Il giorno dopo ho iniziato ad allenarmi con la Berretti del Pisa guidata da Christian Amoroso. Ad inizio stagione ci sono stati un po’ di problemi per il tesseramento, ma la segreteria nerazzurra (nelle persone di Gianni Placido Riccio e Daniele Scaramelli) e il DS Umberto Aringhieri hanno fatto un grandissimo lavoro e ce l’hanno messa tutta per risolvere le difficoltà burocratiche e farmi scendere in campo”.



Lo scorso anno hai disputato una stagione da titolare inamovibile nella retroguardia della Berretti nerazzurra e nel finale di campionato proprio Amoroso, passato alla guida della prima squadra, ti ha fatto esordire in Lega Pro all’Arena Garibaldi: che emozioni hai provato e qual è il tuo rapporto con mister Amoroso?
“Anche prima dell’arrivo di mister Amoroso sulla panchina del Pisa mi allenavo spesso con la prima squadra, venendo anche convocato per alcune gare. Nella partita contro L’Aquila stava per arrivare il momento dell’esordio, poi abbiamo subito gol ed il tecnico Braglia ha fatto entrare un attaccante. La gioia è stata solo rimandata: mister Amoroso mi ha fatto esordire all’Arena Garibaldi nella partita contro il Prato. Amoroso è un ottimo allenatore e una persona straordinaria: sia lui che il suo vice Alessandro Alfani Rossi mi hanno aiutato a crescere e mi hanno dato consigli preziosi, da parte mia nei loro confronti non possono che esserci grande stima e gratitudine. L’esordio all’Arena è stato una gioia indescrivibile, prima di scendere in campo ero teso, sentivo la pressione: non mi era mai capitato di giocare davanti a così tante persone. Poi ho pensato che il calcio è divertimento…e da quel momento eravamo solo io, il pallone e il campo: me la sono cavata abbastanza bene”.

Com’è stato l’ambientamento in Italia?
“I primi tempi sono stati duri, lasciare il proprio Paese, i propri affetti per arrivare in una nuova nazione in cui non conoscevo nessuno non è stato affatto semplice. Ma ho avuto la fortuna di incontrare delle persone straordinarie che mi hanno aiutato e mi hanno subito voluto bene. A Pisa mi hanno accolto benissimo, quasi come un figlio e mi hanno dato una grossa mano per inserirmi in una nuova realtà. Ti racconto un aneddoto riguardante il mio compleanno (24 novembre): finito l’allenamento il team manager della Berretti Giovanni Pollichino, lo staff e i miei compagni mi hanno fatto una festa a sorpresa…sono uscito dalla doccia e ho trovato un tavolo imbandito con pasticcini e altre vivande. Stupendo.”

Puoi giocare sia come centrale che esterno, ma qual è il ruolo in cui preferisci essere impiegato?
“Mi trovo bene sia come centrale che come terzino, ma credo di rendere meglio giocando al centro della difesa”.

Il tuo punto di forza e l’aspetto in cui ritieni di dover migliorare.
“I miei punti di forza sono il colpo di testa, la forza fisica, la rapidità e l’abilità nell’uno contro uno. Gli aspetti da migliorare sono molti, su tutti metterei la tecnica…sto lavorando sodo a riguardo”.

Cosa pensi del campionato del Pisa? Sfumata la promozione diretta, la B può arrivare attraverso la strada dei playoff: può farcela la squadra di Gattuso?
“Il Pisa ha disputato un ottimo campionato e pensavo che, vista la qualità della rosa a disposizione, potesse centrare la promozione diretta in serie B. Così non è stato, ma credo che abbia molte possibilità di raggiungere la serie B attraverso i playoff”.

Un bilancio della stagione al Rapallobogliasco.
“L’inizio non è stato brillante, i risultati faticavano ad arrivare ed eravamo in zona play-out. Poi abbiamo trovato la quadratura del cerchio e, disputando un ottimo girone di ritorno (vincendo anche contro la capolista e la seconda in classifica), siamo arrivati a pochi punti dalla zona play-off. Dal punto di vista personale, ho disputato una stagione da titolare riuscendo ad esprimermi su buoni livelli, segnando anche una rete in campionato ed una in coppa. La stagione non è finita, ma direi che il bilancio è abbastanza positivo”.

La tua squadra del cuore.
“Sin da bambino tifo per il Real Madrid…ma la mia squadra del cuore è il Pisa”.

Il tuo modello come calciatore.
“Koulibaly del Napoli. Lo seguo con attenzione, sta disputando una grande stagione e mi piace molto il suo tipo di gioco, è migliorato tantissimo”.

Passioni e interessi oltre al calcio?
“Esco con gli amici, mi diletto per necessità ai fornelli (ride) e mi piace molto la musica. Ho anche la passione per il canto, mi cimento soprattutto con canzoni religiose”.

I valori che per te sono importanti nella vita.
“L’educazione, il rispetto (sia verso se stessi che verso gli altri), la correttezza, l’umiltà e il coraggio”.

Uno sguardo al futuro: progetti?
“Il mio sogno è quello di diventare un calciatore professionista: spero di coronarlo indossando la maglia nerazzurra, per il momento penso a lavorare e farmi trovare pronto”.

Alessandro Marone