Carmine Marrazzo ha realizzato 33 gol in 28 presenze.
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I risultati si sono visti, perché i biancorossi hanno conquistato la D con più di un mese di anticipo, senza mai perdere. La stagione è finita domenica scorsa, ma è già nostalgia: “Sono felicissimo per come è andata, ma da qualche settimana ho un velo di tristezza. Quando fai questi campionati speri non finiscano mai”. Dalla fine all’inizio, quando il centravanti di Nocera Inferiore (11 reti nel 2014-2015 fra Piacenza e Altovicentino) ha accettato la chiamata del Varese. O meglio, dell’allenatore Giuliano Melosi, un passato – fra le altre – nel Chievo di Malesani e di un Rolando Maran quasi al termine della carriera da calciatore. “Avevo giocato contro una squadra di Melosi quando ero al Piacenza – racconta Marrazzo -, mi conosceva molto bene e mi ha voluto per questo. Allora sono arrivato a Varese a parlare: allo stadio ho visto l’erba altissima, dato lo stato d’abbandono. Ma appena sono entrato al Franco Ossola, me lo sono subito immaginato pieno con la gente a festeggiare. In quel momento, avevo già deciso di giocare qui. La prima cosa che ho fatto è stata controllare i punti dove andare a esultare…”. E quest’anno lo ha fatto davvero parecchie volte…
L’amore di Marrazzo per il calcio è sbocciato in tenerissima età: “Anche perché – spiega – rispetto ai miei tre figli noi non avevamo tecnologie con cui divertirci, l’unico giocattolo era il pallone. Giocavo a San Marzano con ragazzi più grandi di me, perché ero già alto anche da piccolo”. E dire che il bomber biancorosso non è sempre stato un attaccante: “No, giocavo davanti alla difesa. Ma coi ragazzini del San Marzano facevo anche 40 gol, lì hanno deciso di mettermi davanti, era destino”. Poi, il passaggio agli All
ievi della Salernitana, dove ha giocato attaccante esterno. Il battesimo da punta centrale è arrivato solo ai 26 anni, a Salò. “Sono arrivato lì a dicembre, ed eravamo messi molto male in classifica. Bonvicini mi fece entrare contro il Darfo Boario come centravanti e andò bene. Poi mi chiamò e mi chiese se me la sentivo di fare il resto del campionato in quel ruolo. Nel girone di ritorno ho fatto 18 gol in 17 giornate”. Da lì è iniziata la vera storia di Marrazzo, con molte maglie diverse, e centinaia di reti dalla Lega Pro in giù. Con un modello:“Ronaldo, il fenomeno. Un calciatore incredibile. Se dovessi dirne uno recente, sceglierei Milito: ha la sterzatina come la mia…(ride, ndr)”. Una storia che però non l’ha portato a vestire più la maglia granata della sua amatissima Salernitana, la squadra di cui è tifoso fin da ragazzo. “Domenica scorsa ero in panchina – a risultato acquisito – con il cellulare a guardare Salernitana-Livorno. Questa mia passione mi è nata quando giocavo nel settore giovanile a Salerno: giocavamo il sabato e la domenica andavo in curva a tifare granata. Una sensazione incredibile”. Un vero e proprio calciatore-ultras, diviso fra il rettangolo verde e le gradinate: “Secondo me giocare sapendo cosa provano i tifosi dà una spinta in più. La gioia che ti fa provare un gol della tua squadra la può capire solo chi è stato in curva: per questo quando segno vado dai miei tifosi. Quando andavo a vedere in trasferta la Salernitana mi arrabbiavo quando i giocatori non ci venivano a salutare: facevamo chilometri e sacrifici e non festeggiavano con noi. Da lì mi sono promesso di non fare mai così”. È un’annata abbastanza difficile per la Salernitana, come dice il tifoso Marrazzo: “Sì, è particolare, i granata non sono abituati a lottare per queste posizioni: si pensava a tutt’altro campionato. Salerno poi è una piazza difficilissima: dà tanto ma mette pressioni a chi non è abituato. Arrivati a questo punto bisogna solo pensare a mantenere la categoria. Ma sono sicuro di una cosa: se i calciatori riuscissero a salvare la Salernitana sarebbero osannati come eroi”. Ma se la Salernitana è l’amore di sempre, il Varese è quello di adesso, che Marrazzo spera vada avanti per moltissimo tempo. “Se mi dicessero di firmare a vita per i biancorossi, lo farei subito. Voglio riportare il Varese in Lega Pro, è un sogno che abbiamo tutti. Ci siamo guardati e abbiamo capito che lo possiamo fare”. Calciatore, bomber, ultras granata e anche biancorosso: vivere per il gol non è mai stato così bello. Parola di Carminetor.
Luca Mastrorilli – www.gianlucadimarzio.com