Nel mondo del calcio si tende a sottovalutare e sminuire il ruolo del portiere. Un ruolo duro, difficile, pieno di responsabilità, di pressioni e poche glorie a bilanciare l’ago della bilancia. I meriti e gli elogi nei confronti dei portieri sono sempre troppo pochi quando le cose vanno bene e sempre troppo duri quando le cose vanno male. Risulta paradossale, ma una buona o ottima prestazione del portiere può avvenire solamente se la difesa sbaglia: è l’unico ruolo al mondo dove ci si esalta se i compagni sbagliano.

Un difensore, un centrocampista o un attaccante, beneficia di un’ottima prestazione di squadra e la sua prestazione risulterà senza dubbi più apprezzata. Un portiere che non riceve tiri non ha alcun complimento, non avendo fatto “nulla”. Un attaccante, se sbaglia un goal a porta vuota, viene criticato, ma se segna un altro goal la macchia svanisce; se un portiere commette una “papera” non c’è prestazione sontuosa che possa salvarlo dalle critiche infernali di stampa e tifosi.

Eppure, spesso le partite vengono decise da veri e propri miracoli da parte degli estremi difensori che con balzi felini, colpi d’anca e tuffi assurdi, si ritrovano a coprire i guai di una difesa disattenta che non paga mai il giusto pegno di fronte alle valutazioni dei giornalisti.

In Italia ci si è abituati bene con la tradizione dei nostri portieri. Zoff e Buffon sono due icone riconosciute come leggende in tutto il mondo. Donnarumma è stato uno dei principali protagonisti della spedizione vittoriosa di Euro2020 e si è addirittura aggiudicato il premio di miglior giocatore del torneo; questo ci aiuta a comprendere quanto possa essere decisivo il ruolo più giudicato e sottovalutato del gioco del calcio: il portiere.

 

Le parate che hanno cambiato la storia del calcio

I bonus bookmaker sono utili a fare pronostici complessi in base alla qualità delle rose delle squadre, lo stato fisico e mentale dei calciatori, i piani tattici, i fattori climatici, il tutto valutando minuziosamente ogni singolo dettaglio. A volte, però, semplicemente, gli avversari sono costretti a scontrarsi contro un portiere in stato di grazia e si annullano tutti quei fattori presi in considerazione.
Ma quali sono le parate che hanno cambiato i pronostici in maniera più netta a volte smentendoli del tutto?

  1. Gordon Banks: 7 giugno 1970. Brasile-Inghilterra (Guadalajara, Messico)
    La parata del portiere inglese viene definita semplicemente come la parata del secolo. Parata dannosa per la sua Inghilterra, ribaltando il pronostico. Una parata così prodigiosa ha trasmesso troppa sicurezza alla squadra dei tre leoni che con un portiere così si è sentita invalicabile. L’Inghilterra affrontava le partite del mondiale messicano da campione in carica; 4 anni prima, Banks e la difesa inglese, avevano dimostrato di essere estremamente solidi e di poter resistere a qualsiasi tipo di trama offensiva avversaria. La partita, seppur fosse un match del girone, costò cara agli Inglesi che poi si ritrovarono a dover fronteggiare una parte del tabellone più dura dove c’erano squadre come Italia e Germania.
  2. Gianluigi Buffon: 9 luglio 2006. Italia-Francia (Berlino, Germania)
    Si sta giocando la finale di coppa del mondo e l’Italia parte sfavorita contro la corazzata francese di campioni, capitanata da Zinedine Zidane. Il numero 10 stesso è scaltro a liberarsi dentro l’area e scagliare di testa un pallone non molto angolato ma potentissimo, che sta per infilarsi proprio sotto la traversa. Tutti i portieri, vedendosi arrivare quel pallone lì, lanciato con quella forza, da una distanza che definire ravvicinata risulterebbe riduttivo, sarebbero rimasti immobili. Tutti tranne uno: Gigi Buffon. Il numero uno azzurro spicca il volo e, con dei tempi di reazione al limite dell’umano, spinge quel pallone oltre la traversa.

Oltre a buttare fuori il pallone, con quel gesto tecnico Buffon ha spazzato via anche le speranze della Francia. Un beffardo meccanismo psicologico da quel momento ha innestato un’insensata sicurezza negli azzurri che si può spiegare solo con l’adrenalina che si prova in una finale di coppa del mondo.

I Francesi, invece, per lo stesso motivo, hanno cominciato a sentirsi fragili, inoffensivi. Una partita giocata sui nervi che si accentua ai massimi livelli ai calci di rigore. Quando ci si ritrova a tu per tu dagli undici metri, si annullano le qualità tecniche e entrano in gioco quelle caratteriali. Come è andata a finire si sa, è storia.