La clamorosa vittoria della squadra austriaca nel campionato tedesco del 1941, dopo l’annessione da parte del Terzo Reich.

Il Rapid Vienna con la coppa del campionato tedesco del 1941 (immagine dal web)

Una volta c’era il Wunderteam, la squadra delle meraviglie. Era il soprannome dato alla nazionale austriaca di calcio, che praticava un gioco veloce, fatto di passaggi e palleggi tecnicamente notevoli, il cosiddetto “calcio danubiano” fuso con il “calcio scozzese”, con i suoi tipici cambi di posizione tra i giocatori in campo.

Erano i primi anni ’30 del secolo scorso e l’Austria dettava scuola in Europa con il suo stile e con i nomi altisonanti dei suoi interpreti, da Matthias Sindelar a Camillo Jerusalem, da Jozef Bican al cannoniere Franz Binder, quarto miglior realizzatore di tutti i tempi con 1006 reti in 756 partite ufficiali. Alla guida di questa squadra stellare, Hugo Meisl.


Il Wunderteam si spense il 12 marzo del 1938. La chiamarono Anschluss e fu la terribile annessione dell’Austria da parte del Terzo Reich tedesco. E l’Austria divenne una provincia della Germania. La fine di una nazione. E di una nazionale. Infatti i calciatori del Wunderteam furono costretti a giocare nella rappresentativa nazionale tedesca. Ma arrivò la rivincita contro l’invasore e fu clamorosa.

Con l’annessione, infatti, le squadre di club austriache più forti entrarono a far parte del massimo campionato di calcio tedesco, la Gauliga Ostmark (la Bundesliga odierna): tra esse  il First Vienna, l’Admira Wacker, ma, soprattutto, il Rapid Vienna.
La vita delle squadre austriache nel grande campionato non era facile: gli arbitri le penalizzavano continuamente, le avversarie tedesche giocavano sempre alla morte, sicure dell’impunità dei loro falli e del loro gioco cattivo. Ma i biancoverdi del Rapid erano troppo forti. E troppo più forti della violenza, dell’odio delle squadre tedesche e della loro supponenza.

Così, la squadra austriaca conquistò la Tschammerpokal (odierna Coppa di Germania) del 1938 nella finale disputata a Berlino contro il FSV Frankfurt con un sonoro 3-1. Ma fu solo l’antipasto, l’anticipazione di quello che sarebbe accaduto.
In quegli anni c’era una squadra che dominava in lungo e in largo il calcio tedesco, lo Schalke 04, in grado di vincere sei campionati nel giro di nove anni. Il 22 giugno 1941, nella cornice dell’Olympiastadion di Berlino, pieno nei suoi 95.000 posti, si disputò la finale del campionato tedesco. Una delle due finaliste era, tanto per cambiare, lo Schalke 04.

Dall’altra parte del campo, i sorprendenti austriaci del Rapid Vienna. Il primo tempo si concluse sul 3-0 per la squadra di Gelsenkirchen. I bianco verdi sembravano sempre più le vittime sacrificali dello strapotere tedesco. L’arbitraggio fu smaccatamente rivolto a favorire la squadra tedesca ma qualcosa si mosse nella seconda metà della partita, forse l’orgoglio, forse la rabbia per i soprusi subiti e per aver perso una patria. Qualunque fosse stata la spinta, il Rapid Vienna, con tre reti di Binder, rimontò il risultato e vinse per 4-3 conquistando lo scudetto tedesco.


La vittoria della rabbia e dell’orgoglio, la vittoria del cuore, per i propri concittadini, per gli esuli e per un popolo intero. Ironia della sorte, proprio nel giorno in cui Hitler dà l’avvio all’invasione dell’Unione Sovietica. Il Rapid Vienna è stata l’unica squadra a vincere un campionato in due Paesi diversi, escludendo, logicamente, quelli nati dalla dissoluzione di Stati più grandi come nel caso dell’ex Urss o dell’ex Jugoslavia. Un trionfo storico, parafrasando Paolo Conte, “tra i tedeschi che si incazzano”.

Emanuele Giulianelli