Inchiesta sulla parte peggiore del calcio: calciatori e allenatori senza squadra perché…

Salvatore Soviero

Salvatore Soviero (foto dalla rete)

Se lo scrittore statunitense Cormac McCarthy fosse nato in Italia, anziché scrivere “Non è un paese per vecchi”, avrebbe dato alle stampe “Non è un Paese per i senza sponsor”.

Il calcio non è immune alla crisi economica, come si evince dagli ultimi movimenti di mercato delle più blasonate squadre della Serie A. Nelle categorie minori esistono problemi ancor più gravi: sono centinaia i calciatori svincolati che non riescono a trovare una squadra e, di conseguenza, uno stipendio. Alcune scelte scellerate di società e addetti ai lavori hanno fatto sì che tantissimi atleti, tra esperti e giovani, rimanessero alla finestra. Su Facebook esiste più di un gruppo, in cui sono riuniti calciatori in cerca di provini e squadre. Il tutto organizzato e gestito magari da ex calciatori o allenatori che si prendono la briga di spedire curriculum in giro per l’Italia.

Spesso, però, le società non prendono in considerazione i ragazzi proposti, nonostante questi vantino fior fiori di esperienze tra Lega Pro e Serie D. Vi siete chiesti perché? Semplice, le società ricercano vantaggi economici. I procuratori hanno guadagnato sempre più potere e nel calcio vige una legge: se non hai soldi, non avrai una squadra!


Riempiremmo diverse intere pagine se dovessimo inserire i nomi di tutti i calciatori svincolati. Se dovessimo fare degli esempi potremmo citare Danilo Bacchi, terzino destro classe ’83, una vita trascorsa a calcare campi di Lega Pro con le maglie di Tivoli, Rosetana, Paganese, Cavese e Celano. E poi “Ninni” Sposito, centrocampista nato nel 1990 a Palermo, cresciuto proprio nel settore giovanile rosanero in cui ha incrociato Afryie Acquah. Adesso il ghanese gioca a Parma, mentre lui è rimasto senza squadra, esattamente come i vari Ciro Santangelo, Stefano Maiorana, Julio Godio e Roberto Sias, dilettanti con numerose esperienze pregresse  il cui unico desiderio è quello di giocare a calcio, divertirsi e magari non dover trovare un lavoro ulteriore per arrotondare lo stipendio o dover sopperire ai mancati pagamenti.

La venalità del calcio ha tagliato anche allenatori e preparatori. E qui la questione è ancora più grave, se si considera che questi professionisti hanno studiato per anni e anni e fatto sacrifici per aggiornarsi con corsi sparsi per l’Europa. Il motivo? Per allenare bisogna portare uno sponsor. Chi non ci riesce, rimane fuori. La testimonianza più emblematica arriva dall’ex portiere Salvatore Soviero:”Mi proposero di allenare una squadra. Ed io, che sono un giovane allenatore, dissi “sì” con entusiasmo. Poi però mi fecero sapere che ci volevano 50mila euro di sponsor… Io risposi che se dovevo portare soldi facevo il presidente, non l’allenatore!”.

Gianluca Pepe