In Italia giocò con la Lazio, in Germania fu campione d’Europa col Dortmund e del mondo con la nazionale! Riedle era un bomber completo, e i suoi colpi di testa…

Riedle

Karl Heinz Riedle (foto uefa.com)

Il colpo di testa è certamente uno dei requisiti fondamentali per il classico centravanti di sfondamento, l’arma migliore per scardinare le difese avversarie. Il calcio ci ha regalato formidabili interpreti nel gioco aereo, molte volte aiutati da un’altezza superiore alla media: restando in Italia possiamo citare Altobelli, Graziani, Vieri e tanti altri. In Germania, precisamente a Weiler (un piccolo paese della Baviera), diversi anni fa nacque uno straordinario battitore di testa, particolarmente meritevole perché non eccessivamente alto.

Il giovane Riedle, infatti, non arrivò mai a raggiungere il metro e ottanta ma la natura gli aveva regalato uno stacco e un tempismo formidabili. Difensori massicci e rocciosi diventavano inermi: il bomber sembrava prendere l’ascensore e come un falco aggrediva ogni pallone volante.

Karl Heinz Riedle (16 settembre 1965) sembrava inizialmente destinato a non lasciare la sua terra; Weiler era una ridente località di vacanza dove molti tedeschi costruivano la loro seconda casa. Lavorava nella macelleria del padre e il calcio era poco più di un hobby. La svolta arrivò nel 1984 con l’ingaggio nell’FC Augsburg, club non proprio famosissimo ma capace di formarlo come calciatore e come uomo. Riedle cominciò a perfezionare il suo gioco aereo e a segnare gol a raffica, mentre qualcuno cominciava a chiamarlo Kalle (soprannome certamente impegnativo per un attaccante cresciuto sotto il mito di Rummenigge).


Nel 1986  Karl Heinz debutta in Bundesliga con la maglia del BW di Berlino, squadra perennemente abituata a salire e scendere dal massimo campionato tedesco. Riedle fu però lesto e reattivo nel mettersi in mostra, visto che l’anno dopo si guadagnò l’interessamento del Werder: il prestigioso club di Brema aveva appena venduto alla Roma il suo cecchino Rudi Voeller e decise di rimpiazzarlo proprio con Riedle, all’epoca ventiduenne ma già maturo per una grande piazza.

Il granatiere tedesco non ci mise molto ad ambientarsi nella nuova realtà, segnando fin dalle prime apparizioni e vincendo già al primo tentativo (stagione 1986-87) il campionato tedesco. Un altro anno indimenticabile per Riedle fu il 1988: il 31 agosto arrivò il debutto con gol con la nazionale tedesca. Ad Helsinki contro la Finlandia, Kalle realizzò l’ultimo dei quattro gol della Germania. Ormai il suo nome era giustamente accostato ai grandi club nostrani e nel 1990 si aprì curiosamente per lui la stessa strada di Rudi Voeller, quella che portava dritto a Roma. Riedle, però, approdò sulla sponda biancoceleste e non in quella giallorossa.

Karl Heinz e la nostra serie A si trovarono subito in perfetta sintonia: nelle prime due stagioni andò in gol con buona regolarità, formando con Ruben Sosa una coppia offensiva pericolosissima. I due si compensavano a meraviglia, e proprio la partenza dell’uruguaiano verso l’Inter coincise con i primi veri problemi di Riedle. La stagione 1992-93, condita anche da diversi guai fisici, fu meno esaltante e si concluse con un divorzio l’estate successiva. Come vedremo, il calcio italiano si dimostrò nei suoi confronti troppo frettoloso e pagò per questa scelta un prezzo salatissimo…

La vendetta è un piatto che va servito freddo, pensò Riedle quando tornò in Germania al Borussia Dortmund. Vinse due campionati consecutivi, e il 28 maggio del 1997 si materializzò il suo giorno di gloria: una fantastica e decisiva doppietta in finale di Coppa dei Campioni. E per giunta contro un club italiano: la Juventus di Zidane, Del Piero, Vieri e con Lippi in panchina. In quel sorprendente 3-1 finale (i bianconeri erano favoritissimi) Riedle fu letale in cinque minuti: al 29° con un siluro imparabile per Peruzzi e al 34° con uno dei suoi micidiali colpi di testa! Del Piero e Ricken andarono a segno nel secondo tempo, ma l’uomo partita fu certamente Kalle Riedle!


Quella vittoria, vissuta da protagonista indiscusso, fu certamente il fiore all’occhiello della carriera. Con la nazionale tedesca totalizzò 42 presenze e 16 gol, vincendo un bronzo alle Olimpiadi del 1988 e soprattutto il campionato del mondo nel 1990, proprio in Italia. Nella fase finale marcò 4 presenze (e solo una volta partì titolare) senza segnare. La concorrenza di Voeller e Klinsmann fu la sua croce: del resto non scese neanche in campo nell’atto conclusivo con l’Argentina. Prima di chiudere la carriera, comunque, Karl Heinz Riedle si tolse un’altra grande soddisfazione, avendo l’onore di vestire una maglia gloriosa e ricca di fascino: quella del Liverpool! Proprio l’Inghilterra, infatti, fu il suo ultimo amore calcistico anche se sfortunatamente non riuscì a tagliare traguardi importanti. Aveva superato i trent’anni e l’accumulo di tanti acciacchi muscolari gli impedirono, sia al Liverpool che successivamente al Fulham, di ripetere quelle acrobazie aeree che spopolarono in Italia e in Germania…

Lucio Iaccarino