Amato come un figlio in Uruguay e in Argentina, Enzo Francescoli era un  regista-goleador dal talento cristallino. In Italia giocò col Cagliari e col Torino.

Francescoli

Enzo Francescoli(foto ofutebologo.com)

Uno dei migliori centravanti degli ultimi anni è stato senza dubbio l’argentino Diego Milito, che i tifosi dell’Inter non potranno mai dimenticare per le memorabili vittorie che ha portato in dote durante la militanza coi nerazzurri. Il bomber di Bernal per molti è noto come il “Principe”, soprannome che ha ereditato da un altro campionissimo del Sudamerica: Enzo Francescoli. I due, che hanno giocato in epoche diverse, in campo non avevano neanche il ruolo in comune ma erano e sono uniti da una sorprendente somiglianza fisica, al punto da sembrare fratelli.

L’uruguaiano, che in realtà è nato circa 18 anni prima di Milito, si può e si deve considerare un vero artista della pelota; un regista raffinato e concreto, carismatico ed elegante nella regia. A centrocampo sapeva fare tutto, sdoppiandosi in più ruoli a seconda delle necessità. Quasi per incanto, si trasformava in attaccante puro e trovava la via del gol con irrisoria facilità: ecco perché  El Principe mandava letteralmente in tilt gli allenatori avversari…

Enzo Uriarte Francescoli nacque nella capitale Montevideo nel novembre del 1961. Il club capace di svezzarlo fu il Montevideo Wanderers, mentre la consacrazione arrivò col River Plate, in Argentina. Fu il primo segnale della sua grandezza: Francescoli, straniero nella patria di Diego Maradona, divenne l’idolo dei suoi tifosi sciorinando classe e magie in mezzo al rettangolo verde. Elegante, preciso dalla lunga e media distanza, Francescoli era paragonabile ad un direttore d’orchestra per la padronanza e la gestione di ogni pallone.

Nell’epopea argentina, inoltre, giocava a ridosso degli attaccanti, divenendo lui stesso portentoso in zona gol: difatti vinse due titoli di capocannoniere, contribuendo alla conquista di svariati titoli nazionali. Infallibile sui calci piazzati, precisi e potenti, si faceva rispettare anche in acrobazia e nel gioco aereo: un regista classico mimetizzato da centravanti moderno. Enzo Francescoli si fece apprezzare universalmente anche per la sua sportività e integrità morale; debuttò giovanissimo, ma in fondo già esperto, con la Nazionale dell’Uruguay, il 20 febbraio 1982 (2-2 contro la Corea del Sud).

Arrivò in Europa nel 1986, prelevato dal semisconosciuto club francese dell’RC Parigi. Nel 1989 passò al Marsiglia di Papin, Tigana, Carlos Mozer e Waddle. Pur arretrando spesso il suo raggio d’azione, Francescoli arrivò in doppia cifra (11 gol) e fu fra i principali artefici della conquista del titolo francese: fra l’altro, fu eletto miglior calciatore del campionato. L’anno dopo, con una scelta sorprendente fino ad un certo punto, decise di accettare una sfida intrigante e pericolosa: approdare in Italia in un club di seconda-terza fascia. Parliamo ovviamente del Cagliari, che nel 1990-91 era appena ritornato in serie A sotto la guida di Claudio Ranieri.


Quasi un azzardo quello di Francescoli, il cui debutto fu infatti amaro e mortificante: Cagliari-Inter 0-3, 9 settembre 1990. Enzo però era abituato a non mollare mai e, col tempo, riuscì a rinvigorire una squadra tecnicamente non eccelsa ma fiera e agonisticamente valida. Con i connazionali Herrera e Fonseca, il Principe (a segno solo 4 volte proprio per la nuova collocazione tattica) riordinò le idee del centrocampo e portò i sardi alla salvezza. Francescoli restò in Sardegna per altri due anni, regalando ai passionali tifosi rossoblù giocate e prodezze di primissimo livello. Col nuovo tecnico Mazzone in panchina, poi, c’era un feeling particolare (Enzo realizzò una splendida doppietta con la Samp Campione d’Italia alla prima giornata nel 1991-92) e gli ingranaggi del Cagliari giravano alla perfezione: addirittura, nel 1993 arrivò un’insperata qualificazione in Coppa Uefa.

Dopo una stagione in chiaroscuro al Torino, la sua ultima in Italia, Francescoli tornò al River Plate dove, nonostante l’età avanzata e qualche problemino fisico, riprese nuovamente a seminare classe. Segnò un’altra cinquantina di gol in tre stagioni, vincendo anche una Coppa Libertadores e una Supercoppa Sudamericana (nuovamente capocannoniere nel 1996). Fu capitano e valoroso condottiero dell’Uruguay in due fasi finali della Coppa del mondo, nel 1986 e nel 1990; in entrambe le circostanze la Celeste si fermò agli ottavi di finale. Enzo Francescoli conquistò però la Coppa America per ben tre volte (1983, 1987, 1995) e sempre da protagonista.

In totale, con l’Uruguay 73 presenze con 17 reti. Il suo straordinario curriculum personale vanta, oltre ad un cospicuo bottino di premi fra Francia e Argentina (senza dimenticare mai i grandi attestati di stima dalla nostra Italia), ben due Palloni d’Oro del Sudamerica, vinti peraltro a undici anni di distanza: 1984 e 1995. Ora Francescoli è un valente direttore sportivo, in forza proprio al River Plate, e si fa apprezzare soprattutto per la ricerca e la valorizzazione di giovani calciatori dell’America Latina.

Lucio Iaccarino