Il bomber che fece sognare tutta la Calabria aveva un sinistro magico e un favoloso istinto in area! Le promozioni, le stagioni in A e i memorabili gol da calcio d’angolo!

Palanca

Massimo Palanca(foto Storiedicalcio.org)

La fine degli anni settanta e l’inizio degli ottanta coincisero, nell’epopea del campionato italiano di calcio, con un periodo di passioni ed emozioni di altissimo livello per la squadra e la città di Catanzaro. La società calabrese si guadagnò il titolo di Regina del Sud diventando una realtà consolidata e persino temuta in serie A. Con un budget tutt’altro che sostanzioso e con le infinite problematiche del meridione, il Catanzaro disputò sei campionati di A in sette stagioni: un’impresa titanica che ancora oggi è ricordata con nostalgia.

Il simbolo in campo era, in tutti i sensi, un centravanti coi baffi: Massimo Palanca aveva colpi e numeri da sudamericano ma anche lineamenti e tratti umili, un viso che ispirava simpatia a tutti. Aveva un sinistro portentoso e spopolò con i suoi gol da calcio d’angolo, un’etichetta che gli valse fama e notorietà. Trasferì nello sport più popolare la concreta speranza di emergere nonostante le difficoltà e le ingiurie della vita: per una volta la classe operaia andò davvero in Paradiso… 

Massimo Palanca nacque nell’estate del 1953 a Loreto, nei pressi di Ancona. Attaccante completo già in tenera età, si mise in evidenza in serie D col Camerino e in C col Frosinone. Tuttavia, le qualità balistiche e il senso del gol sbocciarono a tantissimi chilometri di distanza: il Catanzaro lo acquistò nel 1974 e Palanca dimostrò subito confidenza col gol. Non molto alto ma comunque duro nei contrasti, O Rey (così era soprannominato dai tifosi calabresi) era un centravanti agile e furbo che viveva soprattutto in funzione del suo sinistro. Tiri dalla distanza, punizioni, poderose conclusioni al volo e poi i celeberrimi gol direttamente da calcio d’angolo: Palanca era capace di disegnare traiettorie forti e velenosissime, capaci di beffare anche portieri e difensori di grosso calibro.

Non erano di certo prodezze casuali, visto che in totale gli almanacchi descrivono in questo senso 13 gol ufficiali. Un numero che, rapportato al calcio dei nostri tempi, meriterebbe di essere ancora più sostanzioso visto che Palanca provocò anche diversi autogol con le sue incredibili parabole. Massimo vinse col Catanzaro due campionati di serie B, inframmezzati da una retrocessione, e a suon di reti garantì ai calabresi le più belle stagioni di sempre in A. Al suo fianco ricordiamo il portiere Massimo Mattolini, i difensori Leonardo Menichini e Claudio Ranieri e il giovane centrocampista Massimo Mauro.

Era conosciuto come Piedino d’oro perché ai piedi calzava un semplice 37, una misura anomala che non gli impediva di sganciare autentiche saette negli ultimi sedici metri. Inoltre Palanca non disdegnava giocate di fino e sapeva farsi rispettare persino di testa, nonostante l’altezza non eccelsa. La bella favola del Catanzaro e del suo Re era sulla bocca di tutti, la squadra ottenne risultati prestigiosi e riuscì ad assestarsi spesso a centro-classifica (il nono posto del 1979, l’ottavo del 1981 con Tarcisio Burgnich allenatore). Il 4 marzo del 1979 Palanca realizzò una splendida tripletta in un indimenticabile Roma-Catanzaro 1-3, mentre nella massima serie le doppiette furono sei.


Massimo fu anche capocannoniere della Coppa Italia nell’edizione 1978-79, ma il trofeo purtroppo non arrivò nella bacheca dei calabresi. Certo, vincere un titolo sarebbe stato davvero il coronamento di quell’epoca d’oro dei giallorossi. Palanca e il Catanzaro si separarono temporaneamente nel 1982: una scelta che si rivelò amara per tutti. Il bomber, in particolare, provò l’avventura col Napoli ma in due stagioni smarrì misteriosamente la via del gol: appena due centri e soprattutto uno scarso feeling con il tecnico Rino Marchesi. Provò a sbloccarsi in B col Como, ma i risultati si confermarono mediocri.

Quando, dopo aver oltrepassato la trentina, nel 1984 passò al Foligno in C2 molti pensarono che la sua carriera era ormai al capolinea. Palanca però pregustava un altro capitolo della splendida storia d’amore col Catanzaro: dopo due buone annate in Umbria tornò a vestire la tanto amata e gloriosa casacca giallorossa. I calabresi erano ripiombati in C1 e O Rey sognava di riportare in alto la sua squadra del cuore, magari un doppio salto di categoria prima di ritirarsi definitivamente. L’impresa riuscì a metà… Palanca sembrava ringiovanito: riprese a segnare a raffica e, nel 1986-87, riportò subito il Catanzaro in B grazie a 17 gol e l’ennesimo titolo di capocannoniere.

Seguirono le ultime due stagioni ma il biglietto per la serie A non arrivò nonostante la grinta e il coraggio del gladiatore. In una delle partite decisive Palanca fallì un calcio di rigore e uscì dal campo in lacrime, distrutto e disperato per l’errore: il pubblico si alzò in piedi per applaudire e omaggiare il campione e l’uomo. Fu una scena molto emozionante, che durò diversi minuti e che coinvolse tutto lo stadio. Quando, qualche mese dopo, Massimo Palanca si ritirò la città gli dedicò una festa memorabile, un tributo senza precedenti. In totale, col Catanzaro realizzò 115 reti nei vari campionati e 22 in Coppa Italia.

 

Lucio Iaccarino