Classe ’89, Pietro Pifano sta disputando la nona stagione con la maglia dell’Agnonese in Serie D.

Pietro Pifano (foto: altomolise.net)

Pietro Pifano (foto: altomolise.net)

Campobassano di nascita e cresciuto calcisticamente nel capoluogo, Pietro Pifano è andato a farsi le ossa ad Arezzo prima di fare ritorno in Molise: giocatore duttile, dal 2007 indossa la maglia dell’Agnonese, attualmente 17° nel girone F della serie D.

Allora Pietro: un bilancio di questa prima parte di stagione e l’obiettivo per il girone di ritorno.
Sicuramente l’aver iniziato un po’ in ritardo poiché non sapevamo se avremmo disputato il campionato di Eccellenza o di Serie D ci ha penalizzato. Poi abbiamo trovato l’assetto giusto e siamo riusciti a collezionare 5-6 risultati utili consecutivi; in alcune partite avremmo meritato di raccogliere di più, ora siamo di nuovo in difficoltà e dobbiamo ritrovare gli equilibri, dal momento che ci sono stati cambiamenti nell’organico. Il nostro obiettivo rimane quello della salvezza e sono fiducioso sul fatto che riusciremo a raggiungerlo”.

Vesti la maglia dell’Agnonese da 9 stagioni, sei uno dei veterani: come ti trovi con i compagni, il mister e la società?
Sono qui dal 2007 e se sono rimasto ad Agnone per 9 anni un motivo ci sarà. Mi trovo bene e mi sento in sintonia con tutto l’ambiente, mister, compagni, dirigenza, tifosi. Sono il vice-capitano (il capitano è Litterio) e cerco di dare anche consigli ai compagni affinché tutti possano dare il massimo per il bene della squadra”.

Sei impiegato sia come difensore centrale che sulla fascia: dove ti trovi meglio?
Preferisco giocare centrale per essere sempre nel vivo del gioco; ma l’importante è scendere in campo e le esigenze della squadra hanno la priorità. Sono un giocatore duttile, in questi anni ho ricoperto vari ruoli, forse mi manca solo il portiere (ride)”.

Qual è la stagione che ricordi con più piacere?
“Senza nulla togliere alle altre, quella che ricordo con più piacere è la prima stagione con mister Agovino (2008/2009), quando arrivammo a disputare gli spareggi playoff contro il Campobasso. Fu proprio in quella occasione che il mister da attaccante mi reinventò terzino; mi calai con entusiasmo nella sfida di ricoprire quello che poi è diventato il mio nuovo ruolo”.

Hai un soprannome?
“I compagni non mi hanno affibbiato un soprannome particolare, sui giornali mi definiscono “Caterpillar””.

Il tuo punto di forza e l’aspetto in cui devi migliorare.
Sono un giocatore esplosivo, forte a livello fisico; grazie alla potenza fisica spesso riesco anche a rimediare ad alcuni errori di posizione o di disattenzione. Un difetto che ho è quello, a volte, di spingermi troppo in avanti, lasciando spazi in difesa”.

Il momento più bello e quello più brutto della tua carriera.
“Il momento più brutto è stato sicuramente l’infortunio (frattura alla tibia) che ho subito nell’estate 2014. Il più bello il gol-vittoria nei playout contro la Narnese (stagione 2007-2008)”.

Il compagno di squadra e l’avversario più forti.
“Tommaso Marolda è un esempio sia dal punto di vista calcistico che da quello umano; è una persona eccezionale, sempre disponibile, quest’anno sta segnando con grande continuità. Per quanto riguarda l’avversario credo che Vittorio Esposito (fantasista del Matelica) sia un talento fuori dal comune; ha ancora margini di crescita, sta migliorando anche dal punto di vista realizzativo”.

Quando hai iniziato a giocare a calcio?
“Da bambino praticavo ogni tipo di sport, dal basket alla pallavolo, passando anche per l’atletica. Ho iniziato a giocare a calcio nella Virtus, società di Campobasso in cui ho militato fino alla categoria Giovanissimi e il mio ruolo era attaccante. Dopo la Virtus sono passato alle Acli e l’anno successivo ho vestito la maglia dell’Arezzo Primavera; all’epoca l’allenatore della prima squadra era Antonio Conte. Dopo l’esperienza in Toscana il ritorno in Molise e l’approdo ad Agnone”.

A marzo c’è Agnonese-Campobasso: per te il derby è una partita ancora più speciale?
Giocare contro la squadra della tua città ti dà la carica, ma ormai accade da diversi anni ed è diventata quasi la normalità. Magari in futuro potrei giocare a Campobasso, ma non da avversario…”.

Il Campobasso era partito con ambizioni di promozione, poi l’obiettivo iniziale, il mister e la rosa sono stati rivoluzionati: cosa pensi del campionato dei rossoblu?
“Sulla carta ad inizio stagione erano tra i principali candidati alla vittoria finale, ma nel calcio nulla è scontato. Ora gli obiettivi sono cambiati, ma i playoff sono alla portata, la rosa è comunque forte”

Chi lo vince il campionato?
“La Sambenedettese ha un organico e un pubblico da categoria superiore”.

Per quale squadra fai il tifo?
Milan”.


Chi era il tuo idolo da bambino?
George Weah. Mi piaceva molto come giocatore, mi ispiravo a lui”.

Il calcio per te è un lavoro o uno sport?
“Ormai è un lavoro a tutti gli effetti, occupa gran parte delle mie giornate, ma ciò mi fa molto piacere e mi ritengo fortunato perché svolgo un lavoro che mi piace”.

Quali sono i valori più importanti nella vita?
Sono sposato, ho una bambina e al primo posto metto l’amore delle persone che mi circondano. La famiglia e la serenità sono importanti”.

Un sogno nel cassetto…
“I sogni non si dicono, altrimenti non si avverano…”.

Alessandro Marone