Slitta la prima giornata del massimo campionato di calcio che era in programma questo weekend.
Niente da fare il campionato italiano di Serie A non partirà questo weekend in quanto neanche nella giornata di oggi si è trovato l’accordo tra l’Aic e la Lega di Serie A sugli articoli 4 e 7. Il presidente della Lega di A Maurizio Beretta scarica tutta la colpa sull’Assocalciatori: “La posizione della Lega non è cambiata. Abbiamo chiesto di integrare il contratto collettivo con due commi negli articoli 4 e 7. Non c’e’ margine per trattare. L’Aic decidendo di non scendere in campo si e’ assunta una responsabilita’ gravissima”.
Altrettanto duro è il presidente Aic Damiano Tommasi: “Lo abbiamo detto nei giorni scorsi, lo ribadiamo oggi: senza firma del contratto collettivo i giocatori non scenderanno in campo sabato e domenica. Un minuto dopo la sigla dell’accordo noi siamo pronti a giocare. Ora aspettiamo le decisioni di Abete. Ma quel che è successo in questi due giorni è lampante, qualcuno non voleva che si giocasse”.
Nel tardo pomeriggio è intervenuto anche il presidente del Coni Gianni Petrucci che ha emesso un duro comunicato che riportiamo integralmente:
“l CONI, nell’esprimere apprezzamento per l’operato del Presidente Abete nel suo ruolo di costante mediazione tra le parti, condanna apertamente i toni esasperati che hanno caratterizzato l’intera questione e manifesta il più profondo rammarico per l’evolversi di una situazione che è divenuta nel tempo incomprensibile e insostenibile.
Incomprensibile perché, in questa diatriba, il CONI è fortemente preoccupato per il disagio e lo sconcerto che il rinvio della prima giornata di campionato creerà nell’opinione pubblica, negli sportivi e nei fruitori del fenomeno calcio, troppo spesso accantonati e dimenticati da chi invece dovrebbe dimostrare nei loro confronti rispetto e considerazione, nonché negli organi di comunicazione, alcuni dei quali garantiscono allo stesso sistema ingenti risorse.
Insostenibile perché, se da una parte appare evidente e socialmente riconosciuto che il concetto di solidarietà sia un principio etico-sociologico individuale e non trasferibile o delegabile a terzi, dall’altra non si può non sottolineare che oramai tra le componenti del calcio italiano tutti i dibattiti, legittimi e democraticamente riconosciuti, non riescano più ad esprimere una sintesi condivisa ma sono costantemente condizionati di volta in volta da voci di singoli che generano confusione e provocano l’incapacità di trovare soluzioni unitarie.
Le regole dello sport sono sovrannazionali e tutti, dirigenti, tecnici e atleti, hanno il sacrosanto dovere di rispettarle. Nessuna disciplina sportiva né i suoi rappresentanti possono ritenersi moralmente e gerarchicamente superiori ad un’altra. Il mondo dello sport, per definizione, è disponibile ad accettare convivenze e mediazioni ma respinge – e continuerà a respingere – ricatti e prevaricazioni che non intimoriscono chi ha per legge l’autorità di disciplina, regolazione e gestione delle attività sportive in Italia.
Alla luce di queste considerazioni, il CONI ritiene che chi oggi antepone gli interessi esclusivamente personalistici a quelli della collettività, unica vera entità danneggiata da posizioni conflittuali, non sia assolutamente in sintonia con la situazione nel Paese e pertanto si assume la responsabilità di tutte le misure che dovessero ai vari livelli essere necessarie per porre fine a questa incresciosa vicenda.”