Edoardo Longarini a luglio è tornato al timone della Ternana dopo la sciagurata gestione delle precedenti stagioni e la parentesi Deodati. Qualcosa però è cambiato, con il primato in classifica è tornata la fiducia intorno alla squadra, i tifosi sono tornati allo stadio. Ma le Fere lotteranno fino in fondo per tornare in serie B?

Ternana calcio

Ternana calcio

È il 16 ottobre, la Curva Est (semivuota) del “Libero Liberati” attende il calcio d’inizio di Ternana–Pisa e assiste a un fatto singolare: viene premiato dalla società l’unico tifoso rossoverde che ha seguito la squadra fino a Taranto per assistere a quella vittoriosa trasferta. La Ternana poi vincerà quella partita, consolidando il primo posto e riportando i sostenitori allo stadio. L’episodio da un lato rappresenta il fondo toccato dalle Fere, abbandonate da una tifoseria legittimamente disillusa che è stata costretta ad assistere alla retrocessione suicida della scorsa stagione, punta di un iceberg che ha le fondamenta al 2005, (l’anno in cui Longarini ha rilevato la Ternana); dall’altro però fa capire che l’atmosfera che si respira quest’anno intorno alla squadra è diversa.

È tornata la fiducia e non è figlia solo dei risultati, ma anche di un gioco grintoso, spumeggiante e imprevedibile che per ora sta regalando grandi gioie ai ternani nonostante il ritorno del patron marchigiano (anche se la presidenza è affidata a Zadotti), per ovvi motivi malvisto dall’ambiente. Ma a cosa è associabile questa ventata di ottimismo? Voglia di raggiungere obiettivi importanti dopo anni di mediocrità o spade di Damocle giudiziarie pendenti sulla testa di Longarini? Difficile se non impossibile rispondere, almeno per ora, ma può aiutare a farsi un’idea un excursus sull’atteggiamento della società nelle precedenti stagioni.

Edoardo Longarini si inizia a vedere negli uffici della Ternana nel 2004, dopo il burrascoso passato legato al periodo di Tangentopoli e dopo la disastrosa esperienza calcistica con la Lodigiani, fatta retrocedere per due volte prima di cederla al gruppo Cisco. Le Fere erano in serie B, erano prime in classifica e il Libero Liberati era sempre pieno; in quella stagione (2003/04) le squadre promosse in serie A sarebbero state sei, quindi tutto l’ambiente sognava un ritorno in pompa magna nella massima serie, dopo la storica promozione del 1972.

Il rendimento nel girone di ritorno per la Ternana è stato ben al di sotto di quello dell’andata, e i rossoverdi oltre a perdere il primato in classifica hanno perso anche la  possibilità del salto di categoria, arrivando settimi a quattro punti dalla Fiorentina. Nella stagione successiva Agarini si fa definitivamente da parte e Longarini inizia a praticare la strana politica dei fuori-rosa che ha caratterizzato tutta la sua gestione: determinati calciatori venivano allontanati dalla squadra (senza che nessuno spiegasse a media e tifosi il perché) forzatamente, si parlava anche di gorilla che non gli permettevano di accedere all’antistadio per gli allenamenti.

Nel 2005/06 è iniziata poi un’altra pratica che si è protratta nel tempo, cioè i giocatori improvvisamente svincolati e ceduti a parametro zero; in questo modo sono stati fatti andar via da Terni pezzi da novanta quali Kharja, Zampagna, Paci e Frick (quest’ultimo a fine campionato). Nello stesso anno Jimenez viene stranamente ceduto prima della partita contro l’Albinoleffe, fondamentale per la salvezza, e la Ternana va incontro alla retrocessione dopo aver sfiorato la serie A appena dodici mesi prima. Non molto diverse sono le gestioni delle due stagioni successive; degna di nota è un’altra illustre cessione a parametro zero di un talento cresciuto nel vivaio, Antonio Candreva all’Udinese nel 2007. La stagione 2009/10, nonostante tutto, inizia bene per la Ternana, mister Baldassarri la fa girare bene e i risultati arrivano. Poi la doccia fredda: l’allenatore viene esonerato con la squadra al secondo posto a due punti dalla capolista Verona. Chiuderà il campionato al sesto posto, senza infamia e senza lode.

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La svolta sembra arrivare nell’estate del 2010, quando Angelo Deodati esprime la volontà di rilevare la squadra, assicura un affare praticamente già fatto con Longarini e lancia messaggi estremamente ambiziosi, comprando subito cinque giocatori (tra cui Raffaele Nolè, oggi pilastro della squadra), per poi ritrattare due mesi più tardi affermando che non poteva assumere il ruolo di presidente perché l’accordo con Longarini non c’era mai stato. Dopo una settimana cambia di nuovo idea, si autoproclama un’altra volta presidente per poi dimettersi a dicembre, tornare in carica, far ricevere due punti di penalizzazione alla squadra (uno a gennaio 2011, un altro un mese più tardi) per ritardo nei pagamenti e cedere Concas (il giocatore chiave in quel momento) al Varese a parametro zero.

Sul campo la situazione rispecchia quella degli uffici: la Ternana perde lo scontro decisivo per la salvezza contro l’Andria BAT nonostante stesse in vantaggio per 2-1 fino a cinque minuti dal fischio finale e perde anche i playout con il Foligno, retrocedendo in Seconda Divisione. Ed eccoci arrivati alla stagione in corso. Vari rumors, già nella primavera di quest’anno, lasciavano intuire un possibile ritorno di Longarini a Terni e l’ufficialità è arrivata in luglio, giusto in tempo per presentare il ricorso per il ripescaggio, ottenuto in extremis grazie a una fidejussione che coprisse la differenza dei costi di iscrizione tra il campionato di Prima Divisione e quello di Seconda. Intanto si annunciano gli acquisti di Ambrosi, ora capitano, Litteri, Bernardi e Stendardo, giusto per citarne alcuni. Contemporaneamente Deodati acquista il 50% dell’Atletico Roma, sottolineando la volontà di acquisirne l’altra metà in futuro, ma questa è un’altra storia.

Ora bisogna tornare alla domanda iniziale, ma con qualche dovuta precisazione. Le azioni della Ternana appartengono per il 42% a Longarini in persona e per il resto alla società Sviluppo Editoriale s.r.l., di cui lo stesso Longarini dietiene il 51%, corrispondente quindi a un altro 29% della squadra rossoverde. Il 42% appartenente al patron è attualmente sequestrato dalla Procura di Roma, perché il Tribunale di Ancona sta analizzando l’istanza di fallimento di un’altra società associabile all’imprenditore marchigiano, la Edizioni Locali che tra le altre cose è anche l’editrice della Gazzetta di Ancona; pertanto Longarini non può in alcun modo vendere le sue azioni proprio per l’ingerenza con questo eventuale fallimento.

In più, sempre nel luglio di quest’anno, Jimenez è stato protagonista dell’ultima puntata della telenovela tra lui e la Ternana, appellandosi all’art.17 del regolamento FIFA che gli ha permesso di svincolarsi; ai rossoverdi è destinato un indennizzo ben al di sotto della cifra che avrebbero ottenuto cedendo il cileno quando possibile, che peraltro verrà pagato tra due anni. Quindi, dicevamo, voglia di risultati o spade di Damocle? L’auspicio è che la risposta giusta sia la prima, ma con una situazione così ingarbugliata le risposte sono altre domande ancora. A fine stagione si vedrà, e per fortuna sarà il campo a toglierci l’onere di rispondere.

Daniele Felicetti