Nonostante la disastrosa sconfitta di Firenze, la società giallorossa continua a credere nel tecnico asturiano.

Luis Enrique

Luis Enrique - foto dalla rete

Le due vittorie ottenute contro Novara e Lecce avevano permesso alla Roma di Luis Enrique di sistemare la classifica, oltre ad infondere a tutto l’ambiente fiducia e serenità. Tuttavia, i due successi sono stati poi ridimensionati al rango di “parentesi”, probabilmente favorita anche dalla caratura non eccezionale degli avversari. Dopo quelle due partite, infatti, i giallorossi sono prima caduti ad Udine, per poi venire sconfitti anche a Firenze dalla Fiorentina di Delio Rossi per quello che è stato il ko più rotondo subito dal tecnico asturiano sulla panchina capitolina.

Un secco 3-0 il risultato finale di una gara in cui la Roma ha colpito soprattuto per la capacità (al limite del masochismo) nel complicare una situazione che progressivamente andava peggiorando. Prima l’espulsione di Juan e il rigore che ha dato la svolta alla gara, poi la disattenzione sul calcio d’angolo che ha portato al 2-0, finendo con gli altri due cartellini rossi presi da Gago e da Bojan Krkic (con annesso rigore del 3-0). Triplice fischio, 17 punti in classifica e primi segni di malcontento in una tifoseria che sino a questo momento era riuscita a mantenere una serenità invidiabile in relazione ai risultati ottenuti, basti pensare all’eliminazione dall’Europa League per opera del modesto Slovan Bratislava o alla sconfitta nel derby all’ultimo secondo.


Gli scricchiolii che arrivano dall’ambiente non sono passati inosservati nei quadri dirigenziali della società, ma Franco Baldini, dg giallorosso, non ha perso la fiducia in Luis Enrique: “C’è amarezza e dispiacere perché rappresentiamo una società che ha un séguito importante e oggi i tifosi hanno ovviamente tutto il diritto di non essere contenti. Sappiamo che questa è un’impresa difficile da costruire e da portare avanti, e ogni volta che perdiamo lo diventa sempre di più, però c’è l’idea di costruire un gioco più che mettere insieme tanti giocatori. Questa continuiamo a pensare che sia la strada giusta e vogliamo cercare di portarla avanti. In giornate come questa si prova dispiacere, nessuno è felice, l’allenatore in primis, ma crediamo che questo rappresenti qualcosa di buono che vale quantomeno la pena di provare”. L’allenatore asturiano dal canto suo è intenzionato a non mollare, ma solamente perché sente ancora l’appoggio di giocatori e società: “Se ho la sensazione che la squadra non mi segua più? Se l’avvertissi non ci penserei due volte e me ne andrei, ma ora non mi pare sia così. Io non resto in un posto per una questione di soldi, comunque ora sento che i giocatori mi seguono, però dovreste chiederlo a loro, ma senza microfono, perchè con quello davanti tutti direbbero che mi seguono. Sento la fiducia nel mio lavoro e nel mio staff”.

I prossimi due impegni per la Roma si chiamano Juventus e Napoli, rispettivamente all’Olimpico e al San Paolo. Queste due gare, con ogni probabilità, scriveranno il futuro della formazione giallorossa.

Emanuele Mastrangeli

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