Il gol come principio guida, quasi una filosofia di vita. Muller è stato il bomber per eccellenza. Bayern e Germania Ovest ringraziano per sempre!
Come nelle favole, c’era una volta un bambinetto timido ma tifosissimo del Bayern Monaco che riuscì finalmente ad avvicinare il suo campione preferito: Gerd Muller! La gioia dell’autografo lo fa andare in estasi, al punto che lo abbraccia e gli dice: “Da grande sarò forte e bravo come te! Ma ora dimmi: come fai a fare tanti gol?” E il campione, sorridendo “Semplice. O sei un bomber, o non lo sei…”. Più essenziale di così si muore… E questo, in sostanza, è stato Gerd Muller! Per tutti gli amanti del calcio, il tedesco nato il 3 novembre 1945 a Nordlingen non ha certo bisogno di tanti preamboli; magari qualcuno lo ricorda come il Bombardiere mentre dalle sue parti è più semplicemente Der Bomber, il bomber. Già, perché prendendo come riferimento esclusivamente i numeri, Muller è fra i centravanti più incisivi e fertili della storia del calcio mondiale di tutti i tempi! E pensare che questa mastodontica macchina da gol sin da bambino (e del resto anche da grande) aveva una faccia e un’altezza tutt’altro che tedesche…
Gehrard Gerd Muller aveva infatti tratti latini e un corpo rotondetto distribuito in 166 centimetri, niente a che vedere con i classici panzer d’area biondi e alti tanto di moda in Germania. Tuttavia, iniziò la carriera a suon di gol nella squadra della sua città, il Nordlingen 61, e venne notato da alcuni osservatori del Bayern Monaco… Senza pagare lo scotto dell’emozione o qualsiasi altro turbamento, cominciò a segnare con una frequenza impressionante e con una precisione quasi svizzera… Due, tre, persino quattro gol a partita e per Muller sembrava tutto facile, quasi come mangiare le patatine al cinema. Di certo non era un prodigio di tecnica o un attaccante fantasioso o pieno d’estro e di ingegnosità, ma il mestiere del goleador lo conosceva bene e divenne il miglior cecchino in circolazione. Il suo pregio più evidente era quello di trovarsi al posto giusto al momento giusto; dove arrivava il pallone lui c’era, e grazie a un fiuto del gol incomparabile. Il baricentro basso gli permetteva movimenti rapidi e fulminei per i difensori, e di testa era ugualmente micidiale grazie a un innato tempismo.
Col Bayern Monaco ebbe l’onore e la fortuna di giocare con campionissimi come il mitico Franz Beckenbauer e il portiere dei record Sepp Maier ; tutta gente che fece la storia del club con un poderoso numero di vittorie e trionfi. E in tutto ciò il goleador Gerd Muller fu fondamentale, grazie anche al suo unico e in apparenza banale comandamento: fare gol… In quindici stagioni di militanza col club più titolato in Germania, Gerd mise a segno la bellezza di 366 gol in 425 presenze di campionato! E visto che è sempre la somma che fa il totale, bisognerebbe citare tutti i record correlati a queste cifre ma talvolta è impresa assai ardua… Ad esempio, Muller è tuttora detentore del record di gol in Bundesliga (al secondo posto, staccato di 97 reti, c’è Klaus Fischer) mentre i suoi sette titoli di capocannoniere del campionato sono altrettanto difficilmente eguagliabili. E nel lungo elenco ci sono anche i 4 troni di re de gol in Coppa Campioni, trofeo che vinse per ben tre volte di fila nel Bayern (dal 1973 al 1976) segnando in due finali su tre! Gerd, chiamato anche Il piccolo grasso Muller o Il Nano malefico, era un animale insaziabile e affamato di vittorie: vanno menzionati anche i 4 campionati tedeschi, le 4 Coppe di Germania, la Coppa Intercontinentale del 1976 e la Coppa delle Coppe del 1967.
Il capitolo-nazionale fu una cavalcata altrettanto vincente… A Messico ’70 Gerd fu il braccio armato di una Germania Ovest fortissima che alzò bandiera bianca solo nell’epica sfida di semifinale con l’Italia (il leggendario 4-3 per gli azzurri). Il suo personale mondiale però, quello dei bomber, lo vinse a mani basse: 10 reti, tre in più del brasiliano Jairzinho.
Il mondo ebbe l’ennesima conferma della sua spietatezza. Il bomber di Nordlingen, a soli 24 anni, fu debordante fin dalle prime battute, con una rete d’astuzia nella soffertissima partita d’esordio col Marocco. Poi, la scorpacciata con la doppia tripletta rifilata a Perù e Bulgaria. Chirurgico nei quarti, quando la sua rete al 109° minuto piegò la resistenza dell’Inghilterra nella rivincita della finale di quattro anni prima. Un successo che in Germania ha un sapore dolcissimo, con gli inglesi che guidavano 0-2 e l’incredibile rimonta fino al trionfale 3-2. In semifinale la già sopracitata gara con l’Italia, con Muller comunque ultimo ad arrendersi con le reti del 2-1 e del 3-3, entrambe nei supplementari. Rimase a secco solo nella finale per il terzo posto con l’Uruguay, vinta grazie all’estroso Overath. Il 1970 fu una stagione stratosferica per Gerd, che ormai per tutti era diventato ufficialmente il Bombardiere: nelle precedenti gare di qualificazione aveva sempre segnato almeno un gol a partita mentre col Bayern era arrivato a 56 timbri del cartellino: numeri da infarto!
L’avventura messicana con la Germania gli rimase a tal punto nell’animo che, per scaramanzia, decise di confermare a vita nelle gare ufficiali quel numero 13 che tanto gli aveva portato fortuna. E il 1970 fu anche l’anno del Pallone d’Oro (vinse pure la Scarpa d’Oro del 1969/70 e del 1971/72), succedendo nell’albo d’oro all’italiano Gianni Rivera.
Quattro anni dopo, nei campionati del mondo giocati e vinti proprio in Germania, Muller piazzò altri 4 gol, compreso quello con l’Olanda in finale, raggiungendo così 14 reti complessive nelle fasi finali. Nel 1972, in Belgio, per non farsi mancare nulla aggiunse al suo palmares in nazionale anche l‘Europeo, col solito trono di capocannoniere con 4 reti. Prima di ritirarsi chiuse la carriera con un altro record, quello relativo alle reti in nazionale: 68 gol in 62 partite!
Gerd Muller disse addio al calcio nel 1982, dopo una breve esperienza americana nel Fort Lauderdale Strickers (Florida) che gli servì soprattutto per rimpolpare il portafogli ed ammirare le spiagge a stelle e strisce. Prima di intraprendere un mandato come allenatore di squadre giovanili, ha dovuto anche combattere contro la depressione e gli immondi spiriti dell’alcolismo… Fortunatamente, sono problemi che ha risolto con forza di volontà e determinazione. E ora, se quel bambino incontrato all’inizio della nostra favola, e che ora è diventato un uomo, lo incontra per strada e gli stringe la mano con forza, Gerd Muller può raccontare di nuovo la sua incredibile storia. La storia di un Bombardiere senza tempo e senza età: e se qualcuno gli chiede come sia riuscito a fare tanti gol in gioventù, la risposta sarà sempre la solita:“O sei un bomber o non lo sei!”
Lucio Iaccarino
