La squadra neroazzurra è brutta da vedere ma sta regalando tante soddisfazioni ai suoi tifosi: ecco i “segreti” della cura Ranieri

Pazzini e Milito

Pazzini e Milito (foto dalla rete)

Il calcio sta diventando sempre più un business, nel quale tutti lottano solo ed esclusivamente per la vittoria, e sempre meno un divertimento. Chi vuole passare 90 minuti col sorriso sulle labbra può scegliere di andare all’ ”Olimpico”, per vedere la straripante Roma di Luis Enrique;  al “Camp Nou”, per vedere il Tiki Taka del Barcellona; o all’ “Adriatico”, sede dello spregiudicato 4-3-3 di Zdenek Zeman.

I tifosi interisti, invece, da settimane passano la domenica sbadigliando. Ma la morale della favola è che a fine partita spunta sempre un sorriso. La squadra neroazzurra è infatti nel bel mezzo di una serie positiva che dura da otto partite, che hanno fruttato altrettante vittorie (2 a 1 al Genoa in Coppa Italia compreso). Un gioco non proprio spettacolare, quello offerto dalla squadra di Claudio Ranieri, che sta però permettendo all’Inter di tornare con prepotenza nelle zone alte della classifica, ad un tiro di schioppo dal terzo posto, utile per la qualificazione alla prossima Champions League.

L’Inter è brutta ma vincente, e lo sa bene la Lazio, ultima vittima in ordine cronologico del pragmatismo dei meneghini.

Il principale segreto della rinascita nerazzurra è il contemporaneo ritorno su standard molto elevati dei suoi principali calciatori, tra i quali Lucio, Samuel e Cambiasso.


I BOMBER RITROVATI – Se l’Inter vince, pur senza convincere, il merito è in buona parte dei suoi attaccanti. Diego Milito sembra essere tornato il Principe che guidò l’allora team di Mourinho alla conquista del Triplete; Giampaolo Pazzini non tocca palla per tutto il match ma alla prima occasione fa goal. La cinicità è la virtù migliore che un centravanti possa avere.

SPAZIO AI GIOVANI – Ciò che sorprende nell’Inter è la capacità con cui il tecnico Ranieri riesce ad integrare i giovani in una squadra così esperta e avanti con gli anni. Obi e Faraoni, in campo nel secondo tempo di Inter-Lazio, sono solo i primi di una lunga lista di piccoli talenti che il tecnico capitolino sta facendo crescere con sapienza.

IL RITORNO DI WES – Senza Thiago Motta, l’Inter è sembrata priva di idee e di geometrie. Con l’entrata in campo di Wesley Sneijder al posto dello spento Alvarez tutto è cambiato. I lanci e i cambi di gioco hanno messo ordine nel sistema di gioco neroazzurro, permettendo di controllare la partita senza particolari rischi anche dopo l’uscita di Milito col modulo passato al 4-4-1-1. Se l’Inter vuole completare la sua rinascita deve affidarsi a quello che è forse l’ultimo vero campione rimasto in rosa.

Gianluca Pepe