I clivensi guidati da Mimmo Di Carlo non brillano per spettacolarità ma per una piccola squadra che punta alla salvezza l’importante è vincere

Walter Samuel

Samuel stacca indisturbato nell'area clivense e porta in vantaggio l'Inter (foto dalla rete)

Anche contro l’Inter il Chievo non ha dato forti emozioni ai propri tifosi. Questo è senza dubbio il primo aspetto da mettere in risalto in una partita che ha vissuto saltuariamente di emozioni e di bel gioco.

Quest’ultima constatazione non è per nulla casuale: il Chievo, che quest’anno sta indubbiamente disputando un buon campionato in linea con le aspettative societarie, poche volte riesce ad esprimere un bel gioco così come lo vorrebbero i tifosi. Va detto infatti che il calcio, come tutti gli altri sport, è (o meglio dovrebbe essere) in primis spettacolo e intrattenimento e da questo punto di vista la squadra della diga sta probabilmente peccando.

Questa premessa, nei confronti della quale si può solo che essere d’accordo, non si può legare all’idea di calcio che abbiamo oggi nel nostro Paese: per una squadra come quella clivense, che dispone di risorse di partenza molto limitate (bassi introiti da sponsor, diritti televisivi, botteghini,…..), la salvezza acquista una valenza indescrivibile portando dei ricavi che permettono la sopravvivenza della società.

In Italia pertanto, finché il calcio sarà così fortemente connesso ad interessi economici ed affaristici, è improponibile il connubio calcio = spettacolo. Si può comprendere lo sconforto di alcuni tifosi riguardo il basso livello di gioco che la squadra è solita esprimere; è altresì vero che nel nostro campionato di squadre che fanno spettacolo o che esaltano le folle se ne vedono gran poche: se si escludono le cosiddette “grandi” come Milan o Juventus che in rosa hanno giocatori sopra la media i quali possono in un qualsiasi momento esibirsi in giocate che, prese singolarmente ,“valgono il prezzo del biglietto”, tutte le altre raramente riescono a divertire. Anzi, probabilmente il Chievo da questo punto di vista sta facendo sin troppo bene: viene infatti spontaneo pensare a squadre come Lecce, Parma, Cesena le quali, pur disponendo di rose di tutto rispetto (basti pensare che il Chievo giocatori come Iaquinta o Floccari non se li potrebbe nemmeno permettere), sono all’affannosa di punti per uscire dalla zona salvezza.

Detto questo non si può non fare un plauso ai “mussi volanti” per la stagione che stanno disputando. E’ doveroso infatti ammettere che, finché nel calcio ci saranno così tanti interessi e gireranno così tanti soldi, il “bel gioco” o il “calcio spettacolo” saranno sempre più utopie per il tifoso. Fino a quando le cose staranno così una squadra “piccola” come il Chievo Verona avrà un unico pensiero fisso in testa: arrivare il prima possibile a quaranta punti attraverso un gioco bello o brutto poco importa (dispiace scrivere certe cose ma questa è  l’amara verità, sperando almeno che i tifosi più ragionevoli possano comprendere).


Se da un lato è doveroso sottolineare certi aspetti, è altrettanto importante soffermarsi brevemente sull’ultima partita della squadra della diga: un’Inter non spettacolare ma a tratti commovente per abnegazione e spirito di sacrificio (tanto che il tecnico romano dopo il secondo gol dei suoi viene immortalato dalle telecamere con la “lacrimuccia”) batte meritatamente un brutto Chievo, troppo rinunciatario e difensivista; un Chievo che in certe partite non può sempre appellarsi alla “dea bendata” e agli episodi fortunati e che forse dovrebbe osare qualcosa di più per poter ambire a posizioni di classifica più interessanti.

In tal senso ci potrebbe stare anche un appunto a mister Di Carlo: perché passare a cinque in difesa già al ’15 del secondo tempo? Con questa mossa tattica il Chievo ha probabilmente abbassato troppo il suo baricentro favorendo ancor di più le offensive, già frequenti, dei nerazzurri. Sia chiaro però che non è nostra intenzione crocifiggere in questa sede il tecnico ciociaro: si sa infatti che nel calcio, come nella vita, parlare a posteriori risulta facile per tutti; e si sa anche che, se la partita fosse finita zero a zero (risultato protrattosi fino al ’40 del secondo tempo) noi tutti avremmo scritto “Bravo Mimmo…..”.

Domenico quindi non deve preoccuparsi, deve continuare su questa strada, cercare di fare altri sette punti e poi tutti i tifosi festeggeranno con lui la vittoria dell’ennesimo “Scudetto” (salvezza) e la continuazione del “miracolo Chievo”. E il bel gioco può sempre attendere……

Nicola Ledri