Personalità e talento da vendere, Socrates ha dipinto gli anni ’80 col suo calcio geniale. Capitano del Brasile 1982, in Italia giocò con la Fiorentina!

Socrates

Socrates(foto azzurrissimo.it)

Avrebbe i crismi per essere inserito nelle meteore, è doveroso dirlo subito… Infatti, il personaggio di questa settimana ebbe un’esperienza a dir poco burrascosa nella serie A italiana. Nel 1984/85 Socrates militò nella Fiorentina collezionando 25 presenze e 6 gol, ma in Toscana furono davvero poche le prestazioni sufficienti e meritevoli di elogi. Anzi, in molti parlarono addirittura di un pacco proveniente dal Brasile; lento, impacciato e tatticamente troppo lontano dai parametri italiani… Insomma, qualcuno si starà chiedendo come mai è stato inserito nei “miti”; che sia un raccomandato? Niente di tutto questo. Per una volta il cinismo deve essere messo da parte per far primeggiare invece il senso pratico… E poi per lui la parola mito calza proprio a pennello; come calciatore, in patria e nel mondo, è stato un modello e un ideale dal fascino e dalla classe infinita, pervaso dalla magia del football più accattivante, quello degli anni ’70 e ’80.

Il nome completo da solo è già un romanzo: Socrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira nacque a Belem, nel nord del Brasile, il 19 febbraio del 1954. Dimostrò fin dai primi anni di essere un vero numero 1, visto che si fece valere sia come calciatore (la sua vera passione) sia come studente (si laureò infatti in medicina). Affiorava subito, nell’uomo e nell’atleta, la grandissima personalità. Socrates amava primeggiare, e ci riusciva sempre, in tutto quello che faceva: l’importante era usare il cervello…

In campo fu un centrocampista dallo spiccato senso tattico e un grandissimo regista: testa alta, precisione assoluta nei lanci e nei passaggi, intelligenza negli inserimenti e nel gioco senza palla. Quantità e qualità in lui si sposavano a meraviglia; sfruttando la sua altezza e il suo acume, segnò molti gol grazie anche a un tiro potente e preciso. Celebre, poi, la sua passione per il colpo di tacco: amava talmente (al punto da divenire quasi un’ossessione) calciare con quella parte del piede che fu soprannominato “Il tacco di Dio”.


In alcune partite del campionato paulista giocò sempre e solo usando il tacco, provando (e riuscendo) anche a segnare dei gol! Nel Botafogo e soprattutto nel Corinthians, il club di San Paolo dove divenne una star, Socrates era chiamato anche “O Magrao” (per il suo aspetto filiforme, ma anche per l’eleganza quasi aristocratica) e “Il Dottore”, per la già citata laurea in medicina. Fu fra i fondatori della leggendaria Democrazia Corinthiana, dove insieme ai compagni decise di boicottare apertamente la figura dell’allenatore, personaggio considerato inutile e addirittura dannoso. In pratica, i giocatori scioperavano e si autogestivano. Allenamenti, ritiri, alimentazione, gestione del sesso: decideva tutto Socrates!

La prova più consistente del suo talento calcistico ci arriva dalla Seleçao, ed è numericamente accertata: Socrates giocò con la nazionale del suo paese ben 60 volte, con 22 gol. E non furono presenze casuali, tutt’altro; giocò nel mitico e sfortunato Brasile del 1982, quello sconfitto dall’Italia di Pablito Rossi e Bearzot (nel pirotecnico 3-2 finale, Socrates segnò il primo gol per i carioca). Una squadra fantastica, con un centrocampo leggendario e con campioni del livello di Cerezo, Zico, Falcao, Junior! Una Seleçao zeppa di funamboli e geni del calcio che non riuscì a conquistare la Coppa del mondo solo per la malasorte (e per l’assenza di un attaccante di livello), ma che è ancora oggi ricordata come una delle migliori di sempre. Guardando gli archivi e i tabellini di quelle affascinanti sfide, scopriamo che Socrates era addirittura il capitano di quella mitica squadra; e questo toglie gli ultimi dubbi sulla sua grandezza… Neanche l’edizione mondiale del 1986, in Messico, fu fortunata per “Il Dottore”, che stavolta dovette inchinarsi ai calci di rigore con la Francia di Platini ai quarti (Socrates fallì il suo tentativo dal dischetto). Si vede che era destino…


Nel mezzo, c’era stata la parentesi viola con la Fiorentina che, come detto, fu più fumo che arrosto. Socrates non si ambientò nel nostro calcio, ma quasi per pigrizia e indolenza. Si trascinava in campo svogliato e poco reattivo, facendo spesso andare in ebollizione il suo allenatore Giancarlo De Sisti. I suoi compagni, fra cui ricordiamo Antognoni, Giovanni Galli e il buon Eraldo Pecci, se ne fecero presto una ragione: in fondo, Socrates non era la classica primadonna e neanche una mela marcia. Era semplicemente pigro e disincantato, quasi un corpo estraneo ma nessuno gli voleva male. Si tolse però la soddisfazione di un gol bellissimo, con l’Atalanta: un pallonetto vellutato e calibrato alla perfezione.

Dopo la mediocre stagione fiorentina, comunque, rientrò in patria in tempo per chiudere la carriera. Anche se, diversi anni dopo (addirittura il 2004), ritornò alla ribalta calcistica firmando come allenatore-giocatore per il Garforth Town, una sconosciuta squadra di dilettanti inglesi nei pressi di Leeds. Aveva quasi 50 anni e non poteva essere una faccenda seria, magari meglio definirla una trovata pubblicitaria. In realtà, Socrates si stava già avviando a un decadimento fisico lento ma costante. L’abuso di birra e  alcolici, che tanto aveva amato in gioventù, gli spappolarono un po’ alla volta l’apparato digerente e intestinale. Il 4 dicembre del 2011, dopo numerosi malori e altrettanti ricoveri, Socrates muore a San Paolo. Aveva 57 anni, forse pochi per un uomo ma sufficienti per entrare nella storia del calcio brasiliano…

Lucio Iaccarino