Sono molti i giovani che si stanno mettendo in luce negli ultimi tempi, un pò per scelta, un pò per la crisi che attanaglia il mondo del pallone attuale.

Lorenzo Insigne

Lorenzo Insigne, l'anno scorso al Pescara con Immobile e Verratti (foto dalla rete)

La vita non è eterna, soprattutto quella di un calciatore che può sfruttare il top del suo fisico per una quindicina d’anni, al massimo venti, se ha muscoli d’acciaio e polmoni inesauribili. C’è sempre un momento nel quale il grafico della qualità delle prestazioni inizia ad assumere una parabola discendente e le società prendono in considerazione l’idea di avvicendare il giocatore. Nel calcio italiano, tra la fine della stagione scorsa e l’inizio di quella attuale, è stato colto l’attimo propizio per rinnovare.

Campioni come Gattuso, Del Piero, Inzaghi, Nesta, sono stati brutalmente banditi dalla Serie A, e loro, che sentivano di avere ancora la forza di dare calci al pallone, sono emigrati all’estero in cerca di nuovi stimoli. Possiamo discutere sulle modalità con le quali Juve e Milan si sono liberate di tali personalità importanti, sulle tempistiche più o meno giuste, però la strada dello svecchiamento andava intrapresa.

Certo, qualche tifoso obietterà, ‘Pinturicchio’ fino all’anno scorso ha dimostrato di essere ancora pimpante e decisivo, al Milan i risultati di questo primo scorcio di stagione non sono positivi. Ma in ‘via Turati’ l’errore non è stato tanto cambiare, quando rivoluzionare la rosa in una sola sessione di mercato, smantellando uno spogliatoio privo ora di uno zoccolo duro.

Il budget delle ‘italiane’ poi si è di gran lunga ridotto, se nell’ ultimo decennio si potevano acquistare giocatori già formati a prezzi spropositati, ora la crisi che ci attanaglia costringe a farseli in casa, potenziando il vivaio e prelevando dalle ‘Primavere‘. Queste valutazioni di tipo economico spingono le società a puntare sui calciatori di prospettiva, come si faceva una ventina di anni fa. Ve li ricordati i Totte, i Del Piero a che età esordivano in Serie A?


Il ‘Pupone’ a 16, ‘Alex’ a 18, così come Nesta, Buffon a 17. Nel calcio recente sarebbero stati considerati ancora acerbi, con poca esperienza e sarebbero stati mandati a giocare in provincia. Sono stati pochi i giocatori che nel primo duemila hanno iniziato a imporsi così giovani, non perchè fossero tutti dei ‘bidoni’, ma per il semplice motivo che è mancata la fiducia in loro, e perchè le ingenti somme a disposizione permettevano di comprare campioni già quotati a livello internazionale. Pensiamo per esempio a Marchisio, che a 26 anni è considerato ancora un giovane, quando Fabregas che ha un anno in meno è visto in Spagna e Inghilterra come un veterano; allo stesso Abate, che pur non essendo un fenomeno ha dimostrato di essere da Milan e da Nazionale, dopo però tanti, troppi anni di prestito in squadre meno blasonate, quando il pari ruolo spagnolo Jordi Alba, 23 anni, ha già vinto un Europeo da protagonista; senza dimenticare uno come Giuseppe Rossi, tra i più forti attaccanti europei prima del doppio infortunio, a cui mai è stata data un’occasione dalle squadre italiane più forti.

Ora il vento sta cambiando, tanti giovani classe ‘primi anni ’90‘ hanno la fortuna di mettersi in luce, proprio come fecero i Totti e Del Piero, ultimi campioni del nostro calcio, e solo il tempo potrà dire se saranno all’altezza oppure no. L’Under 21 azzurra è una delle più forti di sempre, ed anche Prandelli se n’è accorto dato che si è portato con sè più d’una volta El Shaarawy, Destro, Borini, Verratti,Insigne, Perin. Devis Mangia si sta godendo ancora Florenzi, Immobile, De Sciglio, Marrone che, utilizzati con costanza nei loro clubs, crescono a vista d’occhio. Questi talenti potenzialmente possono far bene e aprire un ciclo importante, è compito delle società proteggerli, dando loro il tempo di fiorire. E’ compito dei tifosi aspettarli e supportarli perchè con loro il futuro del calcio italiano è in buoni…piedi!

Lorenzo Attorresi