Iniziamo la nostra rubrica “LO SVINCOLATO” con il calciatore Lorenzo Attorresi che ci ha concesso gentilmente una intervista.

Lorenzo Attorresi

Lorenzo Attorresi con la maglia del Grottammare

Per il primo appuntamento con la nostra nuova rubrica “LO SVINCOLATO” abbiamo intervistato Lorenzo Attorresi, giovane calciatore marchigiano che dopo aver militato nei settori giovani di squadre importanti, si ritrova ad attendere una chiamata per poter continuare la sua passione: giocare a calcio!

1) Buongiorno Lorenzo. Parlaci di te, di come si è sviluppata la tua carriera. Come mai ora non hai un ingaggio?
Ciao a tutti. Sono Lorenzo Attorresi, nato a Fermo, nelle Marche il primo gennaio del 1990. Sono un difensore centrale alto 178 per 77 kg, che all’occorrenza può giocare da terzino destro. Le mie qualità sono la forza fisica, la velocità e l’esplosività, ma anche il senso della posizione e la continuità di rendimento nell’arco della partita e della stagione.
L’anno della mia vita calcistica che vale la pena prendere come riferimento è il 2002, primo nelle giovanili della Fermana, all’epoca in serie C1. Lì rimango ben 4 anni, fino al 2006 quando purtroppo la Fermana non si riscrive al campionato e riparte dalla prima categoria. In quegli anni gioco nei Giovanissimi, prima regionali e poi nazionali, per ben due campionati interi. Per un soffio non raggiungiamo la qualificazione alle fasi finali, classificandoci nel nostro girone al quarto posto dietro a Roma, Lazio, Empoli, e davanti a Siena, Perugia, Ascoli.

Nel 2005 dai Giovanissimi passo direttamente in Berretti giocando sottoetà insieme a calciatori come Giacomo Tulli, Filippo Forò che ora calcano campi dei “pro”e tanti altri. Stravinciamo il girone ma il nostro sogno tricolare si infrange agli ottavi contro il Giugliano. Nel maggio dello stesso anno arriva per me la più grande gioia sportiva. Esordisco a 16 anni in serie C, durante l’ultima partita tra i Professionisti della Fermana. Entro a 10 minuti dalla fine al posto di Fabio Tinazzi, e mi trovo davanti gente che sarebbe diventatata poi campione: Alessandro Matri, Mario Barwuah, acquistato pochi mesi dopo dall’Inter e diventato Balotelli. Come detto la Fermana fallisce ed io sono libero.


Tra le altre, mi contattano molte squadre marchigiane d ‘Interregionale dell’epoca, Grottammare, Tolentino, Sangiustese, ma io preferisco andare in un settore giovanile di una società di Serie A, quello del Siena. Col senno di poi, dovevo andare direttamente in serie D, categoria che non ho mai disputato, e vi spiego perchè. A Siena ritorno a giocare con quelli della mia età, negli Allievi Nazionali con me c’è gente come Niccolò Giannetti (poi alla Juve, ed ora in B al Cittadella) e tanti altri bravi ragazzi ora in Lega Pro. Quell’anno la società era rappresentata dal Presidente De Luca, con Direttore Sportivo Perinetti. De Luca muore e Perinetti va via, arrivano Lombardi Stronati, Zanzi e Gerolin. Il settore giovanile viene stravolto. Io non ho un procuratore che fa sì che possa rimanere lì. D’estate la primavera di Marco Baroni parte in ritiro in 38 giocatori nuovi, io chiedo di poter aggregarmi ma mi negano la possibilità. Mi vogliono mandare in prestito in Abruzzo, alla Berretti della Val del Giovenco, io (come altri miei compagni) non ci sto, e dopo un lungo braccio di ferro vengo ceduto gratuitamente all’Ancona con il mio benestare.

Cambiare città, cambiare per l’ennesima volta compagni, scuola, ambiente, non è facile ma mi rimbocco le maniche e vado. L’Ancona è in C, io gioco in Berretti. La prima squadra guidata in panchina da Monaco vince i playoff contro il Taranto. Nella stagione successiva, il 2008/09 posso così disputare il campionato Primavera. Poche luci e molte ombre da un punto di vista di squadra. La società è allo sbando e noi perdiamo spesso. Io gioco una ventina di partite poi a marzo mi devo fermare per una infiammazione tendinea mai curata dai medici. A fine anno l’attuale Ds dell’Udinese Larini non mi fa il precontratto. Io sono libero e senza procuratore. Magari non posso giocare tra i professionisti, ma fino a quel momento, nei precedenti 8 anni, mi sono confrontato sempre con gente come Donati (quando era alla Lucchese, ora in under 21), Destro, Marilungo, Albertazzi, Borini, Florenzi, Bertolacci, Brosco, Insigne, Romizi, Bellomo, Galano, Fabbrini e tanti altri.

Non ho nessuno in grado di darmi una mano. D’estate mi richiama la Fermana che nel frattempo è salita fino in Eccellenza, campionato che si preannuncia di fuoco con la presenza di Vis Pesaro, Jesina, Sambenedettese, Maceratese. Mi convince a tornare mettendo sul piatto un progetto davvero interessante. Io accetto volentieri, ma le persone con le quali ho parlato si rivelano venditori di fumo. Oltretutto, per un inconveniente, devo iniziare la preparazione fisica una settimana dopo rispetto al resto della squadra. Il campionato inizia e io non sono giudicato ancora pronto, i miei compagni fanno 5 vittorie su 5 ed io trovo poco spazio. A Novembre per la Fermana iniziano i problemi, e io emigro alla Cingolana, una squadra militante nello stesso campionato. Sono fuoriquota e gioco sia in mezzo alla difesa che terzino, ci salviamo alla grande. A Giugno vorrei provare finalmente un’esperienza D (dove oltretutto sarei under), mi fido di persone poco raccomandabili e i campionati iniziano senza che io abbia un ingaggio.

Dopo 5-6 partite arriva la chiamata di un Grottammare in difficoltà (è Eccellenza, dove non sono più in età under e sono considerato un ‘grande’). Disputo circa 25 partite e raggiungiamo i nostri obiettivi in un campionato difficilissimo, altro che serie C2, 38 partite in programma, 8 infrasettimanali e corazzate come Ancona (nel frattempo fallita dalla B) e Fermana (che ha superato i problemi dell’anno precedente). Per la stagione successiva dal Grottammare non ricevo nemmeno una telefonata e rimango libero. In più sopraggiunge un infortunio. Mi curo a spese mie, ma prima di gennaio non sono pronto. A gennaio il mercato per me è scarno, e vado in promozione in una società ambiziosa, il San Marco Servigliano. Qui purtroppo sono sfortunato, vengo da un periodo di inattività e non riesco a dimostrare appieno il mio valore. In più a marzo prendo un colpo fortuito in faccia e mi rompo le ossa nasali. Sono costretto a fermarmi e gioco solo una decina di partite. A livello collettivo ci salviamo, ma avevamo ben altri programmi. Per me anche la soddisfazione della prima rete in campionato arrivata proprio all’ultima giornata. E arriviamo a questa stagione. Purtroppo l’anno passato così sfortunato ha lasciato i suoi strascichi e io sono ancora in circa di sistemazione!!!


2) Perché secondo te non riesci a trovare squadra mentre giocatori meno bravi di te hanno sempre mercato?
Non so se quelli che hanno sempre mercato sono meno bravi di me. Una cosa è certa, negli ultimi anni ho dovuto sempre faticare per trovare un posto in rosa anche quando venivo da stagioni positive, alla fine delle quali avevo raggiunto risultati apprezzabili sia a livello di squadra che personali. Mentre d’estate aspettavo la chiamata giusta, vedevo miei colleghi appena retrocessi, che avevano giocato poco, che avevano toppato completamente il campionato precedente, che trovavano subito un ingaggio, mentre io dovevo aspettare. E’ questo che mi ha lasciato sempre perplesso, perchè è il campo che dovrebbe parlare e per me spesso ha parlato vanamente.

Lo dico con la massima umiltà e serenità, non mi aspettavo di andare a giocare in Serie A, ma nemmeno di trovarmi così in crisi in campionati dilettanti regionali. Non è una questione economica, perchè non ho mai ricevuto grosse cifre. Come sapete nei campionati non professionistici c’è un rimborso spese, che può essere più o meno importante, io ho sempre chiesto e contrattato cifre molto oneste per quello che è la mia categoria. Probabilmente pesa il fatto di non avere mai avuto un procuratore che riesca a parlare bene di me, che contribuisca a cercarmi un ingaggio, che mi aiuti a farmi un nome importante. Prima di tornare a giocare nei dilettanti della mia regione ho girato molto, ho disputato campionati giovanili importanti, eppure nella mia terra evidentemente non mi conoscono bene.

Ah dimenticavo, forse risulto anche poco simpatico a qualcuno, per la mia schiettezza e sincerità. Non ho mai accettato compromessi e mai ne ho utilizzati per giocare, a differenza di qualcuno. Quando vedevo cose non giuste, anche quando ero in settori giovanili di Serie A, ho alzato la mano ed ho detto il mio pensiero con garbo. Una volta un responsabile famoso, toccato nell’ orgoglio mi disse: ‘ Se continui ti mando a giocare a palline…’. Eppure sono un ragazzo estremamente tranquillo, non ho mai creato casini negli spogliatoi, sempre uno dei primi a fare gruppo, ma raccomandati e protetti non li ho mai tollerati.

3) Cosa pensi dell’uso dei procuratori nei campionati dilettanti?
In parte ho già risposto. Il procuratore nel professionismo è importante, spesso oltre a essere un manager è anche avvocato ed è in grado di curare alla perfezione tutti i cavilli contrattuali. Parliamoci chiaro, i procuratori gestiscono tutto il calcio, anche quello dilettantistico, le rose delle squadre le fanno loro, gli allenatori li decidono loro, tanti soldi vanno in tasca a loro. Se sei un giocatore di un procuratore importante puoi retrocedere, puoi far male, stai certo che una sistemazione la trovi sempre. Io ho avuto a che fare con qualcuno che si spacciava come manager, ma non ho mai incontrato le persone giuste, uomini seri, uomini che mantengono le promesse.


4) Pensi che la regola degli under penalizzi chi come te è giovane, ma non abbastanza per essere schierato obbligatoriamente dalle società?
Una domanda difficile. La regola degli under è molto discussa. Da un anno all’altro il giovane passa dall’essere fuoriquota ad essere un over e spesso dall’ essere considerato da giocatore fondamentale a giocatore non valido. Da una parte la regola serve, perchè permette a un giocatore giovane di mettersi in mostra sin da subito, soprattutto in Italia, paese dalla mentalità calcistica ristretta. In Italia un giocatore a 23-24 anni è ancora giovane, quando in altre realtà è considerato un veterano. (vedi Marchisio classe ’86, vedi Fabregas classe ’87). Tale regola fa sì quindi che il giovane possa giocare sin da subito. Il problema è che il giocatore giovane bravo dovrebbe giocare proprio perchè è talentuoso e non perchè il suo impiego viene imposto dalla federazione. Anche perchè dall’altro lato della medaglia, quando termina il tempo del fuoriquota, il ragazzo sarà considerato da direttori sportivi, allenatori (erroneamente) come un giocatore inaffidabile, che l’anno precedente ha disputato un tot di partite non per propri meriti ma perchè facilitato dallo status di under. Il 90% degli under che giocano almeno un anno in serie D non parteciperà più a quel campionato una volta over. Sono dati che fanno riflettere.
Adesso vi faccio io una domanda. Gli under hanno 17, 18 anni, io a 22 anni dovrei essere considerato ancora troppo giovane? Scusate ma mi viene da ridere. Personalmente poi credo che comunque questa regola non sia la causa dei miei mali, perchè nella stagione calcistica 2010-2011, nella mia prima stagione da non fuoriquota ho giocato nella squadra del Grottammare (Eccellenza Marche) con buoni risultati, dimostrando di poter benissimo giocare alla pari con i cosiddetti esperti.

5) Accetteresti di trasferirti in Sicilia o Lombardia pur di giocare oppure metti in primo piano la famiglia e non vuoi allontanarti?
Beh fossi stato un professionista sicuramente avrei accettato anche di emigrare in altre regioni. Essendo un dilettante, e considerando che il calcio non dà sicurezze, vorrei rimanere nelle Marche o comunque in regioni limitrofe per terminare al più presto gli studi universitari, molto più importanti del pallone!

Lara Facchini