Lazio e Napoli hanno avuto il privilegio di schierare un attaccante completo come pochi. Geniale e estroso, Giordano è stato più forte delle polemiche!
Un calciatore che gli somiglia potrebbe essere il geniale Antonio Cassano da Bari, ma con qualcosa in più da offrire ai buongustai del pallone. Le movenze fulminee, la grandissima tecnica e il talento puro di Bruno Giordano sono solo alcuni ingredienti del campione romano che andiamo stavolta ad esaminare.
In lui erano però ben delineate anche la spietatezza e la suprema confidenza con il gol, la determinazione di voler arrivare a tutti i costi ad un risultato importante e una maggiore sensibilità al gioco di squadra. Qualità sconosciute o quasi al buon Cassano, sperando che non si arrabbi per questo… Giordano era un fuoriclasse vero e un goleador completo, ma viene stranamente dimenticato dagli storici e dai cronisti che narrano il passato.
Probabilmente perché, quando Bruno decise di lasciare il calcio a 36 anni, aveva alle spalle una carriera movimentata e ricca di gioie, ma anche contraddistinta da episodi meno piacevoli…
Giordano nacque a Roma il 13 agosto del 1956; segno zodiacale Leone. La combattività e il carattere deciso e spigoloso emersero già in età giovanile: nel 1974 era una piccola stella nel firmamento delle giovanili della Lazio. Debuttò in serie A un anno dopo e cominciò a mettersi gradualmente in luce come un centravanti di spessore e grande temperamento. Quando poi riusciva a combinare rabbia agonistica ed entusiasmo, Giordano diventava addirittura imprendibile e temutissimo dagli avversari.
Era un uragano: abile nel palleggio, padrone di un ottimo tocco di palla con entrambi i piedi, impetuoso e insensibile agli scontri, capace di tocchi di classe e in grado di colpire al volo con precisione e potenza, doti molto rare nel calcio moderno. Bruno si fece apprezzare dai tifosi biancocelesti della Lazio per quasi un decennio, fino al 1984/85. Vinse la classifica dei cannonieri sia in serie A (19 gol nel 1978/79) sia in serie B (18 centri nel 1982/83), a conferma di un fiuto sotto porta davvero invidiabile. Peccato solo per un andamento magari troppo discontinuo del club romano, con un organico non sempre all’altezza della situazione.
E’ chiaro, poi, che sulla carriera di Bruno Giordano pesarono in maniera determinante (e forse eccessiva) i due anni di squalifica che gli piombarono addosso nel 1980 per una triste vicenda legata al calcio scommesse. Furono anni durissimi per lui, che gli impedirono di partecipare al Mondiale spagnolo e che probabilmente incisero anche sul suo carattere. Nella sua storia di calciatore, quasi a voler tratteggiare una continuità con la tradizione dei laziali insubordinati degli anni settanta (Wilson, Martini, Chinaglia), furono frequenti gli episodi di intolleranza nei confronti di colleghi, giornalisti, allenatori e arbitri. Ma sono forse anche l’eredità di un passato meno semplice di altri e di una s
erie di vicende personali difficili da amministrare. Qualche tempo dopo, però, un destino felice e meritatamente gioioso bussò alla porta di Giordano: nel 1985/86 fu ingaggiato dal Napoli di Ferlaino…Era il Napoli più forte di tutti i tempi, con Diego Maradona ovviamente in cima alla lista di tanti ottimi elementi come Salvatore Bagni, Andrea Carnevale e Ciro Ferrara. Bruno si inserì alla grande nel collettivo dei partenopei e contribuì con gol e assist alla conquista del primo storico Scudetto nel 1987. Nello stesso anno, il Napoli mise in bacheca anche la Coppa Italia e con un record insuperabile: 13 gare disputate nella manifestazione e 13 vittorie! Giordano era in formissima e con 10 gol, compreso quello nella finale di ritorno con l’Atalanta, si laureò cannoniere principe del trofeo.
Classe e colpi di genio a ripetizione; Bruno si trovava a meraviglia con i compagni, che sempre spendevano con gioia una parola di stima nei suoi confronti. L’anno dopo, insieme a Maradona e Careca, fece parte del leggendario tridente ribattezzato Ma-Gi-Ca, una miscela di classe e inventiva difficilmente superabile. Peccato che anche il triennio napoletano, così denso di successi e vittorie, si concluse in modo brusco, con polemiche e accuse con la società mai del tutto chiarite. Il conseguente divorzio costrinse Giordano a provare una nuova avventura ad Ascoli…
Con i marchigiani, che all’epoca sguazzavano pericolosamente fra la serie A e la B, Bruno dovette adeguarsi a ben altri obiettivi ma riuscì comunque a farsi valere e apprezzare. Con i bianconeri giocò tre stagioni e chiuse la carriera, cercando sempre di stringere i denti per qualche fastidioso infortunio che si portava dietro da tempo. Da ricordare, nel 1989/90, anche l’esperienza nel Bologna di Gigi Maifredi dove fu il miglior cannoniere della squadra con 7 marcature. Con la maglia della Nazionale azzurra Giordano si è dovuto accontentare delle briciole: appena 13 gettoni con soltanto un gol all’attivo. Numeri che riassumono quella discontinuità in cui spesso è ricaduto; tuttavia un campione come lui non può e non deve essere dimenticato. La classe riemerge sempre, nonostante tutto…
Lucio Iaccarino