Nel 1999 il nigeriano e Cassano segnarono due gol memorabili all’ Inter di Lippi. Per il barese arrivò un futuro radioso, per Enyinnaya un destino fallimentare!

Enyinnaya

Enyinnaya(foto magicfootball)

Si dice che spesso i destini si incrociano, ed è certamente vero. Ma non si  può negare che è ancora più affascinante scoprire che due destini sbocciano e nascono insieme. C’è qualcosa di magico, un’alchimia che i poeti e gli scrittori definirebbero potenzialmente immortale. La storia in cui ci addentriamo stavolta è partita così, con due ragazzini sbarbati che nacquero calcisticamente nello stesso istante e stupirono tutta l’Italia sportiva nello stesso incredibile giorno: il 18 dicembre del 1999.

La partita Bari-Inter terminò con un risultato inatteso, 2-1 per i pugliesi. E ancora più sorprendenti furono i due gol, perle di assoluta grandezza! Enyinnaya, 18 anni, segnò con un poderoso bolide all’incrocio da quasi 40 metri; Cassano, 17 anni, si travestì da fenomeno e, fra un dribbling e una magia da campione consumato, ridicolizzò la retroguardia interista prima di insaccare il punto decisivo. Due perfetti baby-sconosciuti rubarono la scena a tutti e già sognavano un futuro gaudioso; le loro carriere partirono insieme, ma erano destinate a viaggiare in binari lontani anni luce fra loro. Destini diversi, anzi diversissimi…

Michael Ugochukwu Enyinnaya (Warri, Nigeria: 8 giugno 1981) fu considerato quasi un gemello di Antonio Cassano, anche se fisicamente in realtà non potevano essere più diversi: nero come il carbone il primo, biondino il secondo…Sulla parabola calcistica di Cassano si potrebbe scrivere e parlare a lungo ma, nonostante le mille contraddizioni psico-fisiche, è innegabile affermare che gli sia andata di lusso. Pensiamo solo un attimo a qualche  squadra in cui ha militato e c’è già una prima risposta: Roma, Real Madrid, Milan, Inter! Il simpatico nigeriano, invece, questi club può conoscerli solo sfogliando un giornale o davanti alla tv.

La sfortuna, e probabilmente pure qualche eccessivo entusiasmo iniziale, si è accanita su di lui schiacciandolo e polverizzando in pochi anni. E dire che la dea bendata inizialmente sembrava essersi quasi innamorata di lui: arrivare in serie A alla sua età, praticamente un bambino, è un privilegio rarissimo. Enyinnaya aveva dato i primi calci nella sua Nigeria per poi essere notato dai dirigenti di un club belga di discreto livello come il Molenbeek. La sua velocità, i dribbling sguscianti e l’abilità sottoporta furono premiati con le prime convocazioni nella Nazionale Under 20 nigeriana.

A quel punto si concretizzò per Enyinnaya l’arrivo a Bari, per merito del noto direttore pugliese Carlo Regalia che mise nel piatto circa 300 milioni delle vecchie lire. La sua fortuna stava già per esaurirsi, ma non poteva saperlo; dopo l’eurogol con l’Inter di Lippi (e col povero portiere Peruzzi sconsolato e battuto dal suo bolide) i motivi per gioire e rallegrarsi erano quasi al capolinea. Il primo grosso problema, e non sapremo mai fino a che punto decisivo, fu l’aspetto fisico: Enyinnaya cominciò a patire tanti piccoli problemi muscolari e saltò un numero incredibile di partite.


L’entusiasmo per un rientro dai box era subito smorzato dal successivo stop, che finiva per danneggiarlo anche mentalmente. Col Bari rimase fino al 2002, riuscendo a segnare solo altri due gol, al Venezia e al Palermo (peraltro in serie B). Mentre Cassano continuava a volare e spiccare il volo, lui precipitava nel baratro: quando il fisico lo sorreggeva, subentrava il problema del ritmo partita e spesso era insufficiente. Prese a sbagliare gol facili e fu sbattuto prima a Livorno e poi a Foggia, dove scese ancora di categoria… Serie C e stridenti rimpianti, e per giunta non riusciva ad essere decisivo neanche nei campi di periferia. Rimase presto disoccupato, fece le valigie e provò nuove avventure oltre confine.

Ma ad attenderlo c’erano solo altre delusioni, anche all’estero. Fece un provino col club ungherese denominato Debreceni (dove inoltre non giocò mai) e successivamente firmo con i polacchi del Gornik. E visto che neanche in quella prima divisione riusciva a buttare un pallone in rete, Enyinnaya per trovare spazio retrocesse nella serie B polacca: giocò in squadre con nomi quasi impronunciabili che di media facevano 150 spettatori a partita. Il gemello Antonio Cassano, intanto, ha calcato il Santiago Bernabeu e attualmente il Meazza somiglia moltissimo al giardino di casa sua… Ma siamo certi che il simpatico Enyinnaya, quando rivede il suo ex compagno in tv, non si fa vincere dall’invidia e tifa per lui anche per addolcire ulteriormente quel magnifico ricordo del 18 dicembre 1999. Attualmente Hugo, così si fa chiamare dagli amici, è tornato a vivere nella sua Nigeria; si è lasciato alle spalle il calcio (fra l’altro era persino rientrato in Italia per fugaci apparizioni in squadre di Dilettanti) e ha intrapreso nuovi profili professionali. Come canta Max Pezzali, ora per lui  comincia il secondo tempo della sua vita. E il nostro augurio è che sia ricco di soddisfazioni e gioie…

Lucio Iaccarino