Il francese fu un pessimo difensore in uno dei peggiori Napoli di sempre! Lento e indolente, riuscì comunque a giocare a Manchester e in nazionale: un vero miracolato!

Prunier

William Prunier(foto partenopeo.net)

Gli appassionati più attenti del celeberrimo cartone animato giapponese l’Uomo Tigre, che spopolò anche in Italia negli anni settanta e ottanta, quando lo videro per la prima volta quasi sobbalzarono sul divano di casa. Il nuovo acquisto del Napoli di Ferlaino, insieme ad essere un illustre sconosciuto anche per profondi masticatori di calcio, somigliava ad uno degli sfidanti del protagonista Naoto Date: precisamente ci riferiamo a “Mister No”, lottatore dall’aspetto inquietante e dalla testa rotondeggiante e glabra. Chiediamo scusa per la divagazione e per il bagno di nostalgia, ma a pensarci bene l’accostamento di questo calciatore francese può estendersi anche sotto il profilo sensoriale: pure lui, infatti, faceva paura… Ma per come giocava, visto che è passato alla storia del club partenopeo per essere uno dei peggiori difensori stranieri di sempre. Gli bastarono tre partite, quasi un record!

William Prunier nacque a Montreuil, nel nord della Francia, il 14 agosto del 1967. Aiutato da un fisico importante e ben modellato, si affermò nel suo paese come discreto difensore centrale: superò le 200 presenze nel suo primo club, l’Auxerre, e vestì casacche storiche come quelle del Marsiglia e del Bordeaux. Il suo tallone d’Achille fu credere troppo nelle sue qualità (spesso nei ragazzi accade il contrario, e forse in questo caso il problema è addirittura più impetuoso) e decise di intraprendere avventure più grandi di lui…


Nel campionato transalpino, all’epoca tutt’altro che trascendentale, Prunier riusciva a dare un discreto contributo; il problema nacque con il suo approdo all’estero. Prima dell’Italia, infatti, giocò addirittura col Manchester United: come riuscì ad ingannare i dirigenti inglesi è un mistero che neanche Scotland Yard riuscì mai a risolvere… Fu silurato dopo appena due partite, entrambe caratterizzate da errori e clamorose sviste: Prunier era lento come un pachiderma raffreddato, con due ferri da stiro al posto dei piedi e un imbarazzante senso della posizione. Insomma, un pessimo difensore incapace persino di sfruttare la sua altezza nel gioco aereo; il calcio però sembrava avere un credito in sospeso con lui e gli presentò un’altra occasione importante qualche anno dopo…

Arrivò infatti l’inattesa chiamata dalla serie A italiana e per giunta da Napoli, una piazza certamente prestigiosa. Prunier nel 1997 aveva giocato a Montpellier e i partenopei lo ingaggiarono per puntellare una difesa traballante; ebbene, fu in grado di peggiorare un reparto già debolissimo! Il francese, nel mitico catino del San Paolo, sfoderò subito il suo pezzo forte: la lentezza… E i poveri tifosi napoletani si accorsero, con amarezza, che Prunier era in ottima compagnia in quanto a “bidoni”: il croato Asanovic, il belga Crasson, il serbo Stojak e l’attaccante argentino Calderon.

Tutti inferiori alla media, con i calciatori nostrani che certamente non erano poi dei fenomeni (Esposito, Mirko Conte, Baldini, l’attempato Giannini). Piccola curiosità: in quell’Armata Brancaleone figurava anche il futuro allenatore milanista Massimiliano Allegri. Una squadra assemblata male che, nonostante la tifoseria accalorata, era destinata ad una delle retrocessioni più amare della storia: 18° posto e serie B inevitabile. Prunier, che come accennato giocò 3 gare soltanto, si meritò il titolo di “Statua di cera” per il suo immobilismo difensivo… Il punto di non ritorno fu la trasferta con la Roma del 5 ottobre 1997: il francese raggranellò un numero incalcolabile di errori per la gioia degli attaccanti giallorossi, soprattutto Balbo. Il risultato finale? Roma-Napoli 6-2!


Risate a parte, va sottolineato che un giorno Prunier potrà raccontare ai nipotini di aver giocato nel Manchester United, nel Napoli e persino con la nazionale francese (una sola presenza, evidentemente un pacco regalo): certo, dovrà inventarsi qualcosa per spiegare come in ognuno di questi casi le presenze effettive in campo si contavano sulle dita di una mano… Ma in fondo il francese è un uomo di mondo e troverà di certo le parole: dopo le disavventure sotto il Vesuvio ebbe una fugace esperienza nel campionato scozzese con la maglia degli Hearts e marcò qualche presenza in Belgio. Poca roba, così come l’ennesimo ritorno in patria col Tolosa e la chiusura di carriera in una delle tante società calcistiche del Qatar. In questo caso, ovviamente, l’aspetto economico fu fondamentale: del resto William Prunier ha sempre avuto mille difetti ma non ha mai mentito in vita sua. Quando giocava (malissimo) e qualcuno a fine gara lo accusava di essere proprio una frana, lui rispondeva con una timida scrollata di spalle e un sorrisetto malizioso. Come a voler dire: “Ma non è colpa mia. Mi ci hanno mandato, io non volevo neanche giocare…”

 

Lucio Iaccarino