Fu presentato ai tifosi insieme a Zanetti, due estremi irraggiungibili! Rambert non giocò mai in campionato, finendo nel dimenticatoio insieme ai suoi dribbling!

Rambert

Rambert(foto calciobidoni.it)

Nella lontana estate del 1995 l’Inter presentò alla stampa e ai tifosi due giovani e rampanti acquisti che, nelle ambizioni dei dirigenti nerazzurri, avevano le carte in regola per sfondare nel nostro campionato. In conferenza stampa erano tutti felici e sorridenti, qualcuno ironizzò quando si seppe che avrebbero condiviso la stessa stanza nel ritiro: sembravano proprio Sandra Mondaini e Raimondo Vianello… Entrambi di nazionalità argentina, poco più che ventenni e ambiziosi al punto giusto.

Certo, il ruolo era diverso e forse (sembra il colmo a pensarci oggi) quello che dava maggiori e solide speranze era l’attaccante Rambert, figlio d’arte e possessore di ottime referenze in zona gol. L’altro calciatore era l’umile e quasi sconosciuto Javier Zanetti, che entrò nel club in punta di piedi per poi divenire una leggenda. Scherzi del destino che solo il calcio può raccontare: i due estremi che si attraggono, ma solo all’inizio della carriera…

Sebastian Pascual Rambert nacque a Buenos Aires il 30 gennaio del 1974 e si spacciava per una fenomenale seconda punta: chissà, forse perché in quel ruolo poteva sventolare la solita scusa per giustificare la scarsa vena in zona gol. Infatti, il suo credo calcistico era quello di far segnare il proprio compagno d’attacco, fornendo assist e lasciando spazi invitanti. Nell’Indipendiente, la squadra che ne aveva svezzato il talento fanciullesco, il trucco era riuscito alla perfezione: era ancora un ragazzino quando debuttò persino in nazionale (in tutto 8 presenze,con 4 reti), dove si classificò secondo alla Confederations Cup del 1995.

Valeva un decimo del nostro Vincenzo Montella, con cui però condivideva il modo di esultare dopo un gol: entrambi mimavano il volo dell’aereo. In Sudamerica Rambert era quindi conosciuto come “Avioncito”, e forse anche questo bizzarro soprannome contribuì ad accrescerne la fama. Probabilmente, però, l’Inter fu tratta in inganno dai giudizi troppo magnanimi dell’ex Daniel Passarella (era lui il selezionatore dell’Argentina che convocò Sebastian) che sponsorizzò il suo acquisto in nerazzurro. Il costo dell’operazione fu di circa 5 miliardi di lire: non tanti per quell’epoca d’oro, ma decisamente troppi per un “pacco” come Rambert!


I numeri non sbagliano mai, se poi sono conditi dai sentimenti allora le differenze diventano ciclopiche: la storia di quei due acquisti simultanei, Zanetti e Rambert, è da tramandare nei secoli… Rambert ci mise pochissimo per far capire il suo valore, cioè quasi zero! L’allenatore dell’Inter, il buon Roy Hodgson, non lo schierò mai in campionato, neppure per un minuto. Per trovare sue notizie, dobbiamo scavare nei tabellini di Coppa Uefa (una presenza contro il Lugano, coi nerazzurri addirittura eliminati) e in quelli di Coppa Italia, dove fu schierato contro il modesto Fiorenzuola. Tutto qui, poi fu subito sbolognato al Real Saragozza in prestito. Zanetti, ma forse per molti è inutile ricordarlo, è un fuoriclasse assoluto ed ha più record che capelli in testa: 845 gettoni col club, con oltre 600 presenze in serie A (straniero con più presenze nella storia), 5 scudetti, una Coppa Campioni, un Mondiale per club, una Coppa Uefa, 4 Coppe Italia e 4 Supercoppe! E, insieme alle grandi qualità tecniche, un esempio costante di correttezza e nobiltà d’animo.

Il ripudiato Rambert, invece, dovette adattarsi ad una carriera breve ed itinerante, oltre che poco soddisfacente. Anche in Spagna deluse le aspettative, pur segnando cinque gol; ma dei suoi proverbiali dribbling nessuna traccia. Rientrò in patria, strappando contratti importanti con club del calibro di Boca e River Plate. Qualche guizzo ma anche troppi infortuni ne pregiudicarono il rendimento, comunque altalenante. L’ultimo tentativo di sfondare in Europa fu nell’ambiguo campionato greco, nell’Iraklis stagione 2001/2002. La sfortuna si accanì ancora su di lui, costringendolo a saltare due terzi di stagione per un operazione ai legamenti. Si ritirò non ancora trentenne, alzando bandiera bianca con l’Arsenal di Sarandì. Il suo caso sarebbe certamente gradito ai grandi romanzieri e scrittori del Novecento, perché in fondo Rambert è entrato nella storia dell’Inter in pratica senza giocare mai. Quelle sue foto con Zanetti sono conservate con amore da tutti i tifosi veri, e per una volta possiamo fare finta che il protagonista positivo sia lui…

 

Lucio Iaccarino