Centravanti devastante e potentissimo, Gabriel fu una bandiera della  Fiorentina! Sfondò record e portieri, ma lo scudetto arrivò solo con la Roma.

Batistuta

Gabriel Omar Batistuta (foto almamuni.com)

Un colpo al cuore senza essere cardiopatici… E’ quello che si è materializzato, qualche tempo fa, in tutti i tifosi della Fiorentina nel sapere che Gabriel Batistuta aveva seri problemi alle gambe e faceva fatica persino a fare una passeggiata con la moglie e i figli! Possibile? Un paradosso incredibile: come se Andrea Bocelli non avesse più un filo di voce per cantare o Al Pacino diventasse un brocco nella recitazione. Per fortuna, la notizia sul formidabile cannoniere argentino era stata decisamente ingigantita dai mass media: Gabriel, oggi 44enne, non è proprio in formissima ma grazie a terapie specifiche sta riprendendosi discretamente. I tifosi viola, sia quelli della Curva Fiesole che quelli della tribuna, hanno amato questo campione quasi come un figlio: Batistuta era una potenza della natura, un centravanti forte e possente come un carro armato che tutto travolgeva al suo passaggio. Tuttavia, come molte storie romantiche l’amore non scoppiò subito…

Gabriel Omar Batistuta nacque ad Avellaneda, in Argentina, il primo febbraio del 1969. Arrivò a Firenze molto giovane, nella stagione 1991-92, ma aveva alle spalle già una florida esperienza nel River Plate e nel Boca Juniors, mentre l’esplosione internazionale si concretizzò con la nazionale dell’Argentina nella Coppa America 1991. Gabriel firmò sei reti (capocannoniere del torneo) e portò quasi da solo il titolo nella bacheca dei biancocelesti. Due mesi dopo l’approdo alla Fiorentina di Cecchi Gori e il debutto in serie A, che all’epoca era un campionato durissimo e spietato.

Batistuta aveva bisogno di un periodo di rodaggio e i primi approcci furono piuttosto negativi, sia con mister Lazaroni che con Gigi Radice, che si era seduto sulla panchina dei gigliati dopo la quinta giornata. Dopo qualche errore di troppo stampa e tifosi cominciarono a nutrire enormi perplessità, associando Gabriel a Dertycia, altro bomber dalle polveri  bagnatissime dell’anno precedente. Nel girone di ritorno, però, Batistuta  prese un’inaspettata confidenza col gol mettendo a tacere anche i critici più severi. E per la gioia dei tifosi viola, Gabriel non abbandonò mai più  quella confidenza!


Firenze, città poetica e passionale oltre che affascinante, accarezzò grazie a lui il terzo scudetto della sua storia: la mancata impresa, sfiorata soprattutto nel 1998-99, non ha però mai ridimensionato il valore di questo cannoniere coraggioso e generosissimo. Batistuta migliorava partita dopo partita, e in ogni allenamento buttava letteralmente sangue e sudore per ottimizzare le sue qualità. Tiri e punizioni come cannonate, colpi di testa, sponde e dribbling in velocità, acrobazie fulminee e devastanti; Gabriel divenne il capitano di un popolo che sportivamente sfidò i grandi e ricchi club del Nord. Vinse la Coppa Italia del 1996 (capocannoniere con 8 gol) e la susseguente Supercoppa con due prodezze al Milan (1-2); dopo la rete su punizione, arrivò la storica dichiarazione d’amore alla moglie Irina.

A livello individuale, poi, negli anni novanta parlare di Batistuta o Fiorentina era quasi la stessa cosa: Gabriel con 152 gol è tuttora il miglior bomber di sempre in serie A del club (e con 212 contando tutte le competizioni) e non abbandonò la barca viola neppure in serie B, nonostante le sirene di squadre ben più titolate. Nel 1994 stabilì il record di gol in giornate consecutive (11) nella nostra serie A, scalzando il leggendario Pascutti; nel 1995 fu capocannoniere con 26 gol, mentre arrivò in doppia cifra praticamente sempre… Memorabili i suoi soprannomi, da Batman a Batigol passando per Re Leone e l’Arcangelo Gabriel; le sue esultanze sono ancora oggi imitate, come la statua incrociando la bandierina del calcio d’angolo o la celebre “mitragliata” dopo un tiro folgorante. Sbaragliò le difese più attrezzate con gol da cineteca, come a Wembley con l’Arsenal, al Barcellona in Coppa delle Coppe (dove zittì 90000 spagnoli) e il Manchester United in Coppa Campioni!

Batigol era una vera bandiera ma fu letteralmente costretto a lasciare la Fiorentina nel 2000, quando il club viola dell’istrionico Cecchi Gori sprofondò in una crisi economica che sfociò nel fallimento. Gabriel finì alla Roma, dove disputò tre stagioni ambientandosi subito alla grande; vinse quello Scudetto (2001) che tanto aveva desiderato per Firenze, siglando 20 bellissimi gol e regalando spettacolo con l’idolo locale Francesco Totti. Gli altri due anni in giallorosso furono invece carichi di sfortuna, con molti infortuni e pochissime soddisfazioni. La carta d’identità cominciava a pesare anche per lui, e il successivo trasferimento all’Inter fu altrettanto fallimentare. Batistuta spese gli ultimi due anni calcistici in Qatar, in un torneo tecnicamente improponibile ma che gli consentì una pensione dorata.

In più, si tolse lo sfizio di laurearsi capocannoniere anche lì, con 25 gol nel 2004. Dopo l’addio definitivo ai campi di gioco, Gabriel ha fatto un po’ di tutto: è un apprezzato dirigente,  ha seguito il corso di allenatore ed è stato commentatore della sua nazionale nei recenti mondiali (a proposito, Batigol è il miglior realizzatore della storia dell’Argentina con 56 gol in 78 presenze). Curiosa ma affascinante la sua passione per il polo e i cavalli, mentre la famiglia e la sua terra restano punti di riferimento fondamentali. E qualche volta, come lui stesso ha dichiarato, torna a Firenze per un bagno di nostalgia e di illuminanti ricordi giovanili. Addirittura si camuffa per non farsi riconoscere; la gente lo stritolerebbe d’affetto e lui è sempre stato umile e discreto. Almeno nella vita, perché in campo il Re Leone era un vero gladiatore…

 

Lucio Iaccarino