Uno dei più forti difensori della storia italiana:duro e insuperabile!Vinse tutto con l’Inter e fu campione d’Europa con gli azzurri.Segnò un gol in una sfida memorabile!
Ogni suo intervento difensivo meriterebbe un fermo immagine, oppure una sequenza filmata da mandare a tutte le scuole calcio d’Italia. La teoria prima della pratica: i ragazzini, soprattutto quelli che vogliono diventare difensori, potrebbero imparare una quantità inenarrabile di cose. Dalla destrezza al tempismo, dal gioco maschio all’esperienza e alla superba duttilità tattica: il campione che prendiamo stavolta in considerazione è un’autentica leggenda degli anni sessanta e settanta, un pilastro che faceva paura agli avversari col semplice sguardo o col nome: Burgnich! Aggressivo, sempre concentrato al massimo, si avvaleva di una struttura fisica e atletica eccezionale che gli permetteva di controllare qualsiasi avversario sempre da vicino. Duro ma anche leale, un esempio per tutti i giovani…
Tarcisio Burgnich nacque a Ruda, in provincia di Udine, il 25 aprile del 1939. Friulano fin dentro le ossa, sviluppò la sua adolescenza sportiva nelle giovanili dell’Udinese, dove successivamente debuttò in serie A il 2 giugno del 1959. Dopo uno scudetto come panchinaro alla Juventus e una stagione da protagonista a Palermo, nel 1962 approdò all’Inter. Coi nerazzurri fu un matrimonio felice e duraturo; Burgnich divenne ben presto uno dei punti di forza del sistema difensivo di Helenio Herrera, il segreto della grande Inter dei favolosi anni sessanta. Disputò dodici campionati consecutivi realizzando cinque delle sue sei reti complessive segnate in serie A. Vinse la bellezza di quattro scudetti(1963, 1965, 1966 e 1971) partecipando attivamente alle trionfali campagne europee del club di Moratti. Fu monumentale, infatti, nelle due finali vinte e che fruttarono due Coppe Campioni: nel 1964(Inter-Real Madrid 3-1 con doppietta di Mazzola) e nel 1965(Inter-Benfica 1-0, Jair). E nella sua personalissima bacheca troneggiano anche due Coppe Intercontionentali. Nel 1974 Tarcisio scese al Sud, firmando per il Napoli e dove chiuse la carriera dopo tre stagioni, nel 1977: con i partenopei vinse la Coppa Italia nel 1976. La determinazione e la voglia di lavorare non lo mollavano mai: smessi i panni dell’atleta, aveva già in testa nuovi progetti per il futuro. L’idea fissa era una sola e si concretizzò subito: il patentino di allenatore!
In Nazionale Burgnich (che grazie ad Armando Picchi si era guadagnato il soprannome di Roccia) vinse il campionato europeo del 1968 ed ebbe un rendimento sempre elevato, sin dal giorno del suo debutto: Italia-Urss 1-1 del 10 novembre 1963 a Roma. In totale marcò ben 66 presenze, correlate da due gol, evento oltretutto piuttosto raro per uno come lui che raramente lasciava la propria linea difensiva. La prima gioia arrivò in un incontro amichevole, Italia-Austria del 18 giugno 1966 a Napoli: il suo acuto al minuto 73 fu l’unica marcatura della sfida. Ma fu la seconda realizzazione ad entrare nell’olimpo dei ricordi azzurri: 17 giugno 1970, semifinale di Coppa del Mondo fra Italia e Germania Ovest. Allo stadio Atzeca di Città del Messico la sfida tiratissima era al primo tempo supplementare, col risultato di 1-2 per i tedeschi. Al 98°, sugli sviluppi di un calcio di punizione dalla tre quarti in favore dell’Italia, Burgnich lasciava per una volta la propria metà campo e si presentava nell’area avversaria. Col tempismo del bomber consumato, si avventava su un pallone respinto da un terzino teutonico e insaccava la rete del 2-2. L’Italia non aveva ancora vinto, ma con quel guizzo superava il momento più critico, quello del primo svantaggio. Finì 4-3 per gli azzurri, che si guadagnarono così l’ingresso in finale col Brasile di Pelé.
Terminata nel 1977 la carriera di calciatore(con un bottino faraonico di 495 presenze in serie A), Tarcisio intraprese quindi quella di allenatore, superando di slancio il corso di Coverciano già nel 1978. Dopo due stagioni al Livorno in serie C1, nel 1980 sedette per la prima volta in una panchina di serie A, a Catanzaro. Il debutto fu decisamente felice, visto che i calabresi si piazzarono al settimo posto: per Burgnich rimane questo il miglior anno di sempre, visto che successivamente si alternarono esperienze con risultati altalenanti. In questa altalena, arrivò l’esonero dal Bologna nel 1982, la promozione in serie A con il Como(1984) e infine la retrocessione con la Cremonese nel 1990, anno della sua ultima apparizione in serie A. Come in campo fu un difensore arcigno e, allo stesso tempo, un esempio di serietà e correttezza, un vero e proprio modello da mettere in vetrina per i giovani, così in panchina ha sempre predicato estrema umiltà e massimo impegno, anche ai calciatori più affermati. Concetti che, aldilà di disquisizioni tattiche o schemi di gioco, sono la base per la fortuna di qualsiasi squadra.
Lucio Iaccarino