Il Bologna di Maifredi, in un incredibile ballottaggio, ingaggiò lui per scartare Zamorano! Una scelta sciagurata: per il cileno Rubio zero gol e tanta panchina!

Rubio

Hugo Rubio(foto msnnotizie.com)

La tentazione di una scelta e il brivido del rischio… I dirigenti e lo staff tecnico del Bologna, nell’estate del 1988, si trovarono di fronte a un bivio. Avevano due calciatori, entrambi attaccanti, in prova: tutti e due cileni e desiderosi di un contratto nella nostra serie A. Purtroppo soltanto uno poteva essere ingaggiato, sia per motivi economici che di tesseramento: uno era giovanissimo e si chiamava Zamorano mentre l’altro era già nel pieno della maturità calcistica.

Il suo nome era Rubio e fu proprio lui a vincere in volata questo singolare duello; si optò per l’esperienza al cospetto della giovinezza e, oltretutto, Zamorano non convinse dal punto di vista fisico. Troppo gracile e inconsistente, l’altro sembrava meglio attrezzato per il nostro campionato. Peccato che Ivan Zamorano, dopo qualche anno di gavetta, divenne un centravanti formidabile, vincendo coppe e titoli nazionali con club del calibro di Real Madrid e Inter. Rubio, invece, fu un flop colossale: uno dei peggiori stranieri degli anni ottanta! I tifosi felsinei, ripensando a quella scelta sciagurata, si mangiarono le mani e i gomiti per anni, mentre quei dirigenti probabilmente avranno cambiato mestiere…

Hugo Eduardo Rubio era nato e si era fatto le ossa in Cile (Talca, 5 luglio 1960): al Colo Colo si era meritato il soprannome di “Passero”, forse perché svariava su tutto il fronte d’attacco senza dare riferimenti precisi ai terzini avversari. Sia in patria che nella sua prima squadra europea, il Malaga in Spagna, non aveva un grossissimo curriculum come goleador, ma i giornalisti sudamericani non erano preoccupati: il ragazzo garantiva un buon rendimento e un cospicuo numero di assist per i compagni. Arrivò al Bologna all’età di 28 anni, in una squadra che puntava al decimo-dodicesimo posto ma che, come vedremo, incontrò notevoli difficoltà.

La rosa era costituita da elementi tutto sommato validi come l’attempato Eraldo Pecci, i centrocampisti Bonini e Marronaro, il portiere Cusin, i difensori Luppi e De Marchi mentre in attacco stazionavano Lorenzo e l’ex juventino Angelo Alessio. Le dolenti note erano proprio gli stranieri, visto che Demol e Aaltonen erano tutt’altro che fenomeni: l’allenatore era invece  l’ambizioso Gigi Maifredi con cui il nostro Rubio, da buon sudamericano, cercò di intavolare subito un buon rapporto. L’inizio del cileno fu piuttosto positivo; a fine agosto, nel girone di Coppa Italia, Rubio cominciò ad inserirsi negli schemi tattici del nuovo Bologna. Il 28 agosto realizzò addirittura una storica doppietta nel 5-1 contro il Barletta; resteranno gli unici gol nel nostro paese… I guai cominciavano a bussare alla porta, sia per lui che per la squadra. Il Bologna fu eliminato dalla Coppa Italia e Hugo, nella trasferta di Napoli, subì un infortunio piuttosto serio…

Il debutto ufficiale in serie A si concretizzò, e proprio per questo motivo, solo alla settima giornata, quando Rubio giocò gli ultimi quindici minuti di Bologna-Lazio 0-0. I felsinei erano ultimi in classifica e i problemi maggiori arrivavano proprio dall’attacco; di certo, però, non era lui l’uomo giusto per risolverli. Non riuscì a segnare neanche un gol, era lento e addirittura scoordinato sul piano fisico. Dopo alcune prestazioni imbarazzanti il pubblico cominciò ad inondarlo di fischi e Maifredi, quasi sollevato, lo relegò in panchina in diverse circostanze. L’infortunio era ormai assorbito e non c’erano più scuse: Rubio era davvero un fiasco e le gare con Verona e soprattutto Sampdoria (2 aprile 1989) rappresentarono il punto di non ritorno. Fortunatamente il Bologna fece un ottimo girone di ritorno riuscendo a salvarsi per il rotto della cuffia e per appena due punti (29 contro i 27 di Torino e Pescara, che retrocessero con Pisa e Como). Tuttavia Rubio, che con 14 spezzoni di partite non aveva di certo dato un grosso contributo, si sentì meno colpevole ma il giudizio finale sul suo conto non poteva ovviamente mutare: l’estate successiva fu il primo calciatore ad essere ceduto.

Trovò un ingaggio nel San Gallo, ma non riuscì ad incantare nemmeno nel modesto campionato svizzero: Rubio fu quasi costretto a rientrare in patria, dove il vecchio Colo Colo aveva sempre le porte spalancate per lui. Con la nazionale del Cile mise a segno 12 reti in 36 partite (finalmente una media discreta per un uomo d’attacco), ottenendo come massimo risultato il terzo posto nella Coppa America del 1991. La carriera agonistica di Rubio tramontava nel 1996, proprio quando il suo connazionale Ivan Zamorano viveva i suoi anni migliori in Europa; tuttavia il cerchio della storia fra questi due non si chiudeva ancora. Rubio e Zamorano, infatti, attualmente lavorano insieme e sono procuratori sportivi molto apprezzati in Sudamerica.

 

Lucio Iaccarino