Centrocampista completo e vincente con Milan e Juventus, Benetti fu un pilastro della nazionale nel 1978. Potente ma anche troppo falloso, con alcuni interventi killer…

Benetti

Romeo Benetti(foto magliarossonera.it)

Nel 1971, durante la gara di campionato fra Milan e Bologna, il promettente centrocampista dei felsinei Franco Liguori subì un fallo durissimo che sostanzialmente decretò la parola fine alla sua carriera. Il ginocchio destro andò in mille pezzi; coinvolti i legamenti, i menischi, il collaterale interno e la capsula posteriore. Seguirono diverse operazioni chirurgiche e la convalescenza fu una sorta di calvario, anche perché in definitiva Liguori non giocò mai più ad alti livelli.

L’autore di quella scorrettezza fu il celebre Romeo Benetti, un campione che però in campo menava come un fabbro senza mai pentirsi o risparmiarsi: riempì diversi letti d’ospedale e talvolta finì anche lui ko, col centrocampo che diveniva un campo di battaglia. Aveva tante qualità ma con quell’intervento in particolare macchiò la sua vita sportiva; il marchio di “macellaio” lo accompagnò per sempre, coi tifosi e giornalisti pronti a sbattergli in faccia la sua indole troppo aggressiva. Del resto quel fallo fu talmente evidente che Benetti fu persino denunciato per lesioni alla Procura della Repubblica di Milano…

Romeo Benetti nacque ad Albaredo d’Adda, vicino Venezia, il 20 ottobre del 1945. Era un centrocampista grintosissimo, dallo spiccato senso tattico e con una discreta visione di gioco; si distingueva soprattutto, comunque, per il dinamismo e il furore agonistico (talvolta anche eccessivo, come abbiamo già raccontato). Quello che stupiva del roccioso Romeo era il rendimento costante ed eccezionale: usciva dai contrasti quasi sempre vittorioso e, palla al piede, era poi abile ad impostare con rapidità la manovra offensiva. Quando si presentava in prossimità dell’area di rigore non esitava nel battere a rete, dotato com’era di un tiro potente e preciso, capace in più occasioni di risolvere la partita. In una carriera lunga e prestigiosa, Romeo Benetti raccolse con merito tante vittorie e altrettante soddisfazioni, vestendo inoltre alcune fra le maglie più nobili del nostro campionato.


La gavetta ebbe inizio col Bolzano in serie D e proseguì con le esperienze in serie C a Siena e Taranto; fu col Palermo nel 1967 che Benetti cominciò a fare davvero sul serio… In quella stagione in B Romeo e tutta la compagine siciliana disputarono un torneo d’altissimo livello, e la storica conquista della promozione in A fu la logica conseguenza. Benetti era ormai considerato un mediano tuttofare di grande avvenire, e fu la Juventus a regalargli la prima grossa possibilità. Con i bianconeri debuttò nel 1968-69, poi passò alla Sampdoria (2 reti in 27 presenze) con lo scopo di accumulare minutaggio ed esperienza. Un po’ a sorpresa, però, l’anno dopo si ritrovò con la maglia del Milan: tutto merito dell’intuito e di una perfetta tempistica di mercato dei dirigenti rossoneri, che con Benetti migliorarono un centrocampo già altamente competitivo.

A Milano Romeo rimase a lungo, divenendo un punto di riferimento fondamentale per tutta la squadra; in sei stagioni firmò 170 gettoni di presenze con 32 reti, vincendo per due volte la Coppa Italia (1972 e 1973) e soprattutto la Coppa delle Coppe nel 1973. Nella combattutissima finale di Salonicco del 16 maggio contro il Leeds, Benetti fu un autentico gladiatore e insieme ai vari Rivera, Bigon e Chiarugi risultò fra i migliori in campo. Finì 1-0 per il Milan, con gol decisivo di Chiarugi dopo pochi minuti e una sofferenza ciclopica, specie nel secondo tempo. Qualche anno dopo, nel 1976, sull’asse Milano-Torino si verificò un clamoroso scambio di mercato: a Milano, sulla sponda rossonera, arrivava Fabio Capello e a Torino, su quella bianconera, approdava Romeo Benetti

A quei tempi, la Juventus difficilmente sbagliava qualcosa nell’assemblaggio della squadra: Romeo aveva ancora molto da dare al calcio e garantì un contributo sostanzioso ai bianconeri vincendo due scudetti (1977 e 1978), una Coppa Uefa (1977) e una Coppa Italia (1980). Benetti era ormai un centrocampista completo, prezioso sia in copertura che in attacco. Nel periodo juventino divenne un punto fermo della nazionale italiana, ovviamente in mezzo al campo dove calamitava e gestiva un numero incalcolabile di palloni. In maglia azzurra giocò sia con Valcareggi (era uno dei leoni di Wembley, Inghilterra-Italia 0-1 del 1973) che con Bernardini, ma fu con Enzo Bearzot a toccare il suo massimo rendimento.


Parliamo di tre grandi allenatori, col friulano che ebbe però il merito di ottimizzare al meglio la grinta e il filtro del mediano veneziano. Benetti con l’Italia firmò 55 presenze con 2 gol, uno dei quali messo a segno nella fase finale del campionato del mondo del 1978. Eravamo in Argentina, il 6 giugno, e si giocava Italia-Ungheria; Romeo firmò l’ultimo gol per gli azzurri (in precedenza erano andati a segno Paolo Rossi e Bettega) con un rasoterra imprendibile da fuori area. Nel 1979 si trasferì alla Roma, la sua ultima squadra da professionista, dove comunque conquistò altre due Coppe Italia (in totale 5 successi nella manifestazione) prima di ritirarsi. Successivamente si è dedicato alla carriera di allenatore, con particolare attenzione ai giovani, mentre gli appassionati del calcio in televisione lo ricorderanno certamente anche nelle vesti di opinionista e commentatore in canali privati. E Romeo Benetti era un duro anche in quel contesto…

Lucio Iaccarino