Il belga, che giocò anche nel Benfica, è stato un portiere fenomenale, capace di voli plastici che strappavano applausi. Col Mechelen vinse una Coppa Coppe quasi da solo!

Preud'homme

Michel Preud’homme(foto thelittlevinnie)

L’esclamazione:“una parata miracolosa!” è spesso utilizzata da tutti i componenti del mondo del calcio: dai giornalisti radio-tv, dai tifosi al bar e persino dagli stessi calciatori in sede di commento. Ovviamente il riferimento è per un portiere capace di un intervento non comune, un qualcosa di straordinario che il numero 1 riesce a sfoderare per impedire un gol già fatto. Qualche generazione fa, in Belgio, c’era un estremo difensore di nome Preud’homme che divenne popolare proprio per la sua eccezionale capacità fra i pali: per lui i “miracoli” erano pane quotidiano, sfornava talmente tante prodezze da meritarsi l’appellativo “il Santo”.

E in effetti le sue parate, acrobatiche e quasi magiche, avevano talvolta un aspetto soprannaturale… Più di una volta l’attaccante avversario, che aveva appena scoccato un tiro micidiale o un colpo di testa forte e preciso, era già pronto ad esultare, convinto di aver gonfiato la rete. E’ gol! Anzi no: parata miracolosa di Preud’homme

Michel Preud’homme (Ougree, 24 gennaio 1959) era davvero un portiere sensazionale, apparentemente senza nessun punto debole. Il suo pezzo forte era la reattività, essendo in grado di guizzi e balzi portentosi; aveva gambe come trampoli che gli permettevano di arrivare ovunque, sia nei pali che nelle uscite. Purtroppo il suo palmares non è ricco in proporzione ai suoi meriti, ma forse nel caso di un portiere questo è un aspetto secondario. In una carriera comunque molto lunga, Preud’homme militò in tre club soltanto: lo Standard Liegi, il Mechelen e i portoghesi del Benfica, che rappresentarono quindi l’unica esperienza lontana dal suo amato Belgio.

Con lo Standard vinse due titoli nazionali, mentre col Mechelen in otto stagioni guadagnò la ribalta europea. In particolare, la vittoria della Coppa delle Coppe del 1988 fu la soddisfazione più grande. Preud’homme, che comandava una difesa non proprio irresistibile, giocò un torneo memorabile, ed era sempre fra i migliori in campo. In semifinale stroncò l’Atalanta (doppio 2-1 per il Mechelen, condite da parate super), mentre nella finale unica a Strasburgo, l’11 maggio 1988, alzò la Coppa al cielo dopo l’1-0 col favorito Ajax. Nei quarti di finale della Coppa dei Campioni 1989-90, il Mechelen fu eliminato dal Milan di Gullit e Van Basten. Preud’homme, sia all’andata che al ritorno, riuscì a non prendere gol (un doppio 0-0) sfoderando un numero quasi incalcolabile di parate: i rossoneri sembravano giocare solo contro di lui, un marziano vestito da portiere. Ai tempi supplementari il Milan, dopo mille tentativi, segnò due volte e si qualificò; il povero Michel uscì comunque fra gli applausi…

Con la nazionale belga non conquistò nessun titolo, ma fu protagonista nelle fasi finali dei mondiali nel 1990 e nel 1994. In entrambe le circostanze Preud’homme e compagni furono piuttosto sfortunati, venendo eliminati agli ottavi di finale. A Italia 90 il Belgio, che vantava elementi come Scifo, Ceulemans e capitan Gerets, si qualificò al secondo posto nel girone E, con spagna Uruguay e Corea del Sud.

Agli ottavi Preud’homme affrontò l’Inghilterra e sfoderò l’ennesima prova superlativa. David Platt sbloccò uno 0-0 che sembrava eterno, andando a segno proprio al 119°, ossia l’ultimo minuto del secondo tempo supplementare. Si era ad un passo dai calci di rigore, altra specialità del grande Preud’homme. Quattro anni dopo, al mondiale americano del 1994, l’epilogo per il Belgio fu altrettanto amaro. La sconfitta, come già accennato, nuovamente agli ottavi, arrivò per merito della Germania del CT Vogts. Ma il 3-2 finale maturato a Chicago fu condizionato da evidenti errori dell’arbitro svizzero Kurt Rothlinsberger, che favorì i tedeschi in almeno un paio di circostanze.

Nonostante la prematura eliminazione, Preud’homme fu premiato come miglior portiere di quel mondiale, il cosiddetto trofeo Yaschin. Nello stesso anno conquistò il titolo di miglior portiere del globo, premio assegnato dall’IFFHS. Da notare che dal 1988 al 1995 Michel si classificò sempre fra i primi dieci in questa speciale classifica, arrivando secondo dietro a Walter Zenga nel 1988. In molti, tuttavia, si sono posti una domanda, purtroppo senza poter rispondere: e se avesse giocato in club di prima fascia, come Bayern, Real Madrid o Barcellona?

Appesi i guantoni al chiodo, Preud’homme non ha perso tempo e si è subito distinto come ottimo allenatore. Idee chiare e grande professionalità sono i suoi cavalli di battaglia, e in patria è considerato fra i migliori in circolazione. Michel ha già in bacheca un campionato, una coppa nazionale e una Supercoppa, spalmate fra Standard Liegi e Twente. Fra i suoi prossimi obiettivi c’è quello di poter lavorare nel campionato più difficile, quello italiano. Mai dire mai, nella vita e nel calcio. Del resto non averlo mai visto giocare, e parare, in un club della nostra serie A è già un grande rammarico

Lucio Iaccarino