Bandiera della Dinamo Kiev e dell’Urss, Blokhin era velocissimo ma anche spietato sottoporta! Pallone d’oro nel 1975, realizzò un gol memorabile al Bayern di Monaco!

Blokhin

Blokhin in nazionale(foto blogspot.com)

Per il suo match d’addio, disputato nel giugno del 1989 (ma in realtà stava giochicchiando ancora, anche se in club semiprofessionistici), lo stadio centrale di Kiev fu letteralmente preso d’assalto da oltre 100.000 spettatori. E non solo: altre migliaia di tifosi dovettero rimanere a casa proprio per questo straordinario “tutto esaurito”. Questi numeri sono già esaustivi per capire la grandezza di Oleg Blokhin!

La sfida amichevole fra la Dinamo e una selezione mondiale fu il giusto tributo per omaggiare il miglior calciatore ucraino di tutti i tempi, un talento immenso che in attacco era in grado di saper ricoprire tutti i ruoli. Geniale e velocissimo palla al piede, interpretava il ruolo dell’ala con la disinvoltura del predestinato per poi trasformarsi in cecchino implacabile. Oleg correva, anzi sfrecciava, bruciando l’erba sotto i suoi piedi per poi ricamare prodezze che il mondo del calcio difficilmente avrebbe dimenticato…

Oleg Blokhin nacque a Kiev il 5 novembre del 1952 e quando giocava fu l’unico a meritare l’accostamento, per carisma e passione popolare, al leggendario Lev Jascin. Dotato di un ottimo fisico, affinò fin da ragazzino la sua tecnica e divenne la grande bandiera della Dinamo Kiev di Valerj Lobanovskyi. Con l’allenatore classe 1939, Blokhin colse le soddisfazioni più dolci e migliorò anche dal punto di vista tattico. Il suo sinistro era potente e preciso, mentre i suoi dribbling lasciavano di sasso anche i difensori più esperti. In patria la Dinamo spopolò vincendo con lui la bellezza di otto campionati, cinque Coppe di Russia e tre Supercoppe nazionali.

Blokhin si aggiudicò il titolo di capocannoniere cinque volte (fra il 1972 e il 1977) e stupiva per la sua lucidità negli ultimi sedici metri. Possedeva tutte le qualità essenziali per un’ala, rapidità, prestanza fisica, potenza di tiro, ed era in grado di fronteggiare qualsiasi situazione di gioco. All’epoca dei suoi esordi giocava in una Dinamo Kiev che puntava tutto sul contropiede e che utilizzava esclusivamente la sua velocità di corsa. Col tempo e soprattutto con la saggia direzione tecnica di Lobanovskyi (suo allenatore anche in nazionale), Blokhin e la Dinamo cambiarono completamente registro, optando per un calcio più manovrato e rivolto all’offensiva. Oleg si adeguò ottimamente e, varcando i limiti nazionali, si apprestava a conquistare l’Europa…


Il suo anno migliore fu certamente il 1975: il 14 maggio a Basilea vinse con la Dinamo la Coppa delle Coppe, 3-0 contro il Ferencvaros con doppietta di Onishenko e sigillo definitivo dello stesso Blokhin al 66°. Nel mese di dicembre, il giornale France Football conferì ad Oleg il Pallone d’oro, preferendolo a due campioni di razza come Franz Beckenbauer e Johann Cruyff. Da notare che un solo giocatore sovietico era riuscito ad aggiudicarsi questo prestigiosissimo trofeo prima di lui, l’immenso Lev Jascin. Fra le sue prodezze memorabili, quella che forse ha fatto definitivamente innamorare migliaia di tifosi in tutto il pianeta fu la perla contro il Bayern di Monaco nella finale di andata della Supercoppa europea. Era il 9 settembre del 1975 e Blokhin dribblò cinque difensori teutonici per poi superare il portiere con una parabola imprendibile… Nel 1986 arrivò un’altra Coppa delle Coppe, e con alcune curiose analogie; in finale la Dinamo Kiev vinse nuovamente 3-0 (avversario l’Atletico Madrid, il 2 maggio a Lione) e Blokhin si tolse lo sfizio di centrare il bersaglio vincente, insieme a Zavarov e Evtuschenko. Oleg era quasi al passo d’addio, ma l’avanzare dell’età non gli impedì di essere ancora una volta  fra i migliori in campo.

Con la nazionale dell’Urss Blokhin arrivò a toccare la bellezza di 109 presenze, segnando 42 reti ma sfortunatamente mancando un’affermazione di rilievo ai campionati del mondo. Il canto del cigno fu nell’edizione del 1986 in Messico, dove però arrivò in non perfette condizioni fisiche. Il Ct  Lobanovskyi gli consegnò la fascia di capitano al braccio nella gara contro il Canada (gruppo C). Oleg lo ripagò andando a segno al 58°; la sfida terminò 2-0 e l’Urss si classificò al primo posto. I sovietici, però, furono eliminati agli ottavi di finale dal Belgio, con Blokhin che non scese in campo neppure per un minuto: la delusione fu davvero cocente.


Dopo aver ufficializzato l’addio al calcio giocato, Oleg provò subito la carriera di allenatore e mise radici soprattutto in Grecia: Ionikos, Paok Salonicco, Aek Atene e soprattutto l’Olympiakos (il suo primo club, dove peraltro ha raccolto una Coppa nazionale e una Supercoppa). Finora le soddisfazioni come tecnico non sono direttamente proporzionali al suo potenziale, ma Blokhin si è sempre distinto per grande compostezza e senso critico. E poi negli ultimi anni ha allenato la nazionale ucraina e soprattutto quella Dinamo Kiev che è da sempre l’unica squadra del suo cuore…

 

Lucio Iaccarino