Il centrocampista brasiliano fu condannato dal suo stesso modo di giocare, lento e troppo elementare. Due anni con l’Inter e brevi apparizioni con Bologna e Genoa.
Prendeva tutto sul serio, difficilmente riusciva a scherzare o sorridere su qualcosa. Anche se si trattava di un gioco, il calcio, che dalle sue parti è l’essenza stessa dell’allegria e del divertimento. Così, quando il suo primo allenatore in Brasile gli consigliò di giocare la palla nel modo più semplice possibile, lui prese tutto alla lettera e ubbidì senza batter ciglio. Il guaio fu che non modificò mai quella direttiva; anzi, diventò quasi la sua ragione di vita… Aveva un buon bagaglio tecnico e un fisico resistente, insomma aveva solide basi per giocare a centrocampo.
Ma non aveva, senza per’altro cercarla mai, uno straccio d’idea: passaggi corti al compagno più vicino, spesso all’indietro per non rischiare, qualche contrasto e al massimo un paio di lanci sulle corsie laterali. Ze Elias era fin troppo razionale, non si considerava un portatore d’acqua ma nello stesso tempo non aveva piedi da regista puro; viveva nel limbo degli incompiuti senza neanche rendersene conto. A nostro giudizio, se avesse impostato la sua carriera come difensore centrale la sua carriera sarebbe stata migliore. Purtroppo quando ci arrivò anche lui, era troppo tardi…
Jose Moedim Junior Ze Elias nacque nel settembre del 1976 nella metropoli di San Paolo, in Brasile. Trovò subito spazio in uno dei club paulisti più prestigiosi, il Corinthians, con cui debuttò non ancora maggiorenne nella massima serie. Anche in gioventù soffriva il pressing, che per sua fortuna negli anni novanta era ancora sconosciuto a Rio e dintorni. Ecco perché il modo compassato di giocare di Ze Elias non destava critiche e sospetti; il centrocampista si ritrovò titolare per diverse stagioni (contribuì alla vittoria della coppa nazionale) prima di provare l’avventura in Europa. La scelta di approdare nel campionato tedesco, indossando la casacca del Bayer Leverkusen, fu il primo piccolo buco nell’acqua: dopo appena un anno passò all’Inter di Moratti, che sborsò per Ze Elias quasi 11 miliardi di lire.
Forse troppi, ma del resto il ragazzo era già nel giro della Seleçao e con l’olimpica aveva conquistato il bronzo ad Atlanta 1996. Ze Elias arrivò all’Inter nella stessa stagione del connazionale Ronaldo: il 1997-98. Un anno indimenticabile per tutti, con uno scudetto contestatissimo vinto dalla Juventus di Lippi proprio a scapito dell’Inter di Gigi Simoni. I presunti e continui errori arbitrari furono protagonisti assoluti, con l’incredibile epilogo dello scontro diretto Juventus-Inter del 26 aprile 1998. I bianconeri si imposero 1-0 grazie a Del Piero, ma un rigore netto negato nella ripresa a Ronaldo (fallo di Iuliano) fece infuriare tutti gli interisti. Ze Elias entrò in quel match a metà ripresa, per poi battere un record: espulso dopo appena dodici minuti!
L’anno successivo il brasiliano fu confermato nella rosa nerazzurra, ma il suo rendimento restò mediocre. Le pagelle dei principali quotidiani sportivi nei suoi confronti erano quasi gemelle: oscillavano sempre fra il 5 e il 5,5! Ze Elias giocò appena 13 gare, anche perché l’allenatore Gigi Simoni fu prematuramente esonerato e il successivo caos dirigenziale (altri tre allenatori in pochi mesi) finì per peggiorare il suo già traballante quadro tecnico. La stagione dell’Inter fu un disastro, con un misero ottavo posto nella classifica finale: in estate i tifosi inferociti chiesero la testa di molti, Ze Elias compreso.
Il paulista lasciò Milano senza aver coronato il sogno tricolore, anche se l’anno prima aveva dato il suo contributo alla conquista della Coppa Uefa; fra l’altro, era in campo nella finalissima contro la Lazio, sconfitta 3-0 a Parigi il 6 maggio 1998. Ze Elias firmò per il Bologna, e dopo qualche anno vestì anche la casacca del Genoa in serie B; ma entrambe le esperienze non lasciarono tracce significative. Pochi mesi, conditi da qualche infortunio muscolare, e subito il foglio di via per un’altra destinazione. Fra il 2000 e il 2003 trovò un pizzico di conforto nel campionato greco, dove vinse tre campionati con l’Olympiakos Pireo.
Spese le sue ultime cartucce in patria, giocando anche col Santos, e per rimpinguare il portafogli accettò di trasferirsi in campionati francamente improponibili come quello cipriota e quello austriaco. In nessun caso, comunque, risultò determinante o decisivo per le fortune dei suoi club: Ze Elias era quello di sempre, somigliava alla copia sbiadita di un robot prestato al football. Dal 2009 lavora come osservatore e talent scout in Sudamerica, visionando giovani calciatori per club europei, fra cui la stessa Inter. Qualche anno fa, in piena estate, Ze Elias è balzato agli onori della cronaca per una vicenda del tutto estranea allo sport: il brasiliano fu infatti fermato e arrestato dalla polizia in seguito a una denuncia della sua ex moglie. Il motivo? Il mancato pagamento di diverse rate degli alimenti ai figli; una somma vicina ai 400000 dollari! Un’altra cosa, forse la più grave, di cui non andare assolutamente fieri…
Lucio Iaccarino