Il preparatore del portiere nerazzurro: “Critiche ingenerose”. Sulle giovani promesse: “siamo tra i migliori ma alla scuola italiana manca qualcosa. Courtois il migliore al mondo”

Samir Handanovic

Samir Handanovic

Raggiungiamo al telefono Adriano Bonaiuti, da anni preparatore personale del portiere dell’Inter ed ex-Udinese Samir Handanovic, intento a godersi le vacanze e rilassarsi prima di tornare al lavoro il prossimo 3 luglio al raduno dell’Inter che, dopo una prima fase alla Pinetina, si trasferirà a Riscone di Brunico dove i nerazzurri torneranno a disputare la preparazione dal 5 al 15 luglio. Abbiamo parlato con lui del portiere nerazzurro, degli attuali migliori numero 1 italiani e più in generale del panorama degli estremi difensori del nostro calcio.

Adriano, tutti sanno che ormai è diventato l’ombra di Samir Handanovic. Dopo gli anni all’Udinese, da due anni è il suo preparatore personale all’Inter dove l’ha voluta espressamente con sè. Possiamo dire che ormai da tempo è nata un’amicizia fra di voi.

“Indubbiamente. Conosco Samir da quando ha 21 anni, il nostro dopo tanto tempo è più di un rapporto di lavoro, è nata un’amicizia sincera. C’è un legame forte tra noi”.

Come valuta la sua stagione quest’anno tra alti e bassi?

“Se ci riferiamo all’errore in Inter-Juve è normale che un episodio in un big-match sia altisonante e faccia notizia, ma non pregiudica in nessun caso una buona stagione da parte sua. Gli errori ci stanno, fanno parte del gioco. Le critiche sono ingenerose. Samir però resta uno dei migliori portieri in Europa, i numeri parlano chiaro. E’ un portiere tecnicamente completo, non ha veri punti deboli, ed ha la personalità che il suo ruolo richiede. Anche quando incappa in qualche prestazione sottotono ci mette la faccia”.

E’ vero che andrà via dall’Inter? E dove?

“Questi discorsi riguardano esclusivamente la società, che fa le scelte. Io me lo terrei stretto, e poi non saprei per quali cifre potrebbe partire, non è così scontato valutare il suo valore di mercato.  E’ normale che un giocatore come lui abbia diverse richieste, di certo non gli mancano le offerte”.

Se cambiasse squadra lo seguirebbe?

“Ovviamente sì. Il mio rapporto di lavoro è legato al suo”.

Che differenze vede tra Mazzarri e l’attuale allenatore nerazzurro Mancini?

“Ogni allenatore ha le sue caratteristiche e le sue particolarità e le porta anche nel metodo di lavoro. Tatticamente ci sono delle evidenti differenze. L’Inter di Mancini ha un baricentro più alto e più aggressività davanti, mentre quella di Mazzarri giocava con un atteggiamento un pò più prudente. Quello che posso dire di Mancini è l’estrema cura dei particolari, un lavoro a 360°”.

Torniamo un pò indietro. Disse che le era dispiaciuto lasciare l’Udinese due anni fa.

“E’ vero. Mi dispiacque moltissimo, a Udine stavo troppo bene. Per me rappresenta tuttora il paradiso calcistico. Ed è merito della famiglia Pozzo. L’Udinese è una società super organizzata, dove tutti fanno un gran lavoro. E’ un’industria a conduzione familiare dove si fanno le cose con i modi e i tempi giusti. E anche il calore umano che puoi trovare lì è unico. Un ambiente fantastico, un modello di società dal basso fino a alla proprietà, un’eccellenza del nostro calcio”.

Parliamo di portieri. L’Udinese può contare su due giovani di prospettiva come Simone Scuffet e Alex Meret di cui si parla come di due campioncini.

Scuffet ha già avuto l’opportunità di giocare, Meret che è più giovane ancora no. Hanno entrambi grandi mezzi e faranno parlare di loro. Abbinano ottime qualità tecniche alle giuste doti caratteriali perchè hanno sempre voglia di migliorarsi e sanno ascoltare i consigli. Hanno la strada spianata di fronte a loro e sicuramente li vedremo ad alti livelli”.

E’ ancora Buffon il più forte del nostro campionato?

“E’ uno dei più forti di sempre. E’ in una dimensione che ben pochi possono raggiungere. Per almeno un paio di anni ancora lo vedremo al top.”

E il più forte del mondo al momento? Tutti dicono Neuer.

“E’ facile fare il nome del tedesco, è sulla bocca di tutti. Gioca nel Bayern ed è campione del Mondo. Ma io credo che il più forte in assoluto sia Thibaut Courtois. Ricordo che ne rimasi impressionato già quando lo vidi la prima volta tre anni e mezzo fa in Europa League in una gara tra Udinese e Atletico Madrid. Credo che lui sia l’espressione massima del portiere oggi. Anche più di Neuer. E’ giovanissimo eppure è già completo, ha vinto dovunque è stato ed è stato sempre determinante nei successi delle sue squadre. E’ già nella storia. Un fenomeno”.

E sugli italiani? Quale giovane le piace di più?

“Ce ne sono di elementi validi. Forse il giovane che ha dimostrato di più il suo intero valore è Perin. Ha avuto la fortuna di trovare spazio in un club importante come il Genoa e di aver trovato persone che hanno creduto in lui, soprattutto dopo le prime difficoltà, che ci sono per tutti. I giovani hanno bisogno di tempo per crescere, lui ha trovato sostegno anche quando ha commesso degli errori. Nel complesso ha fatto più che bene, può diventare un grande.

Oltre a lui?

” Dico Leali, che penso rivedremo anche quest’anno in Serie A. Ha dimostrato di esserci per tutto il campionato anche in una situazione non facile come quella del Cesena. Si è fatto valere nonostante la sua squadra non abbia disputato una grande stagione. Aspetto di vedere cosa farà nella prossima stagione ora che accumulato esperienza, è già maturo e può raggiungere Perin.  E non dimentichiamo Sportiello”.

Quindi la scuola italiana c’è sempre. 

“Ci facciamo rispettare ancora. La nostra è una tradizione fantastica. Ciò che ci manca rispetto a molti stranieri è un pò di fisicità in più, utile per coprire bene la porta. Su questo non siamo al livello di altri ma possiamo sempre compensare con la grande tecnica dei nostri prodotti”.

Le 3 qualità che deve avere un portiere oggi per emergere ad alto livello. 

“E’ molto difficile riassumere in poche caratteristiche un ruolo così complesso e che è evoluto molto nel tempo. Tecnica, personalità e fisicità. Sono queste a mio avviso le macro-qualità che deve possedere un numero uno. Ma all’interno di ognuna esiste un mondo”.

Ha avuto in Piero Persico il suo maestro da giovane. Oggi ripete i suoi insegnamenti nell’allenamento?

“Persico per me è stato come un padre. Con lui è iniziato tutto, grazie a lui sono cresciuto sia come portiere che come persona. E’ stato importantissimo per la mia carriera, un preparatore molto valido e un uomo eccezionale. Sempre lì a cercare di migliorarti. E’ stato tra i primissimi preparatori del calcio moderno e molti non ne hanno mai sentito parlare. Il ruolo di portiere si è trasformato tanto negli anni e anche i metodi di allenamento sono cambiati. Ciò che da lui ho appreso e vale ancora oggi è l’insegnamento su come interpretare questo ruolo”.

Diceva : “La storia del portiere matto è una favola. Un numero 1 oggi dev’ essere un computer”.

“Aveva ragione. Si deve essere freddi e sicuri, un portiere deve essere programmato per fare certe cose, è fatto di automatismi e riflessi pronti a reagire. Cose che si devono imparare da piccolissimi e poi affinare. I portieri devono essere allevati fin da ragazzini per renderli dei campioni”.

 

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