Il centrocampista catalano lascia Barcellona con la Champions in mano, ultima di una serie incredibile di vittorie.

Xavi Hernández  (fonte foto www.theguardian.com)

Xavi Hernández (fonte foto www.theguardian.com)

I 25 minuti durante la Finale di Champions League di Sabato scorso sono stati gli ultimi di Xavi Hernández come calciatore del Barcellona. Dopo 767 partite, 84 gol, tanti assist ed una infinità di geometrie che nelle ultime 18 stagioni hanno deliziato i fan di tutto il mondo, il centrocampista catalano emigra all’Al-Sadd, in Qatar, per chiudere una carriera irripetibile e prepararsi ad un futuro che, come quando iniziò a fare il calciatore, lo vuole erede di Guardiola anche come allenatore.

Quella di Berlino è stata la sua quarta Coppa dei Campioni (meglio di lui solo Maldini, Costacurta, Di Stéfano, Santiesteban, Juan Alonso, Marquitos, Lesmes, Zárraga e Rial con 5, ma soprattutto Paco Gento con 6), ottenuta alla 151ª presenza (record assoluto, con Casillas che insegue un passo indietro), ultimo alloro di una carriera che è stata contrassegnata dalle vittorie. Nessun calciatore spagnolo ha, infatti, vinto tanto quanto Xavi, 25 trionfi in maglia blaugrana, cui ne vanno aggiunti 6 con quella della nazionale spagnola: 8 titoli di Liga, 3 di Copa del Rey, 6 di Supercopa de España, le 4 Champions League, 2 Supercoppe Europee, 2 Mondiali per Club, 1 Mondiale Under-20, 1 Europeo Under-17, 1 medaglia d’argento alle Olimpiadi, 2 Europei ed 1 Coppa del Mondo. Solo il portiere portoghese Vítor Bahía (con 35 trofei celebrati) e Ryan Giggs (36) hanno vinto di più nella storia di questo sport.


Certo, dietro ci sono Iniesta (27) e Messi (26) che spingono e minacciano di raggiungere e superare i numeri dell’ormai ex-capitano (che verrà presentato dalla sua nuova squadra Giovedì), ma oggi è tempo di celebrare Xavi, considerato da molti il miglior calciatore spagnolo di sempre, sicuramente il simbolo di un club che non si stanca di ripetere che è “mes que un club” e che lo sottolinea ad ogni gara mettendo in mostra quel gioco che sta incantando il mondo ormai da anni. Perché in un ‘fútbol’ in cui dominano i centrocampisti, lui che del centrocampista è l’incarnazione risulta imprescindibile per capire questo Barcellona che batte record ad ogni passo, che molti – soprattutto in Italia – avevan dato per finito e considerato dipendente dalle individualità dei suoi campioni e che invece è dipendente solo dal suo stile e dalla sua mentalità. L’eredità oggi la raccolgono Iniesta e Busquets, ma la raccoglieranno anche Sergi Roberto, Rafinha, Sergi Samper e quanti verranno in futuro per dar seguito alla stirpe dei centrocampisti “made in La Masía” che son l’invidia del mondo del pallone.

Mario Cipriano