Dopo l’eliminazione dal Mondiale, le calciatrici della nazionale spagnola chiedono la testa del ct, in carica da 27 anni.
Il Mondiale femminile di Canada 2015 è ormai finito, con la vittoria degli USA nella Finale contro il Giappone. Alcune soddisfatte ed altre deluse, tutte le selezioni sono già tornate a casa. Tra queste non l’Italia, che non è mai partita, fermandosi allo spareggio con l’Olanda, però sì la Spagna, che alla sua prima partecipazione ha evidenziato un buon gioco, ma scarsa freddezza sotto porta e soprattutto ha messo in mostra cali fisici inconcepibili nelle parti finali di ogni gara.
La nazionale iberica poteva dirsi comunque soddisfatta per una prima volta incoraggiante; invece, prima ancora di rientrare in patria, è esplosa la bomba inattesa: un ammutinamento in piena regola delle calciatrici contro federazione e staff tecnico.
In una lettera firmata dalle 23 componenti del gruppo, infatti, si denuncia la cattiva organizzazione della spedizione, con una preparazione inadeguata, nessuna amichevole per testare i meccanismi e l’arrivo in Canada solo un paio di giorni prima dell’esordio contro il Costa Rica. Sul banco degli accusati c’è soprattutto il ct Ignacio Quereda, in carica da ben 27 anni, colpevole di essere un dittatore che maltratta le calciatrici, gestisce il gruppo col terrore e le minacce, esclude le insubordinate e manca continuamente di rispetto le ragazze.
Leader della rivolta non poteva che essere la capitana e stella della squadra, Veronica Boquete, che ha spiegato ai mezzi di comunicazione di massa che la squadra ha sopportato anni di angherie allo scopo di raggiungere la storica qualificazione ai Mondiali, ma che ora è il momento di dire basta. Se il ct si è detto sorpreso e deluso dalla presa di posizione delle calciatrici, loro, le ragazze del calcio spagnolo, non sembrano aver nessuna intenzione di fare passi indietro, disposte ad andare fino in fondo per cambiare in meglio un movimento che è ancora troppo sottosviluppato.
In Spagna il calcio femminile è dilettantistico, le calciatrici fanno salti mortali tra lavoro e studio pur di giocare ed in generale si dividono tra chi rinuncia al sogno e chi emigra in cerca di fortuna. Vero la Boquete, ad esempio, ha giocato in Russia, in Svezia, negli Stati Uniti d’America ed ora in Germania. Lo scorso mese è passata dall’1.FFC Frankfurt – con cui ha appena vinto la Champions League – al Bayern Monaco ed è giunta ottava nell’ultima edizione del Pallone d’Oro. Non è l’unica ad essere emigrata: Natalia Pablos e Vicky Losada giocano nell’Arsenal, Celia Jiménez ha una borsa di studio con l’Università dell’Alabama, altre sono in rampa di lancio.
Le calciatrici della nazionale percepiscono un rimborso spese di 40 Euro per ogni giorno di convocazione in nazionale, una cifra che fino allo scorso anno era addirittura minore (20 Euro). Nelle ultime settimane è venuto alla luce che la federazione tempo fa avrebbe rifiutato un contratto di sponsorizzazione di 6 milioni e mezzo di Euro, pur non avendo nessuna offerta alternativa, testimonianza ulteriore dell’assenza di volontà istituzionale di far crescere uno sport che per capitale umano potrebbe valere molto di più.
Guarda una raccolta con i migliori gol di Veronica Boquete, stella del calcio femminile spagnolo:
Mario Cipriano